Molise determinante come l'Ohio: un voto (anche) per Palazzo Chigi

Molise determinante come l'Ohio: un voto (anche) per Palazzo Chigi
di Gigi Di Fiore
Mercoledì 18 Aprile 2018, 09:05 - Ultimo agg. 09:51
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Inviato a Campobasso

Qui ci scherzano. Il Molise come lo Stato dell’Ohio negli Stati Uniti. I risultati delle elezioni regionali molisane di domenica indicatore determinante per decidere l’assetto del nuovo governo nazionale. Ci crede Matteo Salvini, che lo ha ripetuto a Termoli due giorni fa. E il fatto che, negli ultimi sondaggi di due settimane fa, il centrodestra figuri con due punti di vantaggio sul Movimento 5 Stelle ha spinto Luigi Di Maio a intensificare gli appuntamenti di questi ultimi giorni. Ha aggiunto nuove date di campagna elettorale rispetto a quelle già previste. 

Di Maio era ieri a Montenero di Bisaccia, tra oggi e venerdì si alternerà con Alessandro Di Battista in altre città. C’è da portare avanti il candidato presidente Andrea Greco, 33 anni e una laurea in legge, primo dei non eletti 5 anni fa con 894 voti. Nella consiliatura conclusa ha fatto da consulente giuridico al gruppo pentastellato. Affollatissimi tutti i comizi del M5S, dove cerca sempre di non mancare Patrizia Manzo, una delle fondatrici del Movimento in Molise e consigliere uscente. Su di lei ha prevalso, nelle votazioni in Rete delle regionarie, il giovane Greco designato con 212 preferenze. Si chiudono a riccio, tuonando contro «l’uso strumentale di argomenti senza valore» i leader del Movimento, che non sono per nulla imbarazzati su una vecchia parentela acquisita di Manzo. A destra la ripetono spesso e ci giocano: uno zio del candidato governatore era Sergio Bianchi, affiliato della Nco cutoliana, ucciso in una sparatoria con la polizia nel 1983. Il nipote politico non era ancora nato, quando lo zio fu ucciso e quando la sorella del padre lo conobbe ad Agnone, dove Bianchi era in soggiorno obbligato, e se ne innamorò. 
«Fango e colpi bassi» dicono nel Movimento, parlando di programmi sul lavoro, sul rilancio della sanità, sulla trasparenza. Da queste parti, alle ultime elezioni, dove è stato eletto deputato l’ingegnere Antonio Federico, consigliere regionale uscente, i 5 Stelle hanno raccolto il 45 per cento dei voti. Ora sperano di poter conquistare per la prima volta anche una presidenta di Regione, nonostante il calo nei sondaggi degli ultimi giorni. 

Non è un caso che molti comizi si concentrino su Venafro e dintorni. È il serbatoio di voti di uno dei potenti dei consensi molisani. Si chiama Aldo Patriciello, ex democristiano e da tempo forzista, signore della sanità regionale da proprietario di cliniche private assai note come la Neuromed di Pozzilli vicino Venafro. È il mondo della sanità il suo serbatoio di voti, che ha usato con molta disinvoltura giostrandoli tra destra e sinistra. Nel 2013, sponsorizzava una lista civica, «Rialzati Molise», dove fu eletto il cognato Vincenzo Cotugno. Una lista che appoggiava il candidato del centrosinistra Paolo Di Laura Frattura, anche se Patriciello non ha mai lasciato Forza Italia. Con la vittoria di Frattura, il posto di presidente del Consiglio regionale è stato facile preda di Cotugno. Cinque anni dopo, il salto di campo. «Rialzati Molise» non esiste più. Al suo posto un’altra lista civica, «Orgoglio Molise». Dietro c’è ancora Patriciello con il forte candidato Cotugno. Una sicurezza, considerando che alle ultime elezioni europee, dove fu candidato e vinse, Aldo Patriciello raccolse 110.742 voti. Divenne il primo eurodeputato della storia molisana. Stavolta, è schierato in appoggio al candidato di centrodestra Donato Toma, 60 anni, presidente dei commercialisti, consulente tecnico delle amministrazioni comunali di Campobasso prima e Boiano poi. «Vinciamo, vinciamo» dice senza riserve Toma. E si fa forte dell’appoggio di tutti i potenti dei voti del centro destra: da Patriciello a Michele Iorio, governatore per 12 anni fino al 2013. Iorio si ricandida da consigliere, si mette in gioco. «Non aspiro a poltrone» dice, ma sa che questo test sonderà il suo consenso in stand by per 5 anni.

«Abbiamo pensato a governare, non a far politica» dice il presidente uscente del Pd, Paolo Di Laura Frattura. Architetto, ex allievo della Nunziatella, pensava di essere ricandidato. Ma si è accorto che il suo nome divideva il fronte del centrosinistra. Gli erano contro i due deputati Roberto Ruta, rimasto nel Pd, e Danilo Leva, bersaniano passato con Liberi e uguali. Gli hanno contestato i voti di Patriciello. E hanno fondato il movimento «Molise 2.0» annunciando un loro candidato. Il rischio divisione è stato scongiurato con la candidatura di Carlo Veneziale, 49 anni, originario di Napoli. È stato amministratore unico della finanziaria regionale Finmolise e assessore con Frattura, che commenta: «È stata chiesta discontinuità, poi tutti d’accordo su un mio assessore. Viene il dubbio che la questione più che politica fosse personale».

L’amministrazione uscente lascia una Regione con costi di personale diminuiti di 11 milioni, 22 dirigenti e 130 altri dipendenti in meno. Un taglio di spese anche con la vendita di una delle due sedi a Roma, sicuramente troppe. E poi liquidazioni di società in partecipazione. Ne restano solo tre, via anche la fantomatica Autostrade Molise spa e le partecipazioni in imprese. Dice il presidente uscente Paolo Di Laura Frattura: «Il nostro limite è stato non essere riusciti a far percepire ai molisani questo risanamento di bilancio, possibile anche con sacrifici come per la sanità».

È proprio la sanità, qui commissariata, uno dei temi caldi della campagna elettorale. Salvini ha promesso la riapertura di ospedali, ridimensionati da tagli. E i pentastellati incalzano, denunciando il «conflitto di interessi», prima nel centrosinistra e ora nel centrodestra, per la presenza di una lista di fatto sostenuta da chi nel settore sanitario è imprenditore. Il riferimento a Patriciello è evidente.

Domenica negli hotel c’è il tutto esaurito. L’Ohio abiterà qui. E c’è chi la vede in positivo, con giornali e televisioni che parlano del Molise, ultima nata tra le regioni italiane, in un grande spot turistico. Si voterà per la prima volta con la legge elettorale molisana. Sarà un test da laboratorio politico: prevede che il candidato, che prende un solo voto in più degli altri, non solo vince, ma ha maggioranza assicurata con 12 consiglieri su 21. Le opposizioni potranno dividersi solo otto posti. Per la prima volta, sarà la Regione e non la Prefettura a gestire organizzazione e software elettorali. I risultati si conosceranno presto, i molisani elettori sarebbero 312mila ma 80mila sono residenti all’estero. Si farà presto, mentre fino a venerdì qui faranno capolino altri leader nazionali. Oggi Maurizio Martina per il Pd, domani Giorgia Meloni di Fdi. Non sarà l’Ohio, ma in tanti credono davvero che queste elezioni daranno un’indicazione sul governo nazionale. Si vedrà.
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