Mezzogiorno, così la Lega dimezza le distanze dai cinquestelle

Mezzogiorno, così la Lega dimezza le distanze dai cinquestelle
di Francesco Pacifico
Sabato 17 Novembre 2018, 08:30 - Ultimo agg. 13:51
5 Minuti di Lettura

Se si votasse domani la Lega, stando a un sondaggio di Swg, nel Mezzogiorno raccoglierebbe il 20 per cento dei voti. Alle scorse elezioni aveva l'8,4%. Secondo il politologo Roberto D'Alimonte, per comprendere quanto questi numeri possano influire sullo scenario politico nazionale, «c'è prima da capire se questi consensi provengono dal bacino elettorale di Forza Italia e allora non cambia niente oppure se sono drenati dai Cinquestelle: in questo caso allora potremmo avere degli sconvolgimenti negli equilibri nazionali. Vuol dire che un centrodestra unito potrebbe avere possibilità di vincere le elezioni, avere la maggioranza nei collegi uninominali del Meridione». E di governare senza il M5S. Dà forma al concetto Paolo Russo, parlamentare napoletano di Forza Italia: «Se la Lega cresce del Mezzogiorno, l'alleanza di centrodestra ha fortissime prospettive di vittoria a livello nazionale. Se alle scorse politiche il Carroccio fosse andato qui in doppia cifra, con i voti di Forza Italia, avremmo conquistato tutti i collegi uninominali poi presi dai Cinquestelle nell'area».
 
Alla domanda di D'Alimonte risponde il sondaggista Nicola Piepoli: «Non sono voti recuperati da Forza Italia, che è una bella pietra non dico tombale e che come tale non cresce né perde voti. Sono stati presi al mondo dei Cinquestelle. Tra i due partiti di maggioranza è in atto questa dinamica: entrambi controllano il 60 per cento dell'elettorato, ma se uno perde qualcosa, l'altro lo raccoglie subito. Al Sud noi valutiamo Salvini al 18 per cento». Non concorda la sottosegretaria Pina Castiello, ex An e rieletta in Parlamento nelle file di Noi con Salvini, il brand suddista della Lega: «È un elettorato un po' variegato il nostro: un po' di ex An, un po' di ex Forza Italia, ci guardano con interesse anche dal mondo del centrosinistra. Soprattutto ci votano persone che fino a qualche anno fa non andavano a votare perché non avevamo più in idea nella quale credere». Detto questo, la sottosegretaria alla Coesione e al Sud ammette che «questo 20 per cento era un risultato impensabile fino a qualche anno fa: alle ultime politiche abbiamo preso il 4 per cento nel Mezzogiorno».

Indipendentemente da dove vengano questi consensi, è chiaro che sotto il Liri Garigliano si apre una competizione tra Lega e Cinquestelle. Agostino Santillo, senatore casertano del Movimento, fa spallucce: «È la prima volta che leggo queste rilevazioni, ricordo che nel Mezzogiorno abbiamo preso talmente tanti voti che c'è ancora un seggio che devono attribuirci in Sicilia. Non credo che questi consensi siano stati recuperati dal nostro bacino elettorale, sono voti di pancia, pezzi di società orfani di Forza Italia e del Pd, in disfacimento nel Sud, che non hanno il coraggio di scegliere una forza rivoluzionaria come la nostra». Gli fa eco il collega siciliano Mario Giarrusso: «Poi bisogna vedere realmente alle elezioni che cosa succede». Anche se, ammette Santillo, «se questi sondaggi fossero confermati, noi Cinquestelle dovremmo accelerare per confermarci come la forza trainante della coalizione nel Meridione».

Quel più che sorprende nell'esito del sondaggio Swg è che Salvini al di là di uscite sporadiche come quella sugli inceneritori da costruire in Campania guadagna voti al Sud, senza parlare di Sud. Pina Castiello non concorda: «Nella manovra abbiamo appoggiato e rilanciato tutte le politiche per il Mezzogiorno: la decontribuzione, l'applicazione della regola del 34 per cento sugli investimenti, la conferme delle grandi opere pubbliche. Ma il messaggio di Salvini risponde appieno alle richieste di noi meridionali, che non è soltanto la richiesta di posti di lavoro, ma di più sicurezza, contrasto all'immigrazione illegale e lotta alle mafie. Tutte istanze entrate nel decreto sicurezza». Secondo Piepoli, Salvini non ha bisogno parlare di Mezzogiorno: «Quanto Pil hanno creato le misure portate avanti da Salvini? Zero. Vuol dire che indipendentemente dalle cose concrete, prende voti ovunque e comunque. Al Sud come al Nord. Perché è à la page, parla in maniera semplice, è un grande comunicatore. Che cosa volete che servano, in quest'ottica le proposte per il bene del Sud?». Aggiunge il politologo Piergiorgio Corbetta, uno degli animatori dell'Istituto Cattaneo: «In teoria l'area avrebbe tutto l'interesse a sostenere i Cinquestelle, che fanno politiche più incentrate sulle sue richieste. In realtà il Sud, più del Nord, cerca un leader: e Salvini, con i suoi messaggi diretti, sa dare una risposta agli elettori che cercano certezze più semplici».

Eppure, sarebbe un errore considerare quest'ondata di consensi nella categoria del voto di protesta. «Perché Isolare il Sud in processo nazionale che riguarda tutto il Paese? si chiede lo storico Beppe Vacca - In questa tendenza non c'è voto di protesta, ma di adesione al nuovo corso.

La protesta, se ci sarà partirà dal Nord, solo lì c'è un sistema produttivo che capisce che la collisione con l'Europa può distruggere la loro ricchezza». Va oltre D'Alimonte: «Fino a qualche anno fa poteva sembra impossibile che il Carroccio facesse proseliti al Sud. Oggi, paradossalmente, è qui che c'è la vera Lega di Salvini. Lui porta avanti il progetto di fare un vero partito nazionale populista di destra. Il problema è che guida una forza regionale, dove i dirigenti, quelli al Nord, provengono dal vecchio corso. Nel Mezzogiorno si sta creando un partito nuovo, che è più conforme alle idee e alla fisionomia del capo. La cosa affascinante, lo dico da studioso, è che nessuno sa se alla fine sarà la Lega del Nord a essere esportata al Sud oppure il contrario».

© RIPRODUZIONE RISERVATA