Matteo Salvini, nella Lega cresce l'ala governista e avanza il rischio scissione

Matteo Salvini, nella Lega cresce l'ala governista e avanza il rischio scissione
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 23 Settembre 2021, 11:00 - Ultimo agg. 16:15
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La Lega perde pezzi e lo fa soprattutto al Sud. Segnali, scosse di preallarme, di un terremoto che probabilmente - anche se non nell'immediato - comincia già a dare i primi colpi. Non è di certo l'ultimo addio, quello dell'eurodeputata no-vax Francesca Donato, ad agitare le notti di Matteo Salvini. Anzi, come ha spiegato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, è stato un sollievo per tutta quell'area governativa e moderata che ora comincia a fare sempre più rumore dentro il Carroccio. È nei piccoli Comuni del Nord, ma soprattutto del Sud che in molti amministratori, deputati e dirigenti transitati negli ultimi anni nella Lega, già hanno fatto le valigie e salutato il «capitano» nel bel mezzo della burrasca. Perché la politica è spesso fatta di questo tipo di segnali: tutti salgono sulla nave finché si ha il vento in poppa e in molti la abbandonano al primo vento di burrasca. 

Che nella Lega si siano ormai formati due ampi sottogruppi divergenti è notorio. Da un lato quelli di lotta e dall'altra quelli di governo, con questa seconda fazione che riscuote sempre più adesioni non solo a Roma, ma soprattutto sui territori e tra quegli amministratori locali del Nord che formano - di fatto - l'ossatura del vecchio Carroccio. Una crisi d'identità perché in pochi ormai riescono a vedere una riconoscibilità nell'azione leghista, non tanto moderato come Forza Italia e neppure abbastanza barricadero come Fratelli d'Italia. Né carne né pesce. É ormai da mesi che nei conciliaboli leghisti si discute della rotta intrapresa da Salvini che ha provato a conciliare entrambe le pulsioni della sua base. Tutti si dicono sicuri che il segretario avrebbe già mollato l'esperimento dell'appoggio al governo Draghi se non ci fosse di mezzo l'elezione del nuovo presidente della Repubblica, lì dove Salvini vuole giocarsi in pieno la sua partita. È solo per questo se già dopo il voto delle amministrative - con segnali tutt'altro che incoraggianti nelle grandi città capoluogo per le performance leghiste - non saranno assunte decisioni drastiche. Ma intanto i gruppetti si muovono, discutono in vista di un film che in fondo hanno già visto «Non appena sarà eletto il nuovo Capo dello Stato - prevedono - ecco che Salvini lancerà qualche aut aut all'esecutivo presieduto da Mario Draghi come già avvenuto con Giuseppe Conte ai tempi del governo gialloverde». Questioni di equilibri soprattutto all'interno della coalizione di centrodestra, con Fratelli d'Italia che avendo le mani libere all'opposizione risulta più credibile del Carroccio quando c'è da battere i pugni sul tavolo. Anche per questo - ove questo scenario si avverasse - tutti guardano alle mosse di Giancarlo Giorgetti, ma anche dei governatori Zaia e Fedriga per comprendere se ad un eventuale abbandono di Salvini all'esecutivo seguirebbe pure una scissione. 

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Al Sud già in tanti hanno salutato il Capitano, solo a Bruxelles - prima dell'addio di Donato (eletta nella circoscrizione Isole) - sono andati via il pugliese Andrea Caroppo, la campana Lucia Vuolo, la laziale Luisa Regimenti. Da ultimo ha mollato Salvini per Fdi un altro eletto nella circoscrizione meridionale, Vincenzo Sofo, soprannominato Monsieur Le Pen per la sua relazione con Marion Maréchal, nipote della leader della destra francese. In men che non si dica il Carroccio ha perso la metà dei sei eurodeputati eletti a Bruxelles nella circoscrizione meridionale e in quella delle due isole. A Montecitorio la stessa strada di Sofo era stata intrapresa dal deputato Gianluca Vinci, ma è sui territori la vera slavina.

Se a Napoli c'è aria di smobilitazione dopo che la Lega non è riuscita neppure a presentare una lista, a Crotone in 50 iscritti hanno abbandonato polemicamente il Carroccio. In Basilicata Salvini ha perso persino il suo ex capogruppo in Regione (passato a Fdi). Piccoli segnali che se hanno tinte fosche al Sud, non si va meglio al Nord: in Trentino hanno lasciato la Lega due consiglieri provinciali ed uno comunale. Solo nell'ultimo mese, nella verdissima Bergamo, Salvini ha perso un consigliere comunale, due a Modena, altri due a Reggio Emilia.

È un vento che è cambiato in attesa di capire quale rotta deciderà di intraprendere il Capitano. Stavolta però, oltre a dover fare i conti con la coalizione di centrodestra, Salvini dovrà probabilmente cominciare a discutere anche all'interno del suo stesso partito come mai era stato abituato. Anche per questo, prima di vedersi logorato, si valuta l'idea di un congresso per trovare una nuova legittimazione.

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