Mes, via libera al governo, ma ora Renzi vuole la crisi

Mes, via libera al governo, ma ora Renzi vuole la crisi
di Marco Conti
Giovedì 10 Dicembre 2020, 00:35 - Ultimo agg. 07:00
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«Io speriamo che me la cavo», è il mantra di Giuseppe Conte che si vede attaccato da Renzi, non difeso dal Pd, e subisce verifica di governo che, per come si sono messe le cose, rischia di partire da come gestire i 209 miliardi del Next Generation Ue e finire con una riorganizzazione della squadra di governo. Ovvero con una crisi e magari la nascita di un nuovo esecutivo. Il problema è che Renzi non intende mollare ed è pronto a mettersi di traverso anche nei prossimi consigli dei ministri dove Conte pensa di riprendere il tema del Recovery.  

A tarda sera però il premier torna sulla giornate e, interrogato sulla necessità di una verifica di maggioranza e un rimpasto del governo si dice «pronto a tutti i confronti con le forze di maggioranza.

Su questo punto c’è stata sempre disponibilità da parte mia». Torna anche sul suo progetto di task force, parla di «colossali fraintendimento» ma lo difende. Come spiega che «i ministri non verranno esautorati». «Si è solo pensato ad una «clausola salvaguardia che, in caso di ritardi o non rispetto dei tempi permetta di intervenire ai “responsabili di missione” ma sempre con autorizzazione del Cdm». Su Renzi glissa anche se dice che «non mi interessa chi ha vinto e chi ha perso», ma lo attacca quando parla di «interrogarsi chiassoso fra di noi che non ha significato» mentre «una comunità è in sofferenza» e l’Europa ci guarda con sospetto. 

Sinora il presidente del Consiglio ha fatto molto affidamento sul “dopo di me solo le elezioni” interpretando alla lettera i ragionamenti che filtrano dal Quirinale. Ma il fatto che al Colle si spinga sul tasto elettorale sembra più la volontà di sottrarsi a qualunque investitura che qualcuno immagina di poter attribuire a Sergio Mattarella in tema di formazione di governi. Una responsabilità che è in capo alle forze politiche e al Parlamento che ieri, nel voto sul Mes, ha ribadito la sua centralità. 

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Incassato il via libera sul Mes, Conte va oggi a Bruxelles senza il via libera al piano di spesa del Recovery fund. Prima Ettore Rosato e poi Matteo Renzi hanno picchiato duro sulla struttura di governance bloccando anche il tentativo di convocare per ieri sera un Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto dare il via libera almeno al piano di spesa. Ora si ricomincia da capo perché, come ha chiesto con una certa dose di durezza il capogruppo dem alla Camera Graziano Delrio, l’iter riprende con un confronto in Consiglio dei ministri dal quale non uscirà più un emendamento alla legge di Bilancio o un decreto, ma «un documento di aggiornamento» sul Recovery che verrà inviato in Parlamento e sul quale iniziare un confronto con Regioni e parti sociali al termine del quale predisporre un decreto. Renzi, che ieri in aula ha incassato gli applausi anche del Pd e del centrodestra, può dire di aver vinto la battaglia con il premier, ma non intende fermarsi e il Pd con Zingaretti gli fa sponda dicendo che il governo deve risolvere «i tanti nodi» che imbrigliano la maggioranza. Il leader di Iv è convinto che Conte, a forza di Dpcm e voti di fiducia, non tenga nel dovuto conto il Parlamento e quindi il peso che Iv ha alla Camera ma soprattutto al Senato. Anche Conte, seppur dopo qualche giorno, ha compreso che il problema dei renziani non sono le poltrone da dove co-gestire i 209 miliardi. Piuttosto la contestazione sta nel metodo di governo di Conte «che accentra e non decide». È per questo che la faccenda rischia di complicarsi. I dem ricordano anche i tavoli del programma che pistano acqua da settimane. Per il Nazareno è il momento che Conte ci metta la faccia anche perché l’assenza di un leader tra i grillini dura ormai da mesi. Per i dem occorre una riunione con tutti i leader della coalizione dove si affronti il nodo Autostrade, come l’attivazione del Mes sanitario. La legge elettorale e le riforme costituzionali. Il passaggio decisivo, che potrebbe avvenire a gennaio, dovrebbe servire per verificare se l’attuale maggioranza ha la possibilità di andare avanti nell’attuale assetto o occorre cambiare qualche ministro o, ancor di più, serva un coinvolgimento in prima persona dei leader che possono affiancare lo stesso Conte nei ruoli di vicepremier. Renzi va avanti come uno schiacciasassi, mentre il M5S sta a guardare e il Pd si divide tra i governisti - che non vogliono che si mutino gli equilibri - e chi ritiene sia giunto il momento di un chiarimento per verificare se, come e con chi si può realizzare l’alleanza strutturale con i 5S o con un pezzo di centrodestra pronto a staccarsi dal salvinismo. 

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