Il Movimento Neoborbonico attacca La Russa: «17 marzo festa nazionale? Pensi ai problemi del Sud»

Il Movimento Neoborbonico attacca La Russa: «17 marzo festa nazionale? Pensi ai problemi del Sud»
di Antonio Folle
Venerdì 14 Ottobre 2022, 14:19 - Ultimo agg. 15 Ottobre, 16:00
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L'elezione a presidente del Senato di Ignazio La Russa rischia di essere una delle più "divisive" degli ultimi quarant'anni. Al di là dei malumori di Berlusconi, dopo il discorso di insediamento di La Russa si è scatenato un vero e proprio coro di polemiche da Roma in giù. Tra i passaggi più controversi del discorso del neo eletto presidente del Senato, quello relativo alla proposta di rendere il 17 marzo, data della fondazione del Regno d'Italia, festa nazionale.

La proposta di rendere festività nazionale la data che dovrebbe celebrare l'Italia unita è un vecchio pallino di Fratelli d'Italia ed è già stata lanciata - senza successo - negli scorsi anni. Durissima a riguardo la presa di posizione del Movimento Neoborbonico, che ha voluto ricordare ad Ignazio La Russa - siciliano doc - come l'unità italiana abbia rappresentato per il Sud un vero e proprio dramma che va avanti ancora oggi, tra distruzione del tessuto economico e sociale - basti pensare allo smantellamento delle officine di Pietrarsa in favore dell'Ansaldo di Genova -, la terribile guerra civile scoppiata nell'ex Regno delle Due Sicilie e bollata con il marchio infame di "brigantaggio" e, soprattutto, la tragedia dell'emigrazione di milioni di meridionali al nord Italia o all'estero. Tragedia che va avanti ancora oggi e che vede impoverirsi progressivamente il Mezzogiorno d'Italia, privato delle menti migliori che, dopo anni di studi anche di alto livello, preferiscono rivolgersi altrove per cercare lavoro.

«Risulta veramente difficile - ha dichiarato Emilio Caserta, responsabile del Movimento Neoborbonico Giovanile - pensare che un rappresentante della Repubblica Italiana, oggi presidente del Senato, possa aver affermato di voler rendere il 17 marzo Festa Nazionale.

Quella data segna la fine ufficiale di uno Stato Indipendente quale il Regno delle due Sicilie, tra saccheggi e plebisciti farsa, mentre oggi ci interroghiamo su quello che sta succedendo in Ucraina. Ma soprattutto segna il ricordo dei tanti danni subiti dal Paese proprio in quel lungo periodo tra guerre mondiali e dittature. Se questa proposta dovesse diventare realtà - continua Caserta - pur trattandosi di una festa ormai poco sentita dal popolo in tempi moderni, le istituzioni e gli storici dovrebbero spiegare come mai si tratterebbe di una festa, forse, solo per una parte del Paese mentre l’altra sarebbe costretta a ricordare l’inizio della questione meridionale. Quella questione fatta di povertà ed emigrazione, mai risolta in 160 anni, ed un siciliano come il presidente La Russa dovrebbe saperlo. Ci sono altre priorità!».

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Fratelli d'Italia ha più volte sottolineato la necessità di riscoprire i valori risorgimentali. Ma l'opera di riscoperta è resa ardua dal dibattito storiografico che va avanti ancora oggi e che, lentamente, sta facendo emergere un dramma, quello del popolo del Regno delle Due Sicilie, assoggettato con la forza da un esercito regolare di un paese straniero - l'analogia con l'Ucraina odierna è del tutto evidente - e dove un generale aveva potere di vita e di morte su persone che si sentivano ancora legittimamente sudditi di un sovrano, Francesco II, che non aveva mai rinunciato ai suoi diritti al trono.

«Ben prima di celebrare l'unità d'Italia, che in fondo non è stata altro che un "allargamento" dei confini del regno di Sardegna-Piemonte, sarebbe opportuno celebrare e far conoscere nelle scuole le stragi di Pontelandolfo, Casalduni o Auletta, paesi che hanno subito sulla loro pelle la ferocia delle truppe piemontesi che, per efferatezza, non si discostavano molto dai nazisti» sottolineano dal Monvimento Neoborbonico.

La presa di posizione dei Neoborbonici ha inoltre trovato eco anche nel consiglio regionale della Campania. La consigliera regionale Maria Muscarà ha rincarato la dose, attaccando il neo eletto presidente La Russa sullo spinosissimo tema dell'autonomia differenziata che, verosimilmente, sarà attuata proprio dal governo guidato dal partito di Giorgia Meloni e, soprattutto, richiamandolo ai grandi temi di attualità.

«Spero vivamente - ha dichiarato Maria Muscarà - che nella testa di Ignazio La Russa frullino idee ben più importanti e costruttive. In questo momento siamo un Paese realmente in guerra e dobbiamo preoccuparci in primis di superare l’inverno, altrimenti non ci saranno feste che terranno. Con questo governo il meridione dovrà ingoiare il boccone amaro dell’Autonomia Differenziata contro il Sud e la “sua cara” Sicilia, già sostenuta e difesa dai suoi stessi partiti. Altro che Regno d’Italia e 17 marzo 1861. A quel tempo - ha precisato la consigliera regionale - l’Italia non era nemmeno del tutto completa, mancava parte del Nord-Est e del Lazio. Intanto il Mezzogiorno è sparito dai piani del governo».

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