Nuovo asse con la Lega,
Forza Italia: liti e veleni

Nuovo asse con la Lega, Forza Italia: liti e veleni
di Valentino Di Giacomo
Martedì 23 Aprile 2019, 09:04
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Le elezioni europee, il rischio che Forza Italia dopo un quarto di secolo di attività possa definitivamente sciogliersi e, nel mezzo, i veleni interni al partito che puntano l'indice contro il cosiddetto «cerchio magico» che circonda Berlusconi. A finire sul banco degli imputati negli ultimi giorni è Licia Ronzulli, accusata dalle truppe parlamentari forziste di aver convinto il leader di Fi a essere troppo accondiscendente nei confronti di Matteo Salvini. Nessuno chiede corse solitarie lontano dall'alleanza di centrodestra che nei mesi scorsi ha permesso alla coalizione di vincere le elezioni in cinque regioni, ma in molti premono affinché Berlusconi riesca a marcare maggiore distanza dal capo della Lega per non appiattirsi eccessivamente sulle linee del Carroccio finendo così nell'irrilevanza. Il pericolo per il partito è che dopo le elezioni europee, se Forza Italia non raggiungesse consensi vicini almeno al dieci per cento, ci sarebbe l'esodo verso la Lega e Fratelli d'Italia, ma soprattutto la definitiva cannibalizzazione da parte di Salvini che in questo modo potrebbe presentarsi alle prossime elezioni politiche senza chiedere l'appoggio dei forzisti tagliando definitivamente il cordone ombelicale con Berlusconi.

 

IL CASO
Le ultime scaramucce nel partito sono arrivate con la vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sottosegretario leghista ai Trasporti, Armando Siri. Per mettere in difficoltà la maggioranza, il Pd ha presentato una mozione di sfiducia al governo. Dopo qualche ora è però arrivata una nota firmata da Berlusconi che rimproverava al Pd questa scelta, oltre a schierare il partito azzurro interamente con la Lega e con il sottosegretario indagato. Dietro il comunicato del leader di Fi ci sarebbe stata una telefonata di Salvini a Berlusconi. «Ogni volta che il presidente decide di allontanarsi da Salvini racconta più di un parlamentare forzista arriva una chiamata di Matteo che riesce a frenare Berlusconi». Dietro queste chiamate provvidenziali il sospetto che avanza nel partito è che il suggerimento al capo del Carroccio di alzare la cornetta arrivi da Licia Ronzulli, l'unica che tiene l'agenda dell'ex premier e che da qualche anno è diventata il trait d'union tra Berlusconi e Salvini per aver negli anni scorsi diviso i banchi di Bruxelles con il leader leghista. Scontri che hanno radici lontane già da quando lo scorso anno Ronzulli chiedeva per sé il coordinamento di Fi in Lombardia poi finito nelle mani di Mariastella Gelmini dopo mesi di faide interne.

SUD IN RIVOLTA
Chi è più in difficoltà per questo appiattimento di Forza Italia sulle posizioni della Lega sono i parlamentari meridionali. Il ragionamento che viene fatto in Transatlantico è che se al Nord può esserci un fisiologico esodo di voti da Fi alla Lega, nel mezzogiorno una presenza più capillare del partito potrebbe riuscire ad arginare il flusso dei voti in uscita. E invece Berlusconi sembra ormai essersi disinteressato di dragare consensi al Sud, non rilascia interviste, non lancia iniziative e subisce da mesi passivamente la crescita elettorale della Lega nei territori meridionali. La rivolta è scoppiata soprattutto in Sicilia dove il coordinatore regionale Gianfranco Micciché ha imposto un proprio uomo nelle liste per le europee provocando un esodo di massa da Forza Italia, soprattutto da parte degli esponenti catanesi. Una mossa, quella di Micciché, che mai sarebbe stata possibile in altri tempi, quando il presidente di Fi riusciva a tenere le redini del partito senza farsi dettare la linea dalle impuntature personali. Anche la vicenda siciliana ha lasciato strascichi e, anche in questo caso, i malumori azzurri si sono concentrati su Ronzulli che avrebbe dovuto meglio rappresentare la situazione a Berlusconi.

LA CANDIDATURA
Altri strascichi per la decisione del leader di Fi a candidarsi capolista in quattro circoscrizioni su cinque alle europee. Anche qui lo scontro è stato aspro con il «cerchio magico» che aveva sconsigliato a Berlusconi di scendere in campo mettendoci la faccia. Un segnale per non dare l'impressione di alzare bandiera bianca nei confronti della Lega. Una decisione forte, ma che ora, alla luce delle fibrillazioni sui territori, rischierebbe di esporre l'ex premier a possibili figuracce qualora non raggiungesse successi nelle preferenze.
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