«Migranti, cooperiamo per salvare vite in mare», l’appello di Mediterranea al governo

La lettera della Ong e il commento dell’equipaggio di Napoli contro una «strage annunciata e continua»

La lettera aperta di Mediterranea Saving Humans
La lettera aperta di Mediterranea Saving Humans
di Aurora Alliegro
Venerdì 31 Marzo 2023, 23:39 - Ultimo agg. 1 Aprile, 08:03
5 Minuti di Lettura

Sono 27.223 i migranti sbarcati sulle coste italiane dal 1 gennaio al 30 marzo 2023 secondo quanto riportato dal Dipartimento della Pubblica sicurezza. Un numero emergenziale se paragonato a quello dello stesso periodo negli scorsi anni: 6.770 nel 2022 e 6.986 nel 2021. A determinare la forte crescita dei flussi migratori sono le condizioni sociali, economiche e politiche in netto peggioramento nei paesi di provenienza, in cui spesso si presentano gravi squilibri economici, conflitti e persecuzioni politiche, negazioni di diritti umani o catastrofi naturali. Secondo l’Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo dell'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), 441 sarebbero i migranti che hanno perso la vita nel Mediterraneo centrale nel 2023.

Di fronte a «questa strage annunciata e continua», Mediterranea Saving Humans, impegnata nel soccorso dei migranti in mare sin dal 2018, ha invitato alla cooperazione con la sua lettera indirizzata al governo italiano e al Presidente della Repubblica. I temi sollevati dal testo sono molteplici, ma possono essere sintetizzati nella proposta di unire le forze al fine di salvare vite umane in mare. Una proposizione molto audace se si considerano le recenti limitazioni poste dal governo alle ong nell’ambito delle operazioni di salvataggio in mare, nonché l’introduzione di nuove sanzioni amministrative con multe fino a cinquantamila euro in caso di inadempimento. Anche il Rapporto annuale di Amnesty International, pubblicato il 28 marzo 2023, parla di «una legge con effetto immediato per limitare le attività di salvataggio in mare delle Ong». 

È dunque alla luce di questi retroscena che Mediterranea Saving Humans ha chiesto lo stop alla guerra alle ong e ha invitato il governo alla cooperazione. «Nonostante le tragedie, le istituzioni italiane hanno dato una risposta che a nostro avviso continua a essere troppo debole», sostiene Laura Marmorale dall'equipaggio napoletano di Mediterranea. «Sappiamo che la strage di Cutro ha realmente scosso questo Paese, lo abbiamo visto quando siamo partiti da Napoli per raggiungere, l'11 marzo scorso, quella costa», continua, «facciamo in modo che queste stragi non avvengano più, facciamo in modo che la questione migratoria non sia solo una questione di ordine pubblico e sicurezza, ma anche una questione sociale che tuteli la vita delle persone».


Si riporta di seguito il testo della lettera:

Lettera aperta di Mediterranea Saving Humans al Governo

Al Presidente del Consiglio on. Giorgia Meloni;

Al Consiglio dei Ministri del Governo Italiano;

e p.c. Al Presidente della Repubblica on. Sergio Mattarella

Vi scriviamo come Mediterranea, associazione italiana legalmente costituita, che gestisce le missioni della nave del soccorso civile “Mare Jonio”, battente bandiera italiana.

Dopo la strage di Cutro, ad oggi, più di 100 persone, uomini, donne e bambinɜ, hanno perso la vita in nuovi naufragi nel nostro mare. Al di là di qualsiasi considerazione, è una tragedia umanitaria che il nostro paese e l’Europa non possono derubricare a “fatale conseguenza della situazione corrente”. Certo, tutto si può spiegare con analisi raffinate, anche se spesso diametralmente contrapposte, sul perché siamo giuntɜ a questo e sul perché tante vite umane siano state perse. Ma quello che dobbiamo invece fare è mettere al centro, qui e ora, una grande e corale azione immediata, di istituzioni e società civile, di un intero paese, per impedire innanzitutto che altre morti innocenti insanguinino la nostra storia e il nostro mare.

Vi rivolgiamo, con tutta l’umiltà possibile, un appello che nasce dal profondo della nostra coscienza:

Basta guerra alle ONG, alle navi del soccorso civile. Cooperiamo per salvare in mare più vite possibili. Produciamo un’azione sinergica, davanti a questo imperativo – salvare! – che possa indurre l’Unione Europea a uscire dalla sua latitanza su questo tema, e a mettere in campo una missione coordinata di soccorso in vista di un'estate che si preannuncia terribile dal punto di vista dei rischi in mare.

Vi preghiamo di mettere davanti a tutto -posizioni politiche, strategie di lungo respiro, nemicità nei nostri confronti- il bene supremo del soccorso verso chi non ha colpe e chiede il nostro aiuto. Vi preghiamo di onorare fino in fondo la storia di questo paese, della sua tradizione millenaria di accoglienza e immigrazione. Togliere mezzi disponibili e utilizzabili per i soccorsi in mare equivale in questo momento a condannare a morte centinaia di persone.

Delegare alla sedicente “guardia costiera libica” il controllo della zona SAR più grande del Mediterraneo non metterà al sicuro le persone che tentano di fuggire da quell’inferno. Sapete meglio di noi che la Libia non è un “place of safety” e che ogni loro “soccorso” equivale in realtà a una cattura e a una deportazione in un luogo dove la violazione dei diritti umani è sistematica e terribile. Ciò avviene in spregio alla Convenzione di Ginevra sui profughi e rifugiati.

Pensare che la Tunisia, con la crisi che sta affrontando e dopo l’incitamento razzista di Saied contro lɜ rifugiatɜ subsaharianɜ, possa “salvare” qualcuno che da lì fugge terrorizzatɜ, non è plausibile.

Sommessamente vi ricordiamo che tuttɜ coloro che saranno riportatɜ indietro in questi paesi, se non vengono uccisɜ prima, tenteranno di nuovo, ingrassando le grandi mafie del traffico di esseri umani. Vi chiediamo dunque, come previsto peraltro dal Piano SAR Nazionale, di coordinare una grande azione che coinvolga i mezzi militari e civili per affrontare come farebbe un grande paese questa strage annunciata e continua.

Prima si salva, poi si discute.

Certɜ della vostra attenzione,

Mediterranea Saving Humans

© RIPRODUZIONE RISERVATA