Mibac, la scure sul parco dell'Appia e altri 3 musei: stop all’autonomia

Mibac, la scure sul parco dell'Appia e altri 3 musei: stop all’autonomia
di Laura Larcan
Martedì 11 Giugno 2019, 00:09 - Ultimo agg. 11:04
4 Minuti di Lettura
Qualcuno la chiama già, con un pizzico di ironia, la rivincita di Golia per questa “fiondata” precipitata sul David di Michelangelo. La Galleria dell’Accademia di Firenze, nota per essere la “casa” del gigante marmoreo del Buonarroti, rischia di finire declassata da istituzione top d’Italia dalla speciale autonomia gestionale a semplice museo, probabilmente sotto l’egida degli Uffizi. Un destino che taglierebbe i viveri anche al suo direttore manager. Nel caso specifico la storica dell’arte tedesca Cecilie Hollberg. Una sorte non isolata. A farle compagnia ci sono il Parco archeologico dell’Appia Antica, il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e il Castello di Miramare. Le quattro istituzioni, infatti, sono sparite dalla lista dei siti di «rilevante interesse nazionale dotati di autonomia» del decreto del presidente del Consiglio dei ministri sulla riforma del Mibac, testo che da due settimane è sui tavoli dei ministeri dell’Economia e della Funzione pubblica e che dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri per diventare legge entro un mese. E le novità si fanno sentire, soprattutto sul taglio con l’accetta dei musei autonomi, promossi come tali nel 2015 dalla riforma dell’ex inquilino del Collegio Romano Dario Franceschini. Le ragioni? Una questione di numeri, di equilibrio del toto direttori, delle poltrone dirigenziali a disposizione. Dai 41 articoli del documento si capisce che cambierà, in parte, l’organizzazione delle direzioni generali, con l’arrivo di nuovi uffici («Contratti e concessioni»), e una stretta sui prestiti e le esportazioni che non saranno più esclusiva scelta dei direttori dei musei (una scelta che sembra tanto figlia del braccio di ferro con la Francia per le opere di Leonardo).

LE REAZIONI
La Galleria dell’Accademia di Firenze ritorna ad essere un mero contenitore, seppur di prestigio, del David. Commenta a caldo Cecilie Hollberg raggiunta al telefono: «Il nostro museo festeggia un successo dopo l’altro. Mi sorprende leggere questa notizia». Parla di numeri e di traguardi, la direttrice insediatasi nel novembre di 4 anni fa, salita all’onore delle cronache per aver dichiarato subito guerra ai bagarini e per aver protetto il David con diritti di immagine. «Abbiamo incrementato il numero dei visitatori di oltre il 22 per cento, abbiamo raggiunto 1,7 milioni di visitatori l’anno. Siamo tra i primi due musei top d’Italia e funzioniamo benissimo». L’unico ad essere soddisfatto sembra lo storico dell’arte Tomaso Montanari appena nominato nel consiglio scientifico degli Uffizi.

IL PIANO ORIGINALE
Fulmine a ciel sereno anche a Villa Giulia. Pensare che la strategia originaria era quella di dare linfa vitale al Museo Etrusco di Roma per farlo divenire lo scrigno espositivo nazionale per la storia della civiltà Etrusca, quasi un fiero contraltare al torinese Museo Egizio. Ma ora gli interessi sembrano cambiati. Il responsabile Valentino Nizzo non nasconde la sorpresa: «La voce girava ma sinceramente non capisco, il mio contratto come quello della direttrice del Castello di Miramare scade nel 2021...». E sì che si lavora alacremente con fior di progetti milionari. Nizzo racconta di aver appena vinto «il bando di Lazio Innova, un milione di euro per realizzare il progetto della Macchina del tempio. E altri progetti sono in cantiere. E ora che faccio, vado avanti?». E c’è il caso eclatante dell’Appia Antica. La soppressione del parco archeologico della Regina Viarum come istituzione a gestione autonoma, per farla rientrare sotto l’egida della Soprintendenza di Roma, arriva a poche ore dalla nomina del direttore, l’architetto Simone Quilici. Bocche cucite, ma molta perplessità. Il contratto (dopo la vincita del concorso internazionale) è stato firmato, venerdì è prevista la sua presentazione ufficiale, lunedì prossimo l’insediamento. A denti stretti qualcuno azzarda che i tempi per l’approvazione del decreto saranno sì rapidi, ma l’applicazione sarà più diluita. Quindi il tempo di lavorare ci sarà. 

LA SCOMMESSA
Una scommessa, più che altro. Certo, il parco dell’Appia vanta tre anni di lavoro, uno staff di persone molto motivate, progetti avviati, un ruolo chiave per il rilancio di questo patrimonio unico. Una “macchina” che da semplice ufficio della Soprintendenza non andrebbe più avanti in modo spedito. Qualcuno lo vede come un «passo indietro». Un pizzico di amarezza aleggia negli uffici. Un’uscita di scena? Dal Collegio romano mettono le mani avanti e sottolineano che si tratta di un provvedimento «ancora passibile di importanti modifiche». 
© RIPRODUZIONE RISERVATA