Migranti, Lampedusa è sotto assedio e l'Italia richiama l'Europa

Migranti, Lampedusa è sotto assedio e l'Italia richiama l'Europa
di Valentino Di Giacomo
Martedì 11 Maggio 2021, 12:00
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Un «Accordo di Malta bis» per provare a distribuire nuovamente i migranti in altri Paesi europei. È una corsa contro il tempo quella intrapresa dal ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese. Gli sbarchi, con l'arrivo della bella stagione, sono ripresi a gran ritmo, ma a preoccupare non sono soltanto i numeri quanto la gestione degli arrivi nel bel mezzo di una pandemia che rende ogni procedura più complessa. Oltre duemila persone sono sbarcate a Lampedusa in appena 24 ore. Nella notte tra domenica e lunedì sono approdati altri 635 migranti a bordo di quattro imbarcazioni, che si aggiungono agli oltre 1400 arrivati domenica. Venti differenti sbarchi in appena 24 ore e 2.128 persone che sono state tutte trasferite nell'hotspot dell'isola con il personale che ha difficoltà a gestire la situazione anche a causa dell'emergenza pandemica. Il Viminale, con l'estate alle porte e la previsione di un incremento esponenziale degli arrivi sulle nostre coste, sta cercando sponde per provare ad alleviare la pressione nei punti d'arrivo dei migranti. Ad oggi sono già il triplo le persone sbarcate in Italia rispetto allo scorso anno, almeno per chi riesce a realizzare l'intero tragitto dai porti libici. Solo ieri l'Unhcr ha segnalato che ci sono 23 dispersi in un naufragio avvenuto in Libia. Sono 42 i sopravvissuti, che soffrono di ustioni in diverse parti del corpo. Mentre Alarm Phone ieri pomeriggio ha segnalato almeno cinque carrette del mare in pericolo in zona Sar maltese con circa 419 migranti a bordo. Siamo a maggio, ma la situazione è già incandescente.

Nel suo ufficio al secondo piano del Viminale, il ministro Lamorgese ha trascorso l'intera giornata di ieri al telefono con i propri omologhi francesi e tedeschi. Stavolta è l'Italia a lanciare un Sos all'Europa perché la gestione dei flussi se è complessa da portare avanti dal punto di vista tecnico, lo è altrettanto sul fronte interno politico con il leader leghista Matteo Salvini che preme per vagliare soluzioni immediate. Anche per questo il presidente del consiglio, Mario Draghi, convocherà già oggi - o al massimo domani - una cabina di regia con Lamorgese, il titolare della Difesa Lorenzo Guerini e quello della Farnesina Luigi Di Maio. Il rischio, senza rapidi interventi, è di aprire un nuovo fronte di scontro in seno all'esecutivo sul dossier dei migranti. «In attesa che venga definito il nuovo Patto europeo per asilo e immigrazioni - ha chiesto il ministro Lamorgese alla commissaria agli Affari Interni della Ue, Ylva Johansson, nel corso di un colloquio telefonico - l'Italia chiede che venga attivato per l'estate un meccanismo temporaneo di solidarietà tra gli Stati membri dell'Ue, intenzionati ad aderire, e finalizzato al ricollocamento dei migranti salvati in operazioni di ricerca e soccorso in mare».

L'idea è di replicare l'Accordo di Malta già siglato nel settembre 2019 da Lamorgese con alcuni partner europei - anche Francia e Germania - che iniziò a dare buoni frutti almeno fino all'arrivo della pandemia. 

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Da parte dell'Europa c'è la volontà di aiutare, ma resta il problema di trovare delle misure per trasferire i migranti in sicurezza con la pandemia che incombe. «Davanti a questa enorme quantità di persone che arrivano in pochissimo tempo - ha spiegato Johansson - c'è bisogno di solidarietà nei confronti dell'Italia e chiedo agli altri Stati membri di sostenere i ricollocamenti». La commissaria agli Affari interni ha pure aggiunto «che è più difficile gestire i flussi migratori durante la pandemia, ma è possibile farlo ed è ora di mostrare solidarietà all'Italia. Non è ruolo della Commissione europea avere la guida delle operazioni di ricerca e salvataggio dei migranti, ma come parte del nuovo Patto sulla migrazione, ho messo in piedi un nuovo gruppo di coordinamento, che ha avuto la sua prima riunione alcune settimane fa e questo potrebbe essere un modo per coordinare meglio queste attività». Fino a qui gli intendimenti, ma il punto cruciale - come sempre avvenuto negli accordi extra-trattati in Europa - è passare dalle parole ai fatti. Sono mesi che la distribuzione dei migranti a causa del Covid è ferma al palo. Finché i numeri da gestire restano bassi non è un problema, ma il tutto si aggrava adesso con gli hotspot in Calabria e Sicilia che hanno reali difficoltà a gestire gli arrivi.

Dal settembre del 2019 ad oggi sono stati 1112 i migranti trasferiti dall'Italia verso i Paesi volontari all'Accordo di Malta. Il piano era partito di gran carriera con 353 persone trasferite in appena 3 mesi, non numeri da capogiro ma comunque oltre cento trasferimenti al mese come mai si erano visti. Erano stati appena 125 i migranti portati in altri Paesi europei da gennaio a settembre del 2019 quando al Viminale c'era Salvini, anche se la pressione migratoria in quel periodo era ben al di sotto ai livelli di guardia rispetto ad ora. L'emergenza pandemica ha poi finito per rallentare il piano di relocation volontaria, ma ora la situazione non è più gestibile soltanto dall'Italia. Al di là dei numeri, il ministro Lamorgese ne fa della redistribuzione volontaria una vittoria politica perché è comunque riuscita a scardinare le rigide norme dei Trattati di Dublino che prevedono di farsi carico dei migranti ai Paesi di primo sbarco. Ma ora non è più un problema solo politico, ma di reale gestione dell'ordinario tra il reperimento di nuove navi-quarantena dove ospitare le persone sbarcate, la gestione sanitaria di chi arriva, fino al personale medico e di polizia chiamato ad intervenire. É sul terreno operativo che la situazione è ormai critica. A Lampedusa, al momento, ci sono solo 4 medici per il triage a dover prevenire non solo focolai di Covid, ma a monitorare anche casi di Tbc. Se alcuni Paesi accettassero di dare una mano all'Italia servirà però del tempo per approntare dei piani concreti per i trasferimenti. Il problema è che di tempo ne è rimasto ormai poco e la pressione migratoria è tornata a spingere. 

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