«Confermo l’impegno dell’Italia nei confronti della Nato e delle sfide comuni che l’Alleanza si trova ad affrontare in questo momento delicato». Il messaggio istituzionale con cui Giorgia Meloni ieri ha chiuso il faccia a faccia con il segretario generale della Nato Jans Stoltenberg riassume il senso di un colloquio durato meno di un’ora in cui - al netto dei tanti dossier caldi toccati, dalla Libia ai pericoli della guerra cyber - la premier si è principalmente “limitata” a garantire che il sostegno atlantista rivendicato in campagna elettorale è davvero la linea che sarà perseguita con convinzione dall’esecutivo. Un posizionamento che peraltro Meloni difenderà anche la prossima settimana al G20, dove terrà un primo bilaterale con il presidente Usa Joe Biden, come confermato dalla Casa Bianca.
«Ribadisco la volontà dell’Italia di partecipare da protagonista: siamo una nazione seria e leale e continueremo a dimostrarlo».
Non solo. Al netto della posizione sul conflitto in Ucraina e della natura «conoscitiva» del colloquio sottolineata da fonti di governo, il faccia a faccia ha avuto un respiro più ampio. Anche perché, del resto, «l’alleanza è indispensabile per la sicurezza e la prosperità delle nostre nazioni: senza sicurezza non c’è e non ci può essere crescita per le nostre società e ovviamente - ha aggiunto la premier - dobbiamo insieme difendere i comuni valori della nostra identità occidentale». E quindi sul tavolo è finita ad esempio la necessità di ampliare la collaborazione anche tra la nato e l’Europa, al fine di rendere reale la Difesa comune. Al pari di quella di continuare a supportare e finanziare «quel primato tecnologico che da secoli consente all’Occidente di essere e di vivere sicuro e di essere protagonista».
D’altro canto Stoltenberg si trovava nella Capitale proprio per parlare dei rischi della guerra digitale. Un tema al centro della Nato cyber Defence Pledge Conference 2022, che si è tenuta ieri a porte chiuse alla Farnesina. Evento in cui il norvegese non si è limitato ad invitare gli Alleati a compiere maggiori investimenti o a lodare la nostra Strategia nazionale appena varata (tra l’altro nel Decreto Aiuti di settembre è stata prevista la possibilità per i nostri servizi segreti di effettuare operazioni cibernetiche offensive in risposta ad attacchi informatici), ma ha anche chiarito come i cyberattacchi possano innescare l’articolo 5 del Trattato atlantico, cioè la difesa collettiva tra gli alleati Nato.
Tornando al faccia a faccia con la premier, ciò che trapela è che Meloni - dopo il sostegno a Kiev - ha tenuto a richiamare l’attenzione dell’organizzazione anche al «fianco meridionale». Ovvero, in primis alla stabilizzazione della complessa situazione libica, sempre più fondamentale per garantire approvvigionamenti energetici scevri da altri condizionamenti geopolitici. Infine, a preoccupare è anche la tensione in aumento nei Balcani.