Nicola ​Rao alla guida del Tg2, ma le partite sull’ad (Fuortes) e sul Tg1 sono rinviate

Il giornalista va al posto di Sangiuliano nominato ministro: dal Cda arrivano 4 sì

Nicola Rao alla guida del Tg2, ma le partite sull’ad (Fuortes) e sul Tg1 sono rinviate
Nicola ​Rao alla guida del Tg2, ma le partite sull’ad (Fuortes) e sul Tg1 sono rinviate
di Francesco Bechis
Mercoledì 14 Dicembre 2022, 22:31 - Ultimo agg. 15 Dicembre, 15:55
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Un passo alla volta. È il metodo di Giorgia Meloni per sciogliere uno dei nodi più intricati per chi entra a Palazzo Chigi: le nomine in Rai. E un passo, il primo, è stato fatto ieri. Quando il Cda della rete pubblica ha votato a favore della nomina di Nicola Rao come direttore del Tg2. Quattro sì: oltre all’Ad Carlo Fuortes e la presidente Marinella Soldi, i consiglieri indicati dalla maggioranza Simona Agnes e Igor De Blasio. Tre - i consiglieri di opposizione e dei lavoratori Francesca Bria, Alessandro Di Majo, Riccardo Laganà - i voti contrari. 

 

IL PROFILO

Sperava in un voto unanime FdI, per un giornalista molto apprezzato dal mondo conservatore. Vicedirettore del Tg1 dal settembre 2021, Rao prenderà il ruolo già ricoperto da Gennaro Sangiuliano (in mezzo, una reggenza di tre mesi di Carlo Pilieci) dopo una lunga esperienza in Rai, dove è entrato nel 2002. Alle spalle, una fortunata carriera dentro all’Adnkronos nella veste di cronista di giudiziaria e poi giornalista parlamentare. Tra gli scoop, la rivelazione - primo in Italia - della mano di Cosa Nostra dietro alle stragi del biennio 1992-1993. Prima ancora, negli anni ‘80, la firma su diverse inchieste sulle Brigate Rosse e le interviste con alcuni ex capi dell’organizzazione terrorista tutt’ora detenuti, come Prospero Gallinari e Bruno Seghetti. Poi vent’anni a viale Mazzini, dove Rao ha lavorato nel Tgr Lazio, che ha diretto dal 2010 al 2017. Fino al primo telegiornale e oggi la guida del Tg2. Ieri il Cdr ha difeso il nuovo direttore esprimendo «apprezzamento» al Cda. 
Il primo tassello del puzzle Rai del governo Meloni è al suo posto.

L’unico a muoversi fino al nuovo anno. Ma la calma piatta nel toto-nomine si protrarrà fino al dopo-Sanremo, in primavera, dicono i ben informati. Dopotutto la premier - vista anche l’agenda di governo - non ha fretta di sostituire tutte le caselle. 

IL RISIKO

Una, la principale, resta la più attenzionata. Non è un mistero che FdI sia convinta della necessità di un cambio al vertice. Il mandato di Fuortes scade nel 2024, per la successione il nome forte è uno solo: Giampaolo Rossi, ex Cda Rai, da sempre primo consigliere dei conservatori quando di mezzo c’è la tv. A novembre, in un incontro a Palazzo Chigi, Meloni ha avanzato una proposta a Fuortes: nominare Rossi direttore generale. L’Ad, da parte sua, ha reso note le sue perplessità. Tutto fermo per ora, anche se c’è chi scommette che la partita per la poltrona di vertice possa aprirsi già dopo l’inverno: FdI non ha un consigliere nel Cda e non intende cedere sul nome di Rossi. Una soluzione intermedia? Affidare all’ex Cda le redini di Rai Cinema (l’Ad Paolo Del Brocco è in scadenza), o di fondere la consociata con Rai Fiction. Solo voci. Un momento clou potrebbe aprirsi a marzo, quando il direttore degli Approfondimenti Antonio Di Bella dovrebbe andare in pensione (salvo una proroga).

In lizza c’è il vice Paolo Corsini, gradito da ambienti conservatori. Tra quelli che sperano in una nomina, anche Roberto Sergio direttore di Rai Radio. Quanto al Tg1, il più ambito, i tempi saranno lunghi. La direttrice Monica Maggioni, già presidente Rai, gode di stima trasversale tra le forze politiche. Più in là, a fine anno, non esclude un ritorno al “prodotto” tv. A quel punto si riaprirà la corsa al primo tg. E qui un nome spendibile è Paolo Petrecca, una scelta che piace molto a FdI, se non lo stesso Rao. Tra gli esterni, voci indicano come papabili Gian Marco Chiocci o Alessia Lautone. Sullo sfondo il pressing dei partiti. In maggioranza, la Lega spinge per spostare Angela Mariella dalla direzione di Isoradio al timone del Gr Radio. Il suo attuale direttore, Andrea Vianello, potrebbe prendere il posto a New York (si è appena liberato) o magari la guida di Rai Sport, dove oggi c’è Alessandra De Stefano a cui non dispiacerebbe la sede di Parigi (Giovanna Botteri è prossima alla pensione). Forza Italia tiene a una promozione di Antonio Preziosi, oggi direttore di Rai Parlamento. Lì, quando sarà, i Cinque Stelle vorrebbero Giuseppe Carboni, oggi alle dipendenze dell’Ad. 
 

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