Meloni-Berlusconi, pace fatta: disgelo dopo le tensioni e governo a fine settimana

Meloni-Berlusconi, è pace: governo a fine settimana. Disgelo dopo le tensioni. «Saliremo uniti al Colle»
Meloni-Berlusconi, è pace: governo a fine settimana. Disgelo dopo le tensioni. «Saliremo uniti al Colle»
di Francesco Bechis
Martedì 18 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 11:03
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Un’ora e venti a colloquio. Faccia a faccia, letteralmente. Nella stanza al secondo piano di via della Scrofa, sede storica di An e ora di Fratelli d’Italia, ieri pomeriggio erano presenti solo due persone: Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni. Il vertice più atteso si chiude con la tregua che apre la strada del centrodestra per Palazzo Chigi. A suggellare il «patto della Scrofa» - così l’hanno già ribattezzato - una nota congiunta di FI e FdI. «L’incontro si è svolto in un clima di unità di intenti e di massima cordialità e collaborazione. FdI e FI si presenteranno uniti, con le altre forze della coalizione, alle prossime consultazioni con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella». 

Si chiudono così le cinque giornate di passione che hanno fatto traballare il centrodestra a un passo dal traguardo. Da quando, giovedì, l’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato, senza i voti di FI, ha acceso la miccia. Tutto archiviato, «il passato è passato e va lasciato alle spalle», ha detto Giorgia al Cavaliere. Accogliendolo di persona, nell’androne. Lui, accompagnato dalla scorta di sempre e dal fedelissimo Paolo Emilio Russo, lo ha varcato in auto.  

Niente sorrisi o dichiarazioni alla folla di cronisti che ha invaso la stretta via del centro di Roma, a due passi dai palazzi istituzionali. «Ho fatto tardi, scusa», esordisce Berlusconi sceso dalla berlina, sfoggiando la solita divisa blu uniforme, giacca e camicia. «Non ti preoccupare, come stai?», risponde lei nell’atrio, completo fucsia e maglia scura.

Poi su in ascensore, lei offre un braccio al Cav claudicante per un ginocchio che continua a far male. Non ha fiori in mano, il patron di FI, ma ha fatto il primo passo. E ha messo una pietra sul foglietto della discordia vergato in Senato, «non erano parole mie». 

 

È il primo vis-a-vis nella tolda della destra italiana, questa volta niente ville, pranzi e Dudù, gioca fuori casa. Il risultato c’è ed è immortalato in una foto dei due alleati nella sede, a fine riunione. In piedi, sorridenti, abbracciati. Silvio la posta su Facebook, «stiamo lavorando insieme per dare il più presto possibile all’Italia un governo forte, coeso e di alto profilo». Durante l’incontro, aggiunge, «abbiamo fatto il punto sulle priorità che il nuovo governo dovrà affrontare, a partire dal caro-energia». 

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Giorgia lascia immacolati i social. Ma fa trapelare che è andata bene, «ci rispettiamo, vogliamo solo fare questo governo». In verità, il dialogo a due è sceso nel pragmatico. Inevitabile, perché i tempi corrono: giovedì potrebbero partire le consultazioni al Quirinale. E il governo Meloni può prendere vita già nel fine-settimana. O al massimo «lunedì prossimo», come spiega Matteo Salvini. Senza più i toni barricadieri visti al Senato, il Cavaliere ha riportato al tavolo il suo cahier de doleances. Vuole «pari dignità» rispetto alla Lega. Che per un calcolo sopravvalutato sui collegi uninominali ha ottenuto più parlamentari di FI. Chiuso il caso Ronzulli («l’onorevole Giorgia Meloni ha il diritto-dovere di guidare il Paese», ha chiarito lei ieri), è sul risiko dei ministeri che si può bilanciare. La quadra è trovata, FI ne avrà cinque come il Carroccio. Resta solo il nodo Giustizia: Meloni vuole Nordio, Berlusconi ci spera ancora.  

Ma nel patto di ieri c’è una presa d’atto dell’ex premier. Accettando di mettersi in viaggio verso il quartier generale di FdI, ha riconosciuto la nuova leadership di Giorgia, in un ideale rito della campanella del centrodestra. Da qui parte quello che il fedelissimo della premier in pectore Francesco Lollobrigida - avvistato in sede insieme a La Russa - definisce in serata «un cambio di passo nella formazione del governo in termini di qualità e competenza: non ci sono giochi di palazzo». Finito il conclave Silvio esce in auto, mantiene il silenzio. La padrona di casa, invece, abbandona intorno alle sette. Dai finestrini dispensa sorrisi smaglianti e chiede alla folla di fare spazio. Ma un fan di Giorgia si avvicina all’auto e grida: «Vai, ora è il tuo momento». 

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