Mezzi in cambio di rimpatri, la strategia di Roma per convincere Tunisi

Mezzi in cambio di rimpatri, la strategia di Roma per convincere Tunisi
di Valentino Di Giacomo
Domenica 16 Settembre 2018, 09:00 - Ultimo agg. 14:00
4 Minuti di Lettura

La Tunisia per ora dice no ai rimpatri immediati per i tunisini sbarcati nei giorni scorsi sulle coste italiane, ma le trattative sono soltanto all'inizio. Martedì il ministro Salvini vedrà al Viminale il suo omologo tunisino e l'obiettivo prefissato sarà dare una decisa accelerazione ai rimpatri verso Tunisi, ma anche garantirsi un maggiore impegno da parte del Paese nordafricano sui controlli dei flussi migratori nel Mediterraneo, sia per quelli provenienti dalla Tunisia che dalla Libia.
 
Gli accordi che si andranno a discutere saranno frutto di una trattativa serrata e, come in una partita a poker, nessuno ha intenzione di scoprire le carte per primo. Al ministero dell'Interno sono intenzionati ad offrire alla Tunisia mezzi e fondi per controllare le tratte dei migranti e per gli accompagnamenti nel Paese d'origine degli irregolari. Il sistema è già collaudato perché già in passato l'Italia, oltre a collaborare attivamente con le forze di sicurezza tunisine, ha donato loro sei motovedette, quattro pattugliatori, un centinaio di fuoristrada, radar e strumenti di controllo per potenziare i controlli sulle coste. Ciò che teme ora il governo italiano, come già temeva quello precedente, è che dietro alle partenze dalla Tunisia oltre 5mila gli irregolari arrivati lo scorso anno si possa celare una strategia mirata ad ottenere sostanziosi aiuti da parte dell'Italia. Questo uno dei motivi per cui la Tunisia ha negato inizialmente i rimpatri immediati, un modo per alzare la posta in gioco, nella consapevolezza di avere un ruolo cardine nel Mediterraneo. Cosi come è ben chiaro ai tunisini che il possibile raggiungimento di un'intesa sul fronte degli sbarchi rappresenterebbe per Salvini un ottimo bottino da giocarsi politicamente di qui al futuro. Un risultato che, tra l'altro, consentirebbe al titolare del Viminale di scavalcare i troppi indecisionismi europei.

Prima dell'inizio delle trattative con la controparte tunisina, a Salvini toccherà comunque ricucire i rapporti turbolenti con il governo nordafricano. Lo scorso giugno, infatti, nel corso di una visita all'hotspot di Pozzallo, disse che «la Tunisia non sta esportando gentiluomini, ma galeotti». Parole che causarono uno strappo formale fra i due esecutivi e con Tunisi che richiamò il proprio ambasciatore dall'Italia per chiarimenti. In realtà il ministro non diceva totalmente il falso perché effettivamente nel nostro Paese sono sbarcati nel corso degli anni molto spesso ex detenuti che hanno beneficiato di una delle frequenti amnistie decise dal governo di Tunisi. Ma in realtà, a preoccupare le forze di sicurezza italiane, sono soprattutto i terroristi che arrivano dalla Tunisia, quasi la metà degli espulsi per terrorismo dal nostro Paese provengono dallo Stato nordafricano. Il timore è che cellule dell'Isis ancora presenti nel Maghreb possano infiltrare gli jihadisti sui barconi, in questi anni sono stati a decine gli arresti anche nel Napoletano.

I possibili accordi con Tunisi serviranno comunque per bypassare le troppe difficoltà incontrate in questi anni con gli altri partner europei. Tra i Paesi finiti maggiormente nel mirino del Viminale, c'è soprattutto Malta. In questi giorni, proprio dalla Tunisia, sono arrivate decine di piccole imbarcazioni che stipavano 15 migranti ognuna. Quasi tutte queste barche, avvistate dai radar e dai mezzi di ricognizione italiani, sono transitate in acque maltesi.

Eppure, nonostante le chiamate della nostra Guardia costiera alle autorità della Valletta, nessun mezzo ha risposto o è intervenuto. In assenza di accordi europei, l'unica strada è quindi siglare intese direttamente con i Paesi di provenienza. Si comincerà dalla Tunisia che comunque, fino ad ora, è stato il governo nordafricano che maggiormente ha collaborato con l'Italia fin da quando lo scorso anno accettò l'invio dei propri connazionali attraverso i frequenti voli charter che partono da Roma in direzione Tunisi. Poi, l'intenzione di Salvini, è di allargare la platea dei Paesi che collaborano per i rimpatri, un obiettivo possibile se gli sbarchi continuassero a diminuire ai ritmi attuali.

© RIPRODUZIONE RISERVATA