Centrodestra, Salvini chiede a Draghi di benedire la federazione. E Berlusconi: link col Ppe

Centrodestra, Salvini chiede a Draghi di benedire la federazione. E Berlusconi: link col Ppe
Centrodestra, Salvini chiede a Draghi di benedire la federazione. E Berlusconi: link col Ppe
di Emilio Pucci
Lunedì 7 Giugno 2021, 07:00
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Salvini oggi pomeriggio incontrerà il premier Draghi per ribadire il pieno sostegno al percorso delle riforme e portare in dote il progetto della federazione del centrodestra di governo, «un progetto costruttivo e di unità, utile per rafforzare l’azione dell’esecutivo in Italia e in Europa». È un ulteriore step del segretario della Lega per accreditarsi come referente della coalizione nel rapporto con il presidente del Consiglio, come leader dell’alleanza e anche come futuro inquilino di palazzo Chigi. Si è intestato la partita e vuole portarla fino in fondo. La settimana scorsa il presidente del Consiglio ha visto Meloni ma è chiaro – ribadisce un big della Lega – che l’unico interlocutore è Salvini, da oggi inizia il percorso per aggregare un’area che intende schierarsi sempre più a sostegno dell’ex numero uno della Bce «nel nome della concretezza, della semplificazione e della velocità» e anche per cercare di indirizzarne la rotta. 

Al predellino di Matteo non è invitata Giorgia, che però è «un’amica». «È anche un’operazione intelligente, la seguo con rispetto», osserva a sua volta la leader FdI, «non è un’operazione contro di me, ma contro la sinistra» (quanto a Berlusconi al Quirinale: «Non mi metterei contro la sua candidatura», assicura). «Io - chiarisce il Capitano lumbard - non impongo nulla, la mia è una proposta di una forza unica che può essere la prima in Parlamento, in Italia, nelle Regioni, in Europa».

La volontà di insistere sul fatto che una federazione non equivarrebbe ad una fusione, ad un’annessione ma semplicemente ad un coordinamento maggiore tra le forze politiche dell’asse di governo, cela i numerosi ostacoli presenti sul percorso di un piano che non ha i contorni definiti. 

«La proposta che ho fatto agli altri leader di centrodestra è semplice – riassume l’ex ministro dell’Interno -: continuiamo a rimanere divisi o vale la pena mettere insieme in Italia e in Europa, idee, proposte di legge? Non vale la pena avere una sola posizione comune su fisco, burocrazia, giustizia? Sarebbe utile anche a Draghi e al Paese avere una voce sola». Per la serie «uniti si vince». Fratelli d’Italia non teme un’operazione che per ora riscontra il no di Coraggio Italia di Toti e le aperture di Udc e Noi con l’Italia. «E’ chiaro – sottolinea Lollobrigida, capogruppo Fdi alla Camera – che lo strapotere di Pd e M5S all’interno del governo induce Lega e FI ad attuare una mossa simile». La presidente di Fdi ha già parlato di «fusione a freddo». E tanti dubbi si levano ogni giorno che passa anche in FI. 

Berlusconi da sempre sogna la federazione, l’ha annunciata in diverse occasioni ma questa volta fa sul serio. Tuttavia il percorso è complesso, da qui i paletti che verranno alzati. Il primo: la collocazione in Europa e i valori da sostenere. «Bisogna – ha argomentato l’ex premier con i suoi – perseguire le politiche del Ppe, aderire al progetto Ue. Abbandonare derive sovraniste, abbassare i toni nei confronti di Bruxelles». La seconda condizione è nel metodo, oltre che nel merito. Nascerà un comitato di presidenza che metta allo stesso livello tutte le forze politiche del centrodestra? Ci sarà pari rappresentanza, anche in prospettiva di una lista comune alle Politiche? Interrogativi che il Cavaliere si pone. E poi c’è la preoccupazione per la divisione del gruppo dirigente. 

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«Se questa mossa serve solo per fronteggiare l’avanzata di Fdi è sbagliata», il refrain. Carfagna e Gelmini hanno espresso i propri dubbi, pur ribadendo che il perimetro resta sempre quello del centrodestra. Altri parlamentari come Casciello, Mallegni, Polverini, Vito, hanno messo nero su bianco le proprie riserve. Il presidente azzurro ha garantito che non si farà dettare da Salvini le modalità dell’iter della federazione. Nella Lega conta la linea del segretario ma lo stesso Giorgetti, premettendo che «una semplificazione è un bene per tutti», non nasconde che «se si trattasse solo di un cartello elettorale non avrebbe tanto senso».

Ora l’ala della Lega che guarda al Ppe spingerà per un avvicinamento. Salvini intende accelerare ma non è detto che i tempi siano celeri. Alla Camera, dove la componente della Lega è più numerosa, il capogruppo sarà Molinari; al Senato, invece, guiderà l’azzurra Bernini. Gli scettici in FI chiedono che sia un Consiglio nazionale a deliberare ogni tipo di svolta, un gruppo in Parlamento si staccherebbe. E intanto tra domani e mercoledì è previsto l’incontro per chiudere sulle candidature. In ballo Matone e Michetti per Roma, con quest’ultimo grande favorito dopo gli incontri avuti con Salvini e Tajani. Giochi ancora aperti a Milano: c’è il genero di Doris, Oscar di Montigny. Per la Regione Calabria il candidato sarà l’azzurro Occhiuto. 

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