Meloni alla Ue: «Serve coraggio, sia solidale con tutti e non soccomba davanti a pochi»

Il saluto della leader di Fratelli d'Italia a Viva 22. «Abbiamo bisogno di un'Europa più coraggiosa di fronte alle gradi sfide»

Meloni a Vox: «Non siamo mostri, viva l'Europa dei patrioti». Governo come Praga e Varsavia (e non cita Orban)
Meloni a Vox: «Non siamo mostri, viva l'Europa dei patrioti». Governo come Praga e Varsavia (e non cita Orban)
Domenica 9 Ottobre 2022, 13:34 - Ultimo agg. 10 Ottobre, 08:30
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Avanti, con l’Europa. Purché si mostri capace di «riprendere il controllo del proprio destino». E dimostri ora - dopo è tardi - «la solidarietà che ci aspettiamo». Giorgia Meloni parla a Madrid perché Bruxelles intenda. Il messaggio è inviato agli alleati di Vox , «avremo bisogno di compagni di viaggio leali e affidabili, che smettano per una volta buona di fare l’occhiolino alla sinistra e ci aiutino invece a organizzare l’alternativa». Ma c’è anche un monito all’Ue impegnata in drammatiche trattative per trovare una via d’uscita dalla crisi del gas. 


IL MONITO ALL’UE
Parla col senno di poi, la premier in pectore del centrodestra, «quando abbiamo denunciato gli errori di un’Europa che affrontava questioni secondarie non lo facevamo perché eravamo populisti o nemici dell’Ue». Ma avvisa anche i partner europei con cui fra poco parlerà da pari a pari. Invitandoli a mettere da parte egoismi nazionali e interessi di bottega. «Abbiamo bisogno di un’Europa più coraggiosa di fronte alle grandi sfide e alle grandi crisi internazionali». 

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E lo sguardo non può che essere rivolto allo stallo dei negoziati fra leader riuniti questa settimana al Castello di Praga.

Incapaci, anzi indisposti a cedere il passo per una soluzione immediata al caro-bollette che piega famiglie e imprese del Vecchio Continente. Magari con quel tetto al prezzo del gas che continua a difendere, stremato, il premier uscente Mario Draghi. Con cui Meloni, in vista del Consiglio europeo che lo attende il 20 ottobre, sembra giocare ancora una volta di sponda. «Continuiamo a sperare in una soluzione comune e duratura come la decisione a un tetto al prezzo del gas contro la speculazione sulla pelle dei cittadini», striglia la leader di FdI, che mette nel mirino «quelli che pensano di poter fare da soli, sacrificando il destino di tutti gli altri». Una stoccata diretta a Olaf Scholz e a una Germania che ha optato per lo sprint in solitaria, con un Recovery energetico da 200 miliardi che lascia i partner più colpiti - Italia inclusa - in balia delle onde. Coraggio Europa, quando serve. Ma anche umiltà, spiega Giorgia, quando «si tratta di aspetti della nostra vita quotidiana che possono essere trattati in maniera molto migliore a livello nazionale». Solidarietà e sussidiarietà. È l’asse su cui poggerà l’approccio di Meloni ai rapporti europei. Lontano, e lo ha rimarcato ieri, dagli strali euroscettici contro Bruxelles, l’Ue e l’Euro che non appartengono più al suo vocabolario conservatore. Così come non esiste contro FdI - ribatte Giorgia, presidente dei conservatori europei, riuniti nell’Ecr - il cordone sanitario agitato dall’establishment politico europeo. Ma la testa di Giorgia resta alla strada che separa il centrodestra da Palazzo Chigi e ai futuri impegni di governo. La richiesta di essere «leali» rivolta ai «compagni di viaggio» può essere letta anche come un messaggio agli alleati interni, quelli con cui in questi giorni sta negoziando per definire la compagine del nuovo esecutivo. 


IL FRONTE INTERNO
Lealtà e compattezza: è quanto ribadirà questa mattina all’assemblea degli eletti del partito presieduta dai capigruppo Ciriani e Lollobrigida, che potrebbero restare al loro posto anche nella prossima legislatura, proprio per non puntare sulle ambizioni personali. Meloni lo ha ripetuto a Berlusconi e Salvini a Villa san Martino venerdì. Prima le competenze, poi i nomi e le caselle. Un vertice serrato. Raccontano che la presidente di Fdi abbia sottolineato non solo la necessità di chiudere ma anche di evitare un gioco al rialzo da parte degli alleati. 
C’è la questione del numero dei ministeri: FI e Lega puntano a cinque dicasteri ma si fa presente in Fdi che chi ha ottenuto il 26% non può avere certamente la stessa quota di chi è andato sotto il 10%. Nessuna imposizione o diktat, niente ricatti in corso ma la partita è complessa e si registra per ora un’impasse. Di qui i ripetuti inviti della leader ad accelerare. Non mancano in questo senso aperture. Come quella sul nome di Giorgetti per il Mef e dell’azzurra Casellati alla Giustizia. FdI è disposta a farsi carico dei tecnici, purché FI e Lega non esagerino nella richiesta - irricevibile - di tutti i ministeri politici di peso. Il mantra Meloni resta uno: fare bene, fare presto. Le lancette per l’Italia - e per l’Ue - corrono più veloci degli interessi di partito.
 

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