Meloni cerca l'asse con il Ppe, ma Berlusconi punta al partito unico. Le strategie verso le europee

FdI ipotizza l'alleanza con i popolari, il Cav vuole la lista con la Lega

Meloni cerca l'asse con il Ppe, ma Berlusconi punta al partito unico. Le strategie verso le europee
Meloni cerca l'asse con il Ppe, ma Berlusconi punta al partito unico. Le strategie verso le europee
di Emilio Pucci
Martedì 3 Gennaio 2023, 11:21 - Ultimo agg. 17:11
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Lo spartiacque, assicurano in Fdi, saranno le Regionali e soprattutto le Europee. Se il partito guidato da Giorgia Meloni cannibalizzerà alle urne gli alleati di fatto non ci sarà bisogno di alcun partito unico del centrodestra. Nessuna fusione a freddo, né tanto meno un processo per unire le forze politiche della coalizione. L'allargamento di Fratelli d'Italia sarà, questo il ragionamento, un'evoluzione naturale. Ecco il motivo per cui il presidente del Consiglio non pensa affatto al momento di mettersi alla testa di un'operazione che potrebbe sì semplificare il quadro politico ma anche creare non poche tensioni. E dunque non c'è l'intenzione della premier di portare avanti un progetto che già nei mesi scorsi era stato scartato. E non c'è la volontà di un'Opa ostile nei confronti di Matteo Salvini e di Silvio Berlusconi. Ma il Cavaliere ieri ha nuovamente rilanciato il suo «sogno nel cassetto» ipotizzato fin dal 1994. Un grande partito conservatore che - ha sottolineato - sarebbe «un passo importante verso il compimento della democrazia bipolare in Italia». 

Il Cavaliere immagina «qualcosa di simile al Partito Repubblicano negli Stati Uniti, quello di Lincoln e di Eisenhower, di Reagan e di Bush», un partito «plurale, al cui interno le idee liberali, cristiane e garantiste, che noi rappresentiamo, dovrebbero avere un ruolo fondamentale». «Ha tracciato la rotta», il commento unanime dei fedelissimi, a partire dai capigruppo Licia Ronzulli e Alessandro Cattaneo.

Commenti entusiastici anche da parte di Giorgio Mulè, Maurizio Gasparri, Francesco Sisto, «indica una prospettiva unitaria e vincente». Il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo rileva «la lungimiranza e la saggezza» dell'ex premier. Che ha rilanciato la sua idea con una richiesta ben precisa al presidente del Consiglio. L'auspicio è che ci sia «collegialità» nelle scelte. Perché il presidente di FI - che oggi alla presentazione del candidato del centrodestra nel Lazio, Fabrizio Rocca, invierà una lettera per esprimere il suo pieno sostegno - si sente in qualche modo poco coinvolto. Di fatto l'esecutivo si regge sulla cabina di regia Meloni-Salvini-Tajani che si è insediata fin dal primo Cdm. Soprattutto l'apporto del ministro degli Esteri viene considerato in maniera positiva dai suoi colleghi di Fdi. «Con lui si lavora benissimo», il parere unanime degli altri ministri. Ma la consapevolezza in Fratelli d'Italia è che, elettoralmente parlando, il referente di FI resta Berlusconi. Perciò non ci sarà alcun tipo di lacerazione, non si punterà a spaccare Forza Italia che anche nell'ultimo voto alla Camera (tredici esponenti azzurri non hanno votato il dl Rave perché conteneva alcune norme considerate No vax) ha dimostrato di avere sensibilità diverse al suo interno.

Allo stesso tempo il convincimento in Fdi è che non convenga neanche al Capitano leghista e al Cavaliere una federazione Lega-FI. Il timore tra i gruppi parlamentari azzurri ed ex lumbard è che Fratelli d'Italia possa giocare ad asso piglia tutto. Anche per il futuro - osserva un big di Fratelli d'Italia - ci sarà la corsa a restare sotto l'ombrello della Meloni che assicurerà governabilità e posti al sole a tutti».

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In vista delle Europee prende sempre più consistenza l'ipotesi di un'alleanza tra i Conservatori e il Partito popolare europeo. Il garante del dialogo è il ministro degli Affari Ue, Fitto, che sta tessendo la tela. In Fdi si guarda all'appuntamento del 2024 anche in ottica Qatargate per ridimensionare la famiglia socialista. «Le principali delegazioni dei conservatori hanno e avranno percentuali altissime: da Vox in Spagna agli svedesi per non parlare dei polacchi. La prossima volta anche noi saremo in tanti a Strasburgo», osserva un esponente di Fdi. E in Italia? «Se Fdi continuerà a crescere o comunque non arresterà la sua corsa sarà automatico e naturale un processo di inclusione», il refrain. 

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