Movimento 5 Stelle, gli uomini di Di Maio stufi degli attacchi a Draghi: «Chiarimento con Conte»

Movimento 5 Stelle, gli uomini di Di Maio stufi degli attacchi a Draghi: «Chiarimento con Conte»
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 6 Maggio 2022, 07:00 - Ultimo agg. 12:30
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All'interno dell'M5s la chiamano svolta anti-governativa. È la linea impressa, da qualche giorno, dal suo leader politico Giuseppe Conte. Prima lo scontro sull'inceneritore di Roma, poi lo scontro sul super bonus (criticato da Draghi ma cavallo di battaglia dei grillini) e, infine, ieri l'ultimo episodio: l'ex premier si schiera apertamente contro l'invio di altre armi offensive all'Ucraina deciso dal governo. Con il paradosso di far ritrovare il suo partito sulle stesse posizioni dell'ex alleato Matteo Salvini. Posizioni che, al momento, fanno calare anche il borsino dei rapporti con il Pd. Da qui l'allarme rosso fatto scattare da un gruppo di senatori vicini a Luigi Di Maio che avrebbe chiesto, con urgenza, alla capogruppo Mariolina Castellone di convocare una riunione. E qui i parlamentari chiederanno una riflessione collettiva, una sorta di chiarimento pubblico, visto il deterioramento dei rapporti tra M5s e governo. 

Passaggio, a questo punto, ormai urgente specie se l'ex premier ieri pomeriggio, arrivando al Tempio di Adriano, dove si tiene la prima lezione della scuola di formazione pentastellata con Gustavo Zagrebelsky e Vito Mancuso, rilancia i paradigmi grillini: «Non è questione di essere professionisti della politica. La politica deve essere aperta a tutti i cittadini». Come a prendere le distanze dalla linea di un M5s di governo cara al ministro Luigi Di Maio, ormai il suo antagonista interno da almeno tre mesi.

Ma d'altronde è questa ormai la rotta di Giuseppe Conte che, anche ieri, continua a duellare a distanza con il premier Draghi e con il ministro della Difesa Lorenzo Guerini. «È veramente necessario ed urgente quel che invochiamo da giorni: che il premier Draghi e il ministro Guerini vengano in Parlamento e si confrontino. Abbiamo bisogno di avere un indirizzo politico. Siamo contrari come M5s all'invio di armi sempre più letali e offensive, ma il tema vero è l'indirizzo politico: l'Italia sta partecipando agli aiuti all'Ucraina ma con quali finalità?», chiede ieri sera di nuovo Conte insistendo su Draghi ed evidenziando tutto il suo disaccordo sulla linea governativa sul conflitto russo-ucraino. E chiede anche che Draghi in Parlamento «chiarisca anche la posizione sulla guerra che porterà a Washington». E non bastano le battute di qualche parlamentare del Pd in Transatlantico a svelenire il clima: «Ma il ministro degli esteri non è un grillino?....». 

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Sarà ma nell'M5s la situazione non è mai stata così tesa. A cominciare anche dal caso Petrocelli, il pentastellato filo russo deciso a rimanere a capo della commissione Esteri che ora si vorrebbe disarcionare a tutti i costi. Per ora le forze che sostengono l'esecutivo, pur di far decadere Petrocelli, hanno fatto dimettere i propri componenti ma non ne hanno indicato altri in sostituzione. In attesa di sapere chi sarà chiamato a prendere il posto dell'ex pentastellato. E anche qui ci sarebbe una diversità di vedute tra Conte e Di Maio: il primo vorrebbe l'ex capogruppo del Movimento 5 stelle Licheri, mentre l'ala governista che fa riferimento al ministro Di Maio punterebbe sulla Nocerino.

Anche se, nonostante le precisazioni, resta alta l'allerta dei grillini sul ministro Guerini che ha spiegato in audizione come verranno inviati «anche dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile». «Dichiarazioni allarmanti» per i grillini che però apprezzano la successiva correzione di rotta del titolare della Difesa che specifica come si tratterà «di munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini». 

 
 

Comunque sia restano alte le preoccupazioni del fronte grillino governista che fa capo a Di Maio, timoroso di questa nuova linea in cui si mette in discussione la politica del premier e, di conseguenza, i rapporti con gli alleati. A cominciare da quelli con il Pd. Alleanza, quest'ultima, che esce lesionata. A Roma per la questione inceneritore ma anche a Pozzuoli, nel napoletano, dove ieri i grillini hanno cancellato il patto con il Pd per l'inchiesta giudiziaria che ha colpito il sindaco dem uscente e il coordinatore nazionale delle agorà volute da Enrico Letta.

Per questo un gruppo di senatori avrebbe già fatto richiesta alla capogruppo Mariolina Castellone di convocare una riunione visto il deterioramento dei rapporti tra M5S e governo, e un confronto sulla politica estera, alla luce delle ultime posizioni assunte dal leader 5 Stelle Giuseppe Conte sulla crisi ucraina. Posizioni nuove perché l'ex premier ormai è convinto che si voglia estromettere i grillini dalla compagine di governo. E lo ripete da giorni: «Inizio a pensare che qualcuno voglia spingere l'M5S fuori dal governo, se è questa l'intenzione lo dicano chiaramente». 

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