Prima le foto e poi l'Iban: ​nasce il Senato delle matricole

Prima le foto e poi l'Iban: nasce il Senato delle matricole
di Mario Ajello
Martedì 20 Marzo 2018, 10:08 - Ultimo agg. 12:39
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«Siamo in Senato o in tivvù?». Se lo chiedono, scherzosamente, alcune delle 207 matricole di Palazzo Madama - tante le new entry, più 38 ex deputati passati a Palazzo Madama e 53 riconfermati - perché uno dei commessi che accolgono i nuovi eletti sembra il sosia di Gene Gnocchi.

In coda per fare la foto, e per poi avere il tesserino di senatore o di senatrice, forse nascono inciuci politici, o accordi generazionali, o magari amori. Di fatto, i due più giovani eletti a Palazzo Madama sono due quarantenni: un medico calabrese di Forza Italia - Marco Siclari, che si presenta così: «Avete presente quelle mappe del voto, in cui da Roma in giù si vede un solo puntino azzurro nell'uninominale per il Senato, perché hanno vinto dappertutto i 5 stelle? Ebbene, quell'unico puntino azzurro sono io» - e una grillina che non ha nulla di grillesco d'antan, zero polpacciotti, nessuna foga alternativa, look privo di poncho inti-illimano o spilletta No Tav e guarda caso M5S avrà gli uffici parlamentari che furono della Dc, ed è Giulia Lupo questa senatrice, ex hostess Alitalia, eletta a Fiumicino. «Ci siamo appena conosciuti con il collega berlusconiano e ci troviamo bene insieme», dicono all'unisono i due quarantenni di sponde politiche opposte.
 
E in questo primo giorno di scuola, non può che essere così: tanta emozione e tanta voglia di volersi bene. «Speriamo che regga questo sentimento», sorride il renziano Matteo Richetti, il primo dem arrivato per la registrazione. Anzi, la prima del suo partito è stata la ministra Valeria Fedeli, che s'è subito aggiudicata il kit dell'eletto che spetta a tutti loro: una busta rossa con dentro la Costituzione, la guida ai Trattati europei, la brochure «Il Senato in sintesi».

«Abbiamo tanto da studiare», dicono tre pentastellati di Puglia in piena letizia. E una di loro, Angela Piarulli, prima di entrare nella stanzetta dove viene scattata la foto si blocca: «Che faccio, li tengo legati o me li sciolgo i capelli?».

Mentre Gianluigi Paragone s'è registrato e poi gli viene chiesto: «L'hai lasciato l'iban dove ricevere lo stipendio?». Lui: «Non me l'hanno chiesto». Ma è già scattato l'orologio delle retribuzioni. Paola Binetti, centrista cattolicissima, riconfermata, a sua volta fa la foto. La misericordia di Dio porterà un governo? «Ma certo, e sarà con dentro tutti».

Ora tocca a Emma Bonino: le viene risparmiata la fila. In coda, il comandante De Falco - quello del «torna a bordo, c...», rivolto a Schettino - conversa con altri grillini e chiede: «Voi come state facendo con le spese di trasporti e alloggio?». Mette il dito sulla piaga, quella della rendicontazione. I colleghi rispondono: «Boh». E lui: «Secondo me, tutte le spese che stiamo sostenendo dovrebbero essere retroattive, a partire dal 4 marzo». Per lo più, in questo primo giorno, sono i grillini (un gruppone di 112 eletti) quelli che si registrano prima degli altri. Ma solo perché già in loco, dove hanno avuto un'assemblea con Di Maio.

Gli altri - big come il senatore calabrese Matteo Salvini o come il senatore fiorentino Matteo Renzi per cui è già pronto uno studio da ex premier a Palazzo Giustiniani affianco a quello dell'ex presidente Grasso e tra i coinquilini non saranno bacetti - due - x presidente Grasso e i due non si scambieranno bacetti - hanno tempo fino a venerdì sera per prendere il tesserino.

Un tizio alto e magro: «Io sono Ruspantini Massimo, di Fratelli d'Italia e fiero di esserlo». «Io.... Vabbé, mi conoscete!». È Vasco Errani di Leu. Si sente solo, neo-senatore? «No, perché?». Perché nei loro calcoli dovevano essere una ventina i liberi e uguali, e sono appena 4. Sergio Romagnoli, 45 anni, manager di una multinazionale svizzera, grillino, si presenta così: «Sono l'unico sopravvissuto italiano tra chi ha avuto un tumore al cervello. In tutto il mondo sono solo 16». Ed evviva, lui ce l'ha fatta.

Il collega Luigi Di Marzio, barba ben curata, doppiopetto con bottoni dorati, il simbolo del Rotary sul bavero, una settantina d'anni, sembra appena sceso da uno yacht e s'è fatto accompagnare dal fratello per questo primo giorno: «Ho preso il 47 per cento a Campobasso. Bene, no?». Affianco c'è il super-berlusconiano Mallegni, famoso ex sindaco di Pietrasanta: «Stiamo facendo di tutto, perché Romani diventi presidente del Senato. Anche Gianni Letta si sta muovendo». Ma anche in questo caso, come per il governissimo invocato dalla Binetti, solo la Provvidenza può fare qualcosa.
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