Augusta Montaruli, la sottosegretaria all'Università si è dimessa dopo la condanna a un anno e sei mesi per peculato. «Sono certa della mia innocenza»

Lo ha annunciato in una lunga lettera: «Ho deciso di dimettermi dall'incarico di Governo - dice l'esponente di FdI - per difendere le istituzioni certa della mia innocenza»

Augusta Montaruli, la sottosegretaria all'Università si è dimessa dopo la condanna a un anno e sei mesi per peculato
Augusta Montaruli, la sottosegretaria all'Università si è dimessa dopo la condanna a un anno e sei mesi per peculato
Sabato 18 Febbraio 2023, 15:10 - Ultimo agg. 22 Aprile, 10:17
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Lascia la sottosegretaria al Mur, Augusta Montaruli, dopo la condanna definitiva di ieri a un anno e sei mesi per peculato in uno dei filoni della 'Rimborsopoli' piemontese, il processo sull'uso improprio dei fondi dei gruppi in Consiglio regionale durante il mandato 2010-2014. «Ha finalmente fine un processo che è durato ben undici anni, per fatti che risalgono a 13 anni fa, articolato in cinque gradi di giudizio, con un'assoluzione piena in primo grado ed un esito ieri contrario», scrive l'esponente di Fratelli d'Italia. «Mi riservo di valutare l'opportunità di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea - fa sapere - . Ho creduto, credo e continuerò a credere nella Magistratura. D'altra parte solo chi confida nella propria innocenza e nella Giustizia si sottopone a dibattimento ovvero per così tanto tempo al giudizio in modo pubblico benché  un procedimento simile, fin dall'inizio, sia stato mediaticamente esposto. Così io ho fatto». «Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo - tantomeno di legge - ha deciso di rassegnare le dimissioni dall'incarico di sottosegretario all'Università, che ha ricoperto con onore, capacità ed impegno costante». Lo dichiarano in una nota congiunta i capigruppo di Fratelli d'Italia Tommaso Foti e Lucio Malan.

 

Montaruli, la lettera con le dimissioni

«Mi sono difesa in un tribunale non da un tribunale e non intendo ora in ragione di quello in cui credo assumere una mia difesa fuori da questo contesto - si legge in un testo a sua firma - .

Mi sono sempre assunta la responsabilità della mia condotta anche quando leggevo o ascoltavo facili ironie su spese mai contestate dalla procura e su cui quindi non ho potuto difendermi neppure nelle aule dove in modo rispettoso ho rinviato ogni valutazione sempre. Per quella stessa responsabilità in ogni caso ancor prima che questo processo avesse inizio e potesse definire un giudizio ho provveduto alla restituzione delle somme contestate per una cifra pari ad oltre il doppio rispetto a quella indicata dall'odierna sentenza», ricorda.

«Ho la serenità di poter dire che non ho causato alcun ammanco alle casse pubbliche né altro danno alla pubblica amministrazione e ai cittadini - si legge in un altro passaggio - . Niente peraltro è mai stato nascosto ed infatti il processo che mi ha visto parte si fonda sostanzialmente su rendicontazioni debitamente consegnate quando ancora nessuno era ancora neppure indagato. Anche da un punto di vista istituzionale ho provveduto a partire dal 2012 ad autoescludermi da ogni candidatura per ben cinque anni ed in ogni caso fino alla prima sentenza di assoluzione. Considerata la particolarità dell'inchiesta non ho aspettato il giudizio dei magistrati per non rinviare sine die una valutazione attenta delle mie responsabilità politiche». «Se poi anche in punta di diritto oggi mi potessi sedere formalmente dalla parte della ragione non mi sentirei altrettanto sollevata in coscienza; non so francamente come facciano coloro che non essendo esenti dalle medesime responsabilità politiche se ne sono sottratti per tutti questi anni, nascondendosi nel silenzio o addirittura oggi parlandone a sproposito. Ciò nonostante non ho mai paragonato la mia vicenda a quella di altri per cui stranamente non è mai iniziata: non dovevo essere io ugualmente alleviata ma loro sottoposti allo stesso metro di giudizio. Non sono mai scappata. Non lo farò ora», si legge ancora.

La condanna definitiva per peculato

La Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva la sottosegretaria all'Università Augusta Montaruli, oggi dimissionaria, a un anno e sei mesi, per l'uso improprio dei fondi del gruppo consiliari del Piemonte, negli anni dal 2010 al 2014, quando era consigliera a Palazzo Lascaris. I giudici supremi hanno applicato uno sconto di pena rispetto alla sentenza della Corte d'Appello di Torino, che nel 2021 l'aveva condannata a un anno e sette mesi. Confermate anche le condanne per l'ex presidente della Regione, il leghista Roberto Cota (un anno e sette mesi) e per l'ex deputato ed ex sindaco di Borgosesia Paolo Tiramani, sempre della Lega, (un anno e 5 mesi). Montaruli era entrata in consiglio regionale con il Popolo della Libertà, quando il presidente era Roberto Cota. Insieme ad altri consiglieri era finita nella bufera giudiziaria dopo che la Procura torinese aveva contestato dei rimborsi gonfiati. Le spese riguardavano cene, abiti di lusso, gioielli, borse, ma anche dei corsi sull'uso dei social network e dei libri. Gli inquirenti avevano contestato alla Montaruli spese improprie per un totale di 41.552 euro, nel periodo dal 2010 al 2012. In primo grado era stata condannata a quattro mesi per finanziamento illecito, in quanto si era fatta rimborsare una spesa di un ristorante per duecento euro dove si era tenuto un incontro elettorale con Maurizio Marrone, all'epoca dei fatti suo marito e oggi assessore regionale. Le accuse erano state rilanciare in appello e Montaruli era stata condannata per peculato, per essersi fatta rimborsare secondo l'accusa spese per circa 25mila euro. Nel novembre 2019 la Cassazione ordina un secondo processo in Corte d'Appello che si conclude il 14 dicembre 2021 con la condanna a un anno e sette mesi. «Continuo a ribadire la mia innocenza, che peraltro fu riconosciuta dal Tribunale, a Torino, al termine del primo grado di giudizio. D'altra parte in Italia funziona così: c'è l'appello, l'appello bis, la Cassazione. Ma poi c'è la Corte europea per i diritti dell'uomo, alla quale farò sicuramente ricorso», afferma Roberto Cota, oggi avvocato, dopo la sentenza della Suprema Corte. «Nel ricorso - annuncia Cota - metterò in evidenza specifici profili di violazione delle norme comunitarie in materia di giustizia».

FdI: «Decisione generosa e spontanea»

«Non possiamo che rispettare la decisione generosa e spontanea di Augusta Montaruli che, pur non avendo alcun obbligo a riguardo - tantomeno di legge - ha deciso di rassegnare le dimissioni dall'incarico di sottosegretario all'Università, che ha ricoperto con onore, capacità ed impegno costante». Lo dichiarano in una nota congiunta i capigruppo di Fratelli d'Italia Tommaso Foti e Lucio Malan. «La conosciamo fin dalla gioventù e ben sappiamo quanto ha sempre dato in termini di impegno per le battaglie della destra, mai risparmiandosi e sempre mettendo a servizio della stessa idee e progetti. Nel momento in cui, con una scelta personale, decide di lasciare questo ruolo che si era guadagnata sul campo, la abbracciamo con l'amicizia di sempre - aggiungono dal partito di Giorgia Meloni - La aspettiamo attiva e determinata, sia nel gruppo parlamentare sia nel partito, perché continui ad essere punto costante e prezioso riferimento e a trasfondere quell'entusiasmo che le deriva da una disinteressata passione. Gli avvoltoi, che pensavano di poter speculare politicamente e personalmente su una vicenda che ha toccato tanti, anche tra coloro che si erigono a censori, e colpito pochi, sono serviti. A Fratelli d'Italia la morale non la fa nessuno, tantomeno la sinistra del professionale malcostume».

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