Mattarella, il Presidente che ha unito l’Italia nei giorni più bui

Mattarella, il Presidente che ha unito l’Italia nei giorni più bui
Mattarella, il Presidente che ha unito l’Italia nei giorni più bui
di Marco Conti
Sabato 22 Gennaio 2022, 07:16 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 23:35
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I sette anni «impegnativi, complessi e densi di emozioni» volgono al termine e, salvo improbabili colpi di coda di un Parlamento balcanizzato, Sergio Mattarella lascerà tra qualche giorno l'incarico di Presidente della Repubblica in un crescendo di popolarità dovuto al garbo e al rispetto delle istituzioni con il quale ha esercitato il suo mandato.

«Un arbitro al quale compete la puntuale applicazione delle regole», ebbe a dire descrivendo i suoi compiti, senza mai debordare nell'interventismo, ma accompagnando le forze politiche nella necessità di assicurare sempre un governo al Paese nel rispetto pieno della sua storica collocazione geopolitica. 

Una fiducia nelle istituzioni e una totale indisponibilità a trattare i principi costituzionali come elastici, ribadita anche nell'ultimo discorso di fine anno che rappresenta una sorta di manuale d'uso per presidenti della Repubblica. «Mi sono adoperato sempre, in ogni circostanza, per svolgere il mio compito nel rispetto rigoroso del dettato costituzionale». Al successore lascia quei princìpi intatti perché, come disse nel 2020 ricordando Luigi Einaudi, «ritengo di non pretendere di ampliarli in nome di buone ragioni che aprirebbero la strada ad altri arbitri, per cattive ragioni». 

Due le parole simbolo del settennato: solidarietà ed Europa. La parola solidarietà sempre collegata a quella di comunità e declinata nei tanti riconoscimenti dati agli eroi del quotidiano. L'esigenza di recuperare il senso dell'unità del Paese ha caratterizzato il Settennato e lo si è colto in maniera straordinaria nei messaggi durante i momenti più difficili della pandemia. Quel ciuffo di capelli fuori posto, e la rassegnazione contenuta in quel «Giovanni, non vado dal barbiere neanche io!» rivolto al consigliere e portavoce del Quirinale Giovanni Grasso, non ne segnalarono nel marzo del 2020 solo l'umanità, ma sottolinearono anche il senso di unità del Paese che in quel momento, dal chiuso delle case, affrontava dolori e restrizioni nell'anno più terribile della diffusione del covid. «Se ci si aiuta vicendevolmente si vive meglio e ciascuno sta meglio». Per Mattarella «senza solidarietà non esiste una vera comunità in cui vivere e convivere». Il «no all'odio come strumento di lotta politica» è stato un principio ribadito molte volte dal Capo dello Stato e che nel 2018, anno della vittoria elettorale del M5S, diventa ancora più attuale e concreto quando Mattarella viene minacciato di impeachment dai grillini per aver rifiutato di sottoscrivere la nomina a ministro dell'Economia di Paolo Savona che profetizzava l'uscita dell'Italia dalla moneta unica. 

 

Il miglior risultato del Settennato è, senza dubbio, per molti, quello di essere riuscito, nel giro di una legislatura, a portare un Parlamento dominato dagli euroscettici a votare per il governo guidato da Mario Draghi, il più prestigioso europeista che il nostro Paese può vantare. Perché l'Italia «che ricuce e non insulta» è una comunità che si riconosce nel protagonismo europeo e nei suoi valori comuni. L'europeismo di ferro di Mattarella non si è però mai mostrato supino ai voleri e alle liturgie di Bruxelles. Nella consapevolezza dell'irreversibilità del progetto europeo ha arginato la voglia del primo Governo gialloverde di non rispettare i parametri del deficit, ma ha anche risposto per le rime alle improvvide dichiarazioni della neo presidente della Bce Christine Lagarde del 2020.

Quel perimetro costruito su Europa ed Atlantismo, Mattarella lo ha sempre posto come base dei governi che ha nominato, tenendo fermi quei principi anche nel pieno dalla lunga stagione sovran-populista.

Per «scongiurare salti nel buio», Mattarella ha saputo valutare con estrema sensibilità i diversi momenti politici, favorendo in questa legislatura prima la nascita del governo giallo-verde, poi di quello rosso-giallo e infine è riuscito a ricondurre il populismo nell'alveo della dialettica democratica. 

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Un'opera che riprende il senso della politica che fu di Aldo Moro nella cui scuola Mattarella è cresciuto. Cattolico a tutto tondo sempre in piena sintonia con Papa Francesco, Mattarella ha sempre declinato in maniera laica la propria scala di valori. La solidarietà, strettamente legata al concetto di comunità che rimanda ai concetti di bene comune, di attenzione per i più svantaggiati e che si allarga quando affronta il tema delle migrazioni definendo «sconcertante» ciò che avviene ai confini dell'Europa. E ancora il lavoro che non c'è, che non è sicuro, che sfrutta giovani e donne. Argomenti costanti in un Settennato che non ha mai fatto sconti alle realtà, ma sempre con una carica di ottimismo e fiducia nei confronti del futuro del Paese in una difesa dei caratteri nazionali fuori dagli stereotipi diffusi in Europa. Italiani «creativi, non indisciplinati» in grado di sorprendere il mondo con le vittorie olimpiche e calcistiche del 2021, ma anche in grado di mantenere gli impegni assunti con il Pnrr che rappresenta il lascito concreto più importante del mandato. 

Ma in questi sette anni il Quirinale è stato un riferimento non solo durante i giorni più bui della pandemia, ma soprattutto nei tanti momenti di impasse della politica e, soprattutto, della legislatura in corso. Cinque i governi con i quali ha avuto a che fare e quattro i presidenti del Consiglio (Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi). Eletto al quarto scrutinio il 31 gennaio del 2015 con 665 voti, Mattarella è stato il primo siciliano Presidente della Repubblica. Arriva a ricoprire la più alta carica dello Stato dopo essere stato più volte ministro e poi giudice costituzionale.

Adesso che si appresta a cambiare casa lo ritroveremo da senatore a vita negli uffici di palazzo Giustiniani accanto a Liliana Segre perchè ricordare la Shoah «è un dovere di civiltà». Così come tenere a mente la lezione politica offerta da Mattarella nei sette anni al Quirinale può essere un esercizio per chi intende nutrirsi della buona politica e cerca gli strumenti per essere un patriota senza dover battere i pugni sul tavolo. 

Ma in questi sette anni il Quirinale è stato un riferimento non solo durante i giorni più bui della pandemia, ma soprattutto nei tanti momenti di impasse della politica e, soprattutto, della legislatura in corso. Cinque i governi con i quali ha avuto a che fare e quattro i presidenti del Consiglio (Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi). Eletto al quarto scrutinio il 31 gennaio del 2015 con 665 voti, Mattarella è stato il primo siciliano Presidente della Repubblica. Arriva a ricoprire la più alta carica dello Stato dopo essere stato più volte ministro e poi giudice costituzionale.

Adesso che si appresta a cambiare casa lo ritroveremo da senatore a vita negli uffici di palazzo Giustiniani accanto a Liliana Segre perchè ricordare la Shoah «è un dovere di civiltà». Così come tenere a mente la lezione politica offerta da Mattarella nei sette anni al Quirinale può essere un esercizio per chi intende nutrirsi della buona politica e cerca gli strumenti per essere un patriota senza dover battere i pugni sul tavolo. 

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