'ndrangheta, maxi-inchiesta in Toscana: indagatI il capo di gabinetto di Giani e un consigliere regionale Pd

'ndrangheta, maxi-inchiesta in Toscana: indagatI il capo di gabinetto di Giani e un consigliere regionale Pd
'ndrangheta, maxi-inchiesta in Toscana: indagatI il capo di gabinetto di Giani e un consigliere regionale Pd
Giovedì 15 Aprile 2021, 15:43 - Ultimo agg. 23:48
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C'è anche Ledo Gori, capo di gabinetto del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, tra gli indagati nell'inchiesta della Dda di Firenze su presunti reati ambientali che coinvolge anche imprenditori considerati contigui alle cosce di 'ndrangheta e che oggi ha portato a sei arresti.

Le accuse a Ledo Gori

A Gori viene contestato il reato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Per la procura, Gori si sarebbe reso disponibile a soddisfare le richieste del gruppo criminale, composto tra l'altro dai vertici dell'Associazione conciatori di Santa Croce sull'Arno, in cambio dell'impegno da parte degli imprenditori di chiedere esplicitamente al candidato a presidente della Regione Eugenio Giani - estraneo alle indagini -, e poi allo stesso Giani come presidente eletto, di confermarlo nel suo incarico come capo di gabinetto.

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Indagato anche consigliere del Pd

Nell'inchiesta Gori non è accusato del reato di associazione per delinquere. Sempre nell'inchiesta risulta indagato, tra gli altri, il consigliere del Pd Andrea Pieroni, accusato sempre di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Indagato poi per abuso d'ufficio il direttore del settore ambiente e energia della Regione Toscana, Edo Bernini.

Rifiuti e fanghi industriali

L'inchiesta che portato ai sei arresti (uno in carcere e cinque ai domiciliari) in Toscana, Calabria e Umbria rappresenta solo un filone di una complessa indagine della Dda di Firenze che in totale ha prodotto 23 misure cautelari. Al centro del filone che coinvolge il capo di gabinetto di Eugenio Giani, la gestione di rifiuti reflui e fanghi industriali prodotti nel distretto conciario tra le province di Firenze e Pisa.

Alcuni soggetti a capo dell'Associazione conciatori di Santa Croce (Pisa) avrebbero rappresentato, spiegano gli investigatori, il fulcro decisionale di tutto il sistema indagato. Per l'accusa, le ceneri di risulta dei rifiuti conciari classificati 'Keu', altamente inquinanti, sarebbero state miscelate con altri materiali e riutilizzate in attività edilizie. Circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati sarebbero stati usati nella realizzazione del V lotto della Strada 429.

L'altro filone ha portato all'esecuzione di due ordinanze di custodia cautelare, per un totale di 17 arresti che hanno colpito imprenditori contigui alla cosca Gallace di Guardavalle (Catanzaro). Sono questi gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata all'estorsione, illecita concorrenza con violenza e minaccia, sub-appalto irregolare ed altro, nonché associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti, favoreggiamento, il tutto aggravato sia dal metodo mafioso che dall'avere agevolato la cosca Gallace. Scoperto l'approvvigionamento di cocaina da parte della cosca e la successiva distribuzione in Toscana. Il traffico ruotava attorno al porto di Livorno ed è stato arrestato un importante esponente della 'ndrangheta. Messa in luce anche l'infiltrazione che passava nel settore inerti della cosca Gallace che, preso il controllo su una storica azienda del Mugello, avrebbe condizionato la concorrenza aggiudicandosi importanti commesse pubbliche. 

Le indagini capillari del Ros, dei carabinieri forestali di Firenze e dei carabinieri di Livorno, insieme ad altri gruppi specialistici dell'Arma, si sono evolute su direttrici principali. Una riguarda il controllo del mercato del movimento terra in più province toscane, mediante estorsioni e illecita concorrenza tramite violenza o minacce, ottenuto da soggetti di vertice della storica impresa 'Cantini Marino srl' di Vicchio ( Firenze) tramite l'impresario Graziano Cantini e il suo principale collaboratore Nicola Verdiglione i quali - spiegano i carabinieri, direttamente collegati a soggetti organici al Clan Gallace (Domenico Vitale e Nicola Chiefari) hanno sfruttato la forza della consorteria mafiosa per imporsi sul mercato del movimento terra e della fornitura di inerti a discapito di aziende concorrenti, «infiltrandosi» in importanti commesse pubbliche in Toscana.

Le condotte criminali sono state attuate a carico di diversi imprenditori e tecnici di settore in relazione alla fornitura di materiale per i lavori da eseguire in un importante cantiere relativo ad un appalto milionario tra Castelfiorentino ed Empoli. Inoltre, sotto indagine ci sono legami, che gli investigatori definiscono «di comodo» con la «pubblica amministrazione aretina (Consorzio Bonifica Valdarno) per l'assegnazione diretta di lavori per importi contenuti (sotto soglia), su cui sono in corso approfondimenti». Tra i reati contestati l'estorsione posta in essere a carico di un impresario calabrese con il concorso dell'imprenditore Francesco Lerose di Crotone Francesco, arrestato anche per le accuse maurate nell'indagine dei Cc Forestali sullo smaltimento illecito di rifiuti, aggravati dall'agevolazione mafiosa (Operazione «Keu»). Altro fronte contrastato dalla Dda coi carabinieri alla 'ndrangheta in Toscana è il narcotraffico internazionale che ha portato al sequestro totale di circa 191 chili di cocaina (periodo maggio 2017 - agosto 2019) nel cui contesto è maturato a cura dei carabinieri di Livorno e del Ros l'arresto del latitante Francesco Riitano nell'agosto 2019 sotto falso nome a Giardini Naxos (Messina), individuato grazie al suo legame con l'indagato Domenico Vitale che lo incontrava periodicamente in località segrete.

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