Il governo e i migranti: «No alla sostituzione etnica e lavoro per le donne»

Polemica sulle frasi di Lollobrigida, le opposizioni: «Da suprematisti»

Il governo e i migranti: «No alla sostituzione etnica e lavoro per le donne»
Il governo e i migranti: «No alla sostituzione etnica e lavoro per le donne»
di Francesco Malfetano
Mercoledì 19 Aprile 2023, 00:52 - Ultimo agg. 20 Aprile, 07:11
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Prima «lavoro femminile» e «incentivi alla natalità», solo dopo il «tema immigrazione». È questa la scaletta delle «priorità» dettata ieri da Giorgia Meloni come strategia per far fronte ai problemi «di tenuta del nostro sistema economico e sociale».

O meglio per garantire la sostenibilità del welfare italiano e del nostro sistema pensionistico, perché «di fatto noi abbiamo sempre più persone da mantenere e sempre meno persone che lavorano». Così, a margine dell’inaugurazione della 61esima edizione del Salone del Mobile, in Fiera a Rho, Milano, la premier ieri è tornata a intervenire sul problema demografico della Penisola, offrendo anche una risposta al presidente dell’Inps Pasquale Tridico che in un’intervista con La Stampa aveva sostenuto come «senza i migranti tra vent’anni i conti Inps saranno critici». Una ricetta, appunto, bocciata da Meloni: la soluzione a cui lavora il governo «non è risolvere il problema con i migranti ma risolverlo con quella grande riserva inutilizzata che è il lavoro femminile, perché alzando i livelli del lavoro femminile e portandoli alla media europea già i nostri dati cambierebbero molto, e lavorando sulla demografia e, quindi, sull’incentivazione della possibilità da parte delle famiglie di mettere al mondo dei figli». 


SOSTITUZIONE ETNICA
Che le parole di Tridico abbiano infastidito e non poco l’esecutivo lo testimonia anche l’intervento al decimo congresso della Cisal del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare. Francesco Lollobrigida, infatti, ha rilanciato quello che è stato un vecchio adagio meloniano all’opposizione, ovvero la teoria della “sostituzione etnica”: «Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica - ha chiosato - gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro. Non è quella la strada». 


Un intervento (in aperta contraddizione con quello di Ignazio La Russa che ha sostenuto che «L’Italia ha bisogno di una sana immigrazione, ne hanno bisogno le aziende e anche la natalità») che ha subito scatenato le polemiche dell’opposizione. «Sono parole indegne da parte di chi ricopre il ruolo di ministro, che ci riportano agli anni ‘30 e vengono dette, per altro, nel giorno in cui il presidente Mattarella è in visita ad Auschwitz» è ad esempio l’affondo della segretaria del Pd, Elly Schlein, che ha anche parlato di «parole dal sapore suprematista».

Per il leader di Azione Carlo Calenda, invece, «riesumare il vecchio refrain della “sostituzione etnica” riporta il Governo ad una postura incompatibile con una presenza autorevole in Europa. Siamo di fronte ad un’involuzione sbagliata e pericolosa per l’Italia».

Perplessità però rispedite al mittente dallo stesso Lollobrigida con una video risposta su Facebook: «La sinistra evidentemente in difficoltà, priva di argomenti, solleva il solito polverone». D’altro canto che al governo stia particolarmente (e inevitabilmente) a cuore la questione demografica lo dimostra non tanto l’impegno assunto dalla premier durante l’ultimo cdm («Dalla prossima legge di Bilancio ci porremo il problema con misure adeguate»), quanto alcuni interventi già messi in campo. Dall’incremento degli importi base dell’assegno unico fino all’estensione per oltre un mese del congedo parentale, fino alla revisione, attraverso a un “criterio familiare”, del reddito di cittadinanza. 


L’OCCUPAZIONE
Un punto, quello del Reddito e dell’occupazione, su cui si è soffermata la stessa Meloni al Salone del Mobile. «Abbiamo un disperato bisogno di rafforzare le competenze che mancano, allineare domanda e offerta di lavoro» ha detto, puntando il dito contro il sussidio voluto dal M5S e in via di sostituzione dal Gil (Garanzia per l’Inclusione). «Non possiamo accettare che mentre noi continuiamo ad accapigliarci sul reddito di cittadinanza le imprese dichiarino che in 4 casi su 10 hanno difficoltà a trovare manodopera qualificata per lavori che sono ottimamente retribuiti».

Dunque, «bisogna lavorare per allineare quelle competenze» ha spiegato Meloni, ribadendo la proposta di creare un liceo del Made in Italy, che «deve partire ed è in dirittura d’arrivo».
Non solo a scuola però. Quello del “marchio Italia” è uno dei punti su cui l’esecutivo sembra puntare più forte. «È la cosa più preziosa che abbiamo, a patto che siamo in grado di difenderlo e valorizzarlo. Nelle prossime settimane faremo un collegato alla manovra per valorizzare il marchio, una legge quadro che punti su tre pilastri: lotta senza quartiere a contraffazione e concorrenza sleale, strumenti finanziari per far crescere le pmi nei settori dell’eccellenza, e formazione e competenza».
 

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