Mes, cosa è (e come funziona) il fondo che può spaccare il governo Conte: favorevoli e contrari

Mes, cosa è (e come funziona) il fondo che può spaccare il governo Conte: favorevoli e contrari
Mes, cosa è (e come funziona) il fondo che può spaccare il governo Conte: favorevoli e contrari
di Francesco Malfetano
Domenica 6 Dicembre 2020, 11:04 - Ultimo agg. 18:34
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Quella che sta per iniziare sarà una settimana complessa per il governo. Mercoledì infatti, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte presenterà al Parlamento la "scivolosa" riforma del Meccanismo Europeo di StabilitàMes, su cui qualche giorno fa si sono accordati i ministri delle Finanze europei. Vale a dire su una revisione dell'istituzione intergovernativa con cui l'Ue, già da qualche anno, si propone di aiutare i paesi dell'eurozona che si trovano in difficoltà finanziarie. In ogni caso, è bene precisare, come il voto del 9 dicembre non comporti l'attivazione del Meccanismo in sé né del suo "filone sanitario" (i 37 miliardi che andrebbero all'Italia di cui si è molto parlato nei mesi scorsi) creato per far fronte all'emergenza Covid. Quello di mercoledì infatti è un voto sulla riforma e non sull'uso del Mes. Si tratta quindi di una preferenza sostanzialmente politica e un no, quantomeno in Europa, comporterebbe solo il risultato di bloccare la riforma del Meccanismo e intaccare qualche rapporto con Bruxelles proprio mentre il Paese sta beneficiando di aiuti sostanziali da parte della Ue.  

Proprio per questo il premier Conte cercherà di ottenere l'approvazione del Parlamento italiano per poi sostenere la posizione al Consiglio europeo del 10 e dell’11 dicembre in vista della successiva ratifica del 19 dicembre in Italia e in 18 Paesi dell'eurozona. 

Il voto, quello italiano, però si annuncia ricco di insidie e rischia di far andare il governo "sotto" in termini di maggioranza al Senato. Il Mes infatti oggi non è osteggiato solamente dalle opposizioni di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e infine anche di Silvio Berlusconi, che lo intendono come una sorta di longa manus europea sul futuro dell'Italia (l'austerità imposta), ma anche da una fronda abbastanza corposa del M5s.

Il Movimento infatti, aveva fatto dell'opposizione al Meccanismo una delle sue battaglie identitarie prima di essere al governo e cedere il passo su molti temi. In questo caso però quasi 60 parlamentari (di cui 16 senatori) hanno annunciato l'opposizione ferrea, nonostante Luigi Di Maio abbia parlato di «voto anti-Conte». In più, c'è chi come Dario Franceschini del Pd, teme lo sgambetto anche da Italia Viva.

Non può essere un caso infatti se Matteo Renzi in un'intervista ha dichiarato che, in caso di sconfitta, Conte dovrebbe dimettersi. 

Cosa è il Mes


Ma cos'è questo Meccanismo Europeo che rischia di mandare a gambe all'aria il governo. Come detto è un’istituzione intergovernativa che ha lo scopo di aiutare i paesi dell’eurozona in difficoltà economiche, mettendo in comune dei soldi di tutti perchè si è ormai capito che la crisi di un Paese ha ripercussioni su tutti. Il fondo ha una dotazione di 80 miliardi di euro versati in maniera proporzionale dagli Stati membri: la quota più alta ad esempio è quella della Germania, che ne versa il 27%, nonostante con ogni probabilità non usufruirà mai degli aiuti. 


Non solo, il Mes può anche raccogliere sui mercati finanziari fino a 700 miliardi di euro emettendo titoli con la garanzia degli stati che ne fanno parte. Risorse preziose, utili soprattutto perché con questi contributi si possono potrebbe puntare a ricapitalizzare i sistemi bancari dei paesi Ue.

Perché sì

Come detto il voto riguarda la riforma e non l'attivazione del Meccanismo. Qualora però, in futuro, l'Italia decidesse sul serio di accedere al filone sanitario del Mes beneficerebbe 37 miliardi di euro come prestiti a tassi di interesse inferiori rispetto al mercato (per un risparmio di circa 300 milioni di euro) che potrebbero essere investiti - in maniera del tutto esclusiva - appunto in ambito sanitario. Vale a dire che, senza indebitarsi con i mercati (quei fondi l'Italia comunque non li ha), si potrebbe finalmente puntare ad una riforma sostanziale del nostro Sistema sanitario nazionale che ha dimostrato di essere non all'altezza. Un progetto che non sarebbe un generico riparto di fondi, ma un finanziamento mirato con risorse allocate e destinate con precisione dopo confronti tra Stato Centrale e autonomie territoriale. Cioè non ci sarebbe spazio per uscite più o meno fantasiose da parte di Regioni o aree di influenze locali, ma solo investimenti ben riflettuti in un settore in evidente difficoltà. 

Perché no

Queste motivazioni però per molti non sufficienti e configurano lo spettro di uno scontro politico. Ad infiammare gli oppositori è in particolare il fatto che per ricevere l’aiuto uno stato deve accettare il piano di riforme concordato e sorvegliato da un meccanismo di controllo, una sorta di “Troika”, ovvero il comitato costituito da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale. Una sorveglianza che, nel caso in cui non si riuscissero a restituire i fondi, potrebbe portare (in base a quanto fatto in passato) a misure molto impopolari come taglio alla spesa pubblica, in particolare alle pensioni, privatizzazioni, liberalizzazioni e flessibilizzazione delle leggi sul lavoro, allo scopo di rendere nuovamente sostenibili i conti pubblici (Fino a oggi Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda hanno usufruito di programmi di aiuto del MES).

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