Parisi, il centrodestra, Salvini:
«Non è leader, si vince coi moderati»

Parisi, il centrodestra, Salvini: «Non è leader, si vince coi moderati»
di Paolo Mainiero
Sabato 15 Aprile 2017, 10:18 - Ultimo agg. 11:07
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Da nove mesi sta girando l'Italia, dal Nord al Sud, per raccogliere e proporre idee. Stefano Parisi, di professione manager, fondatore di Energie per l'Italia, crede alla nascita di un nuovo centrodestra, europeo, liberale, moderato, popolare, che tenga insieme non solo i partiti ma anche la rete delle associazioni e delle liste civiche. 

Nei giorni scorsi ha annunciato un'iniziativa che proponga un'offerta politica aggiornata rispetto al 1994. Nasce un nuovo partito?
«Il prossimo 8 ottobre nascerà, con la Costituente per l'Italia, un movimento aperto alle anime popolari, riformiste e liberali del centrodestra, al mondo del volontariato e dell'associazionismo, alle liste civiche. Vogliamo aggregare queste forze per costruire la quarta casa del centrodestra».

Le altre tre case sono Forza Italia, Lega e Fdi. L'esperienza con Forza Italia è ormai il passato?
«Il centrodestra deve porsi una grande sfida: recuperare i milioni di elettori persi, che si sono allontanati, che hanno scelto di votare il M5s o si sono rifugiati nell'astensionismo. Per vincere questa sfida occorre proporre una nuova rappresentanza liberale, popolare, federalista. Ed è quello che vogliamo fare».

Ma come può andare d'accordo questo movimento con il leader della Lega Salvini, che certamente non è liberale né moderato e ha lanciato un'opa sul centrodestra?
«Il centrodestra a guida lepenista non vincerebbe in Italia. La proposta lepenista di uscire dall'Europa e dall'Euro sarebbe un dramma per l'Italia. Un'Italia fuori dall'Europa sarebbe più debole e più povera. Noi vogliamo un'Italia più forte in Europa per cambiare l'Europa».

Salvini non potrà essere il leader, ma può essere un alleato?
«La guida del centrodestra è sempre stata liberale e popolare. Un centrodestra a guida radicale sarebbe perdente, lo pensa anche parte della Lega. In questo senso anche da Forza Italia mi aspetto un segnale di chiarezza: vuole essere guidata o ha una propria autonomia? Con il proporzionale, finalmente, possiamo avere offerte politiche con una chiara identità. Il maggioritario ci ha obbligato a coalizioni elettorali molto eterogenee. Abbiamo già sperimentato che le foto di famiglia non funzionano più, anzi allontanano gli elettori».

Il leader della coalizione andrà scelto con le primarie?
«Se dovesse esserci una legge elettorale che prevede le coalizioni, sicuramente sì. Serve una legittimazione popolare. Ma ad oggi è previsto il premio alla lista. Dunque, il problema non si pone».

Il movimento che l'8 ottobre dovrà scegliere il leader a chi è aperto? Si rivolge ad Alternativa popolare di Alfano, ai Centristi per l'Europa di Casini?
«È aperto a tutti coloro che credono che serve un soggetto nuovo, con nuove risorse e nuove idee, chiaramente alternativo al centrosinistra. Certo, non possiamo limitarci a rimettere insieme i vari pezzi della diaspora di Forza Italia. Ma chiunque è consapevole che alle prossime elezioni politiche sarà alternativo alle politiche di Renzi sarà il benvenuto». 

Alfano ha governato con Renzi per tre anni e oggi è ministro degli Esteri con Gentiloni...
«Lo dico con molto rammarico, ma chi sostiene il governo non può pensare di partecipare a questo progetto. Guardi, il Paese ha bisogno di un'operazione verità. C'è il rischio che Renzi voglia anticipare le elezioni per votare prima della prossima legge di Stabilità ed evitare che i nodi della sua politica economica dissennata arrivino al pettine. Potrebbe rendersi necessaria una manovra da 20 o 30 miliardi di euro per rientrare dagli sforamenti di bilancio fatti dal suo governo. Mi auguro che Gentiloni stacchi il cordone ombelicale con Renzi e porti a termine la legislatura mettendo in sicurezza i conti pubblici. Se non lo facesse, l'Italia correrebbe un gravissimo rischio: affrontare la manovra di autunno con un governo a guida cinquestelle. Sarebbe un disastro: altre tasse e la troika arriverebbe a governare l'Italia.».

Con l'attuale legge elettorale vince chi supera il 40 per cento e ad oggi nessun partito, stando ai sondaggi, supererebbe quella soglia. Lo scenario di una Grande coalizione è possibile?
«Non so quale sarà il risultato elettorale. Ma so che serve una fortissima discontinuità rispetto al passato. L'Italia è ferma. Non c'è crescita, la burocrazia uccide la nostra voglia di benessere, la pressione fiscale è altissima, l'immigrazione è gestita malissimo. Serve un Governo di forze che abbiano il coraggio di cambiare per creare sviluppo, sicurezza e occupazione. Che abbiano il coraggio di dire la verità agli italiani».

Lei parla di Italia ferma. Cosa suggerisce per la ripresa?
«Bisogna aggredire spesa pubblica e debito. Bisogna dare certezza del diritto a chi investe. Bisogna aumentare gli investimenti e tagliare la spesa corrente. Bisogna tagliare le tasse partendo da casa e imprese. E poi servono politiche per il Sud che è stato del tutto dimenticato, questa è una priorità. Insomma, bisogna fare il contrario di quanto ha fatto Renzi e bisogna farlo non in una logica di redistribuzione delle risorse ma per generare ricchezza e quindi occupazione. Dare 80 euro a chi ha già un lavoro non è servito a nulla. Servono misure per favorire gli investimenti privati, creare occupazione e ridurre il peso della pubblica amministrazione».

Condivide il reddito di inclusione?
«No, perchè vanno introdotte misure che aiutino i poveri a uscire dalla povertà e non a rimanervi. Noi proponiamo la tassazione negativa, cioè fare in modo che chi si ritrova sotto la soglia di povertà riceva l'aiuto dello Stato, corrispondente alla percentuale che riesce a guadagnare autonomamente. Un incentivo alla politica del fare».
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