Milano, la piazza dei 200mila per dire no al razzismo

Milano, la piazza dei 200mila per dire no al razzismo
di Claudia Guasco
Domenica 3 Marzo 2019, 09:00 - Ultimo agg. 14:05
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Una marcia allegra e festosa, un'onda forte e tranquilla. «Siamo in 200 mila», twitta alle tre del pomeriggio l'assessore Pierfrancesco Majorino. Un'ora dopo la testa del corteo arriva il piazza Duomo, mentre la coda è ancora al punto di partenza, in porta Venezia. «Non posso fare a meno di dire grazie di essere qua, la politica si fa in tanti modi, ma non lasciatela solo ai politici, fatela voi», sprona il sindaco Giuseppe Sala salendo sul camioncino degli organizzatori di People - prima le persone. Una manifestazione per chiedere un Paese «senza discriminazioni, senza muri, senza barriere». E di tutti i colori. «Questa è l'Italia che dice basta», afferma Majorino. Replica il vicepremier Matteo salvini: «Bene le manifestazioni pacifiche ma io non cambio idea e vado avanti per il bene degli italiani: in Italia si arriva solo col permesso, lotta dura a scafisti, trafficanti, mafiosi e sfruttatori».
 
In prima fila ci sono i bambini e i boy scout, con palloncini azzurri su cui è raffigurato un mappamondo. E po bandiere della pace, musica, carri, striscioni. «Il mondo che vogliamo è una storia a colori», recita uno. «Siamo tutti sulla stessa barca», ammonisce un altro. «Vogliamo vivere insieme», è l'augurio condiviso. In marcia nel serpentone due dei tre candidati alla segretaria del Pd che oggi si sfideranno nei gazebo delle primarie, Maurizio Martina e Nicola Zingaretti, l'ex presidente della Camera Laura Boldrini e il neosegretario della Cgil Maurizio Landini. Tanti volti noti della cultura e dello spettacolo, Roberto Vecchioni e Lella Costa, Claudio Bisio, Maria Amelia Monti e Ornella Vanoni, Malika Ayane, Giobbe Covatta. «Voi siete una poderosa testimonianza politica che l'Italia non è solo il Paese che viene descritto. Da qui, da Milano, può ripartire un'idea diversa d'Italia», afferma il sindaco ricordando le 1.200 associazioni che hanno aderito all'appello, i trenta gonfaloni che hanno sfilato e le organizzazioni presenti, dall'Anpi ai sindacati confederali, dall'Arci a Emergecy. «Abbiamo bisogno delle persone e di tornare alle persone», rilancia il governatore del Lazio Nicola Zingaretti, che posta sui social uno scatto insieme a Martina. «Da manifestazioni come questa va anche ricostruita la sinistra, tra le persone e non con le figurine e gli schemi dei politici. Questo governo non garantisce lavoro, sviluppo e benessere ma distribuisce tanto odio, rancore e divisione. L'Italia non può essere questo», riflette Zingaretti. E Martina condivide: «Il Pd unito è indispensabile per battere i seminatori d'odio in questo Paese, quelli che pensano che si costruisca il futuro dell'Italia sul rancore. Questa piazza ci chiede unità e apertura e noi non dobbiamo assolutamente deluderla». Nessuno cita apertamente il vicepremier Matteo Salvini e il segretario generale della Cgil Maurizio Landini spiega perché: «Non mandiamo un messaggio Salvini, ma al Paese che chiede di partecipare e di cambiare le politiche economiche. Il governo non sta combattendo le disuguaglianze. Questa piazza va oltre la sinistra, chiede l'unità sociale per riconoscere il lavoro come fondamento del Paese». E Zingaretti lo ribadisce in un post: «Solo quando metti prima le persone l'Italia è davvero più forte e più giusta. Questa è la nostra battaglia».

Sfilano le Mamme per la pelle, l'associazione nata per proteggere i bimbi di colore, subito dietro la nave lunga nove metri, ecologica e solidale, di Saving Humans, con la scritta «Zero sbarchi, 6 morti al giorno. Nel Mediterraneo annega l'Europa». Tante famiglie, coriandoli e ragazzi che ballano sulle note di People have the power. Dice Sala: «Oggi ci troviamo di fronte a uno spartiacque tra apertura e chiusura, tra qualche sogno autarchico che si manifesta nell'idea di trasmettere solo canzoni italiane alla radio e una visione internazionale». Milano, garantisce, può mostrare i benefici di una città aperta: «Sono i dati delle tantissime imprese aperte da stranieri, dei pochi bambini immigrati che hanno bisogno di assistenza con l'italiano, perché alla fine sono italiani». E si finisce così, con il corteo che balla con musica del dj italo nigeriano Simon Samaki Osagie.
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