Conte salvo con 156 voti, ecco chi sono i «costruttori» del premier: morosi, trasformisti ed espulsi

Conte salvo con 156 voti, ecco chi sono i «costruttori» del premier: morosi, trasformisti ed espulsi
di Lorenzo Calò
Mercoledì 20 Gennaio 2021, 14:02
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«I responsabili quando li cercava Berlusconi erano tutti delinquenti, ora tutti santi». Sibilano le parole di Pier Ferdinando Casini (ha votato sì a Conte) ieri mattina in Senato in ore convulse nel corso delle quali la ricerca di un esecutivo basato sulla «non sfiducia» ha fatto spesso rima con «ricerca tartufesca» di consensi (copyright by Teresa Bellanova, ministro dimissionario di Italia Viva). Alla fine nessuna delle Cassandre o dei «frati indovino» ha fatto la predizione giusta: Tabacci aveva vaticinato 158 preferenze per l'esecutivo; Quagliariello 154; Romani aveva predetto 157 a 143. È finita 156 a 140.

Responsabili, costruttori, soccorritori, transfughi, trasformisti, peones: la pattuglia in soccorso di Conte è ancora tutta da definire ma il voto di Camera e Senato, ieri e lunedì, alcune certezze le ha già fissate. Il vero «eroe» di giornata è senza dubbio il senatore Andrea Causin, ormai ex Forza Italia, già considerato nei giorni scorsi fra i membri di Palazzo Madama più inclini a sostenere premier e governo. Culturalmente vicino alle Acli, già nel Ppi con Martinazzoli in Veneto - segue passaggio nel 2005 al Pd - per poi lasciarsi invaghire dal progetto Italia Futura di Montezemolo e da lì confluire in Scelta civica: nel 2017 passa a Forza Italia ed è anche tra i più attivi a schierarsi contro il referendum per il taglio dei parlamentari, bandiera di Di Maio e dei Cinquestelle. Ieri il doppio salto carpiato che lo consegna a Conte (e ai Cinquestelle) con la immediata espulsione dal gruppo azzurro. Stesso destino per Maria Rosaria Rossi da Piedimonte Matese, ex «badante numero uno» di Silvio Berlusconi poi scalzata dall'olimpo di Arcore. Nel partito dicono che la sua amicizia personale con Renata Polverini abbia influito sulla sua scelta e sulla decisione di voltare le spalle al partito che l'ha sempre candidata e fatta eleggere. Dunque il duo Rossi-Polverini (quest'ultima ha lasciato il centrodestra alla Camera) si candida seriamente a diventare il baluardo rosa dei peones contiani. Mantenute le premesse (o le promesse?) della vigilia anche per il senatore Saverio De Bonis, ex 5stelle, che aspira al ministero dell'Agricoltura, pure come sottosegretario, e non fa mancare il suo voto a sostegno del governo. Questo vale anche per Gregorio De Falco («Schettino torni a bordo c...», ricordate?) e per tutto il neogruppo Maie-Italia 23 al Senato. Da bacino in cui confluivano i transfughi espulsi dai partiti maggiori a salvagente del governo. A capeggiare il manipolo di fedelissimi, il senatore Ricardo Merlo, presidente Maie e attuale sottosegretario agli Esteri. Per ora oltre a Merlo, del Maie fanno parte diversi transfughi: il già citato De Bonis, poi l'ex azzurro Raffaele Fantetti (presidente dell'associazione Italia 2023), Adriano Cario (ex Usei) e i deputati Mario Alejandro Borghese, Andrea Cecconi e Antonio Tasso tutti a favore del governo. Tra costoro a difendere come un bastione irrinunciabile il seggio a Palazzo Madama anche Maurizio Buccarella, leccese, avvocato civilista, anche lui moroso con i contributi e per questo espulso dal M5s: 3mila euro al mese netti imposti dal tetto stabilito dai grillini non gli avrebbero garantito un tenore di vita dignitoso. Altro eroe contiano è senza dubbio Alfonso Ciampolillo, detto Lello, barese, 48 anni, professione impiegato: il suo caso ha tenuto paralizzata l'aula del Senato per stabilire se dovesse essere o meno ammesso al voto a causa di un ritardo nella chiama.

Ha votato sì. Da grillino fondamentalista ha dovuto ingoiare compromessi e dietrofront del Movimento su temi cruciali dell'agenda Cinquestelle, in particolare in Puglia: no al Tap, salvataggio dell'Ilva, fondi contro la Xylella. Con il M5s al governo, nisba su tutta la linea. Per questo motivo ha attuato lo sciopero della borsa sospendendo i contributi al partito e dunque per questo è stato cacciato. Ieri è giunto «in soccorso» di Conte, pugliese come lui ed è proprio lui che ha fissato l'asticella a 156 voti per il premier al Senato. Tra i neo-responsabili anche Tommaso Cerno che dopo un periodo al Misto torna all'ovile del Pd.

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Sulla strada verso un eventuale partito di Conte meglio lo scouting alla Camera dove tra le file dei fedelissimi del premier sono arrivati Andrea Colletti, avvocato abruzzese già dissidente e sospeso dal M5s dopo aver votato no al referendum sul taglio dei parlamentari; Michela Rostan, campana di Melito, prima Pd, poi Articolo 1, poi Leu, poi Renzi, poi voto a favore del governo. Per ora resta nel gruppo di Iv, prossimo approdo Pd o Leu? Tra le new entry Alessandro Fusacchia da Rieti, eletto con PiuEuropa oggi fedelissimo di Bruno Tabacci e poi un altro pugliese, il manfredoniano Antonio Tasso, ex cinquestelle poi approdato al Maie. Tra i responsabili per Conte si iscrive in extremis al Senato anche il leader socialista Riccardo Nencini: non toglierà - assicura - il simbolo a Renzi (a Palazzo Madama il gruppo è Psi-Iv). «Nessuna sorpresa», dicono dall'entourage del senatore di Rignano. Sarà vero?

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