Mattarella a Casal di Principe, missione nel segno di don Peppe Diana e delle vittime di mafia

Il blitz a Casal di Principe a 29 anni dalla morte del sacerdote anticamorra

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
di Adolfo Pappalardo
Martedì 21 Marzo 2023, 07:00 - Ultimo agg. 16:04
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Il presidente Sergio Mattarella oggi nell'ex roccaforte della camorra casalese. È una visita densa di significato per la memoria perché il capo dello Stato sarà a Casal di Principe per commemorare don Peppino Diana nel giorno in cui si ricordano in tutta Italia le vittime della criminalità organizzata. Mentre salta, all'ultimo momento, la presenza di Mattarella dopodomani all'inaugurazione della Scuola Superiore della magistratura a Castel Capuano a Napoli. Tutto rimandato per un'indisposizione del presidente della Scuola Giorgio Lattanzi che farà rimandare l'atteso taglio del nastro. Ad aprile, quasi sicuramente.

A Casal di Principe, a 29 anni dalla morte del sacerdote ucciso il 19 marzo 1994 mentre si accingeva a dire messa, il presidente Mattarella ricorderà la sua straordinaria figura di prete anti clan.

Una prima tappa al cimitero presso la cappella della famiglia Diana dove è sepolto don Peppe e dove incontrerà i più stretti familiari. Ci saranno i fratelli del prete anticamorra, Emilio e Marisa con coniugi e figli, e Augusto Di Meo, testimone oculare del delitto ma mai riconosciuto dallo Stato come testimone di giustizia.

C'era proprio quest'ultimo quando il killer entrò in sagrestia e sparò i 5 colpi mortali a don Diana. Eppure, in quegli anni in cui era più facile girarsi dall'altra parte per timore di vendette e ritorsioni, Di Meo andò subito a denunciare l'accaduto e poi riconobbe l'autore materiale di quell'omicidio che fece scalpore in tutta Europa.

Poi dal cimitero, subito dopo, il Capo dello Stato si sposterà nel vicino istituto tecnico Guido Carli (unico evento pubblico della giornata) per incontrare gli studenti delle superiori di Casal di principe, oltre, tra gli altri, al sindaco Renato Natale (primo cittadino quando si consumò l'omicidio), il governatore Vincenzo De Luca e il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo

«Nostro caro presidente», è l'incipit della lettera (gli sarà consegnata oggi) indirizzata al capo del Quirinale scritta dagli studenti del tecnico di Casale che è parte della comunità «A piccoli passi» per la memoria di don Peppe e che conta oltre 20mila giovani. A Mattarella gli studenti chiedono di «indicare l'orizzonte per il nostro futuro. Non smettere di disturbare l'indolenza e la superficialità degli adulti, incapaci di corrispondere ai nostri bisogni. Noi ragazzi Casalesi e della Terra dei fuochi saremo con te, in testa al movimento di vita nuova che vogliamo suscitare. Lo faremo, dando fondo a tutte le nostre energie, come uomini, piccoli ma responsabili, che si sentono chiamati a custodire la vita».

All'evento, infine, non sarà ricordato solo don Diana, ma anche altre cinque vittime della camorra e saranno presenti i loro familiari: in particolare i congiunti delle tre insignite con la medaglia d'oro al valor civile, ovvero Domenico Noviello, Federico Del Prete e Salvatore Nuvoletta, e quelli di Antonio Petito e Antonio Di Bona.

Infine le altre due tappe di Mattarella sempre a Casale. La prima alla parrocchia di San Nicola di Bari, dove don Diana fu ucciso la mattina poco prima di andare a celebrare messa. Erano le 7.20 quando ci fu il terribile omicidio contro quel prete scomodo che attaccava la camorra. Con tutti i mezzi. Anche con il famoso manifesto «Per amore del mio popolo», diffuso nel Natale di tre anni prima in tutte le parrocchie per denunciare l'egemonia della camorra.

Poi un ultimo appuntamento in luogo simbolico: a pranzo alla Nco (Nuova Cucina Organizzata), una cooperativa sociale che gestisce il ristorante in un bene confiscato proprio ai clan. Poi nel primo pomeriggio il ritorno a Roma.

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«È una visita densa di un significato profondo. C'è enorme orgoglio perché sappiamo il prezzo che Casal di Principe ha pagato in passato e il sacrificio fatto per provare a cambiare le cose, ed oggi la situazione è molto diversa, la camorra non comanda più», dice emozionato, e con una punta di orgoglio, Renato Natale, sindaco di Casal di Principe la cui parabola si intreccia con quella di don Diana, di cui ha ha sempre mantenuto il ricordo e il suo impegno contro la camorra. La stessa che decise di uccidere quel prete che non si piegava ed era divenuto troppo scomodo. Natale infatti era primo cittadino quando fu ucciso don Peppe ma era sgradito al clan che allora decideva primi cittadini, consiglieri e assessori. Decideva tutto. Così fu mandato a casa dalla sua stessa maggioranza dopo che la camorra non era riuscito ad intimidirlo e già programmava il suo omicidio. 

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