Sergio Mattarella richiama i leader dei paesi europei alle loro responsabilità sull'accoglienza dei profughi afghani: E lo fa, con parole nette e dure, da Ventotene, l'isola dove è nata 80 anni fa l'idea di una Europa unita e dove il Capo dello Stato depone una corona sulla tomba di Altiero Spinelli, nell'80esimo anniversario del Manifesto che ha posto le basi per l'unione dei paesi europei. «In questi giorni una cosa appare sconcertante e si registra nelle dichiarazioni di politici un pò qua e là in Europa. Esprimono grande solidarietà agli afghani che perdono libertà e diritti» ma 'che restino lì', 'non vengano qui perché non li accoglieremmò. Questo - mette in chiaro il Presidente italiano - non è all'altezza dei valori della Ue».
Mattarella a Ventotene
Non solo.
Il richiamo
È un fatto grave per l'Europa e per i nostri alleati, per la Nato e per gli Stati Uniti. »In un mondo in cui i protagonisti internazionali sono sempre più grandi, il protagonista più vicino agli Usa credo debba avere una maggiore capacità operativa« ha detto il Capo dello Stato rispondendo alle domande degli studenti riuniti per partecipare al 40esimo seminario federalista che si è svolto sull'isola. Mattarella ha quindi avuto parole dure contro i » gelidi antipatizzanti« dell'integrazione, quelli che hanno contestato strumenti indispensabili come il Recovery: » si diano pace, questi strumenti resteranno. Non si può tornare indietro«. E dato fiducia alla Conferenza sul futuro dell'Unione. »È un'occasione storica da non perdere. E bisogna evitare il rischio che venga banalizzata e tradotta in uno scialbo esame della situazione contingente«. La Conferenza potrà quindi essere anche l'occasione per capire come realizzare la cosiddetta »sovranità condivisa«, l'unico strumento capace al momento di governare le sfide globali . E quindi garantire »pace, libertà e benessere«. Subito. Perché »tra qualche tempo sarebbe troppo tardi«. Come pure si rischierebbe di fare tardi se non si dovessero affrontare le questioni dell'emergenza climatica: i due obiettivi del 2030 e del 2050 per la riduzione delle emissioni e la parità climatica »non vanno disattesi« anche perché rispetto agli esisti della conferenza di Rio e di Parigi »si è' perso molto tempo«.