Parisi rilancia il "credo" del '94 di Berlusconi: «Ricostruire quella spinta persa negli anni»

Parisi rilancia il "credo" del '94 di Berlusconi: «Ricostruire quella spinta persa negli anni»
Sabato 17 Settembre 2016, 16:29 - Ultimo agg. 18 Settembre, 16:24
4 Minuti di Lettura
Un'ora di discorso è il tempo che occorre a Stefano Parisi per «debuttare» ufficialmente sulla scena della politica nazionale e far capire che il progetto avviato con la convention «Energie per l'Italia» non è destinato ad avere vita breve. E dopo una partenza un pò in sordina e le perplessità sulla platea molto eterogenea (Cl, ex FI, centristi, Family day solo per citare chi era seduto in platea) l'ex direttore di Confindustria non solo prova a fare chiarezza sulla sua mission «siamo qui per costruire la nuova speranza per l'Italia», ma soprattutto, come se fosse il leader dell' opposizione lancia un duro affondo contro Matteo Renzi.

Il lessico però non è quello usato da Silvio Berlusconi. Per Parisi, il premier non è «un pericolo per la democrazia e non si rischia nessun colpo di Stato», semmai il giudizio è ancora più severo: «Con lui si rischia la morte del Paese». E se i passaggi contro il presidente del Consiglio sono scanditi da applausi, quello più sonoro la platea lo riserva all'affondo contro Raffaele Cantone, presidente dell'autorità nazionale anticorruzione: «Ma in Italia serve l'autorità anticorruzione?», domanda l'ex Ad di Fastweb che subito fornisce anche la risposta: «Si tratta di una nomina fatta dal presidente del Consiglio quindi non so che imparzialità abbia. Ogni giorno dice la sua su persone, gare, anche sulla cannabis». L'ex manager si lancia poi in una difesa di chi riceve gli avvisi di garanzia «magari se ne ha diversi è perché hai lavorato bene» ed invita a considerare l'ambiente come una grande «opportunità». «Lo abbiamo visto con il tema del terremoto», osserva.

Le critiche però non si esauriscono all'Anac, sul banco degli imputati torna di nuovo Renzi. Il premier, bollato come «maestro di furbizie», viene accusato di «prendere in giro gli italiani» con la riforma Costituzionale («Io voterò no», ribadisce Parisi) ma soprattutto criticato per non avere una linea chiara sulla politica estera. Il summit europeo a Bratislava offre lo spunto all'ex direttore di Confindustria per accusare il governo di «essere debole in politica estera». «Non possiamo andare a Ventotene a cercare il nostro futuro - è l'accusa - perché quell' Europa di Spinelli forse non c'è mai stata e sicuramente non c'è oggi».

Insomma l'invito è a cambiare registro a partire dai temi più stringenti come quello dell'immigrazione: «Se l'Italia va in Europa con il cappello in mano la sua credibilità diventa pari a zero». Messo in chiaro chi sia l'avversario da battere, Parisi si concentra sul suo principale obiettivo: ricostruire il centrodestra. Nelle sue parole non mancano omaggi al Cavaliere, in particolare a quel manifesto delle libertà del 1994. Non è un caso però che l'ex manager usi il passato per descrivere quel programma che non solo ha «perso nel tempo un pò la spinta per lo sbandamento del centrodestra negli ultimi anni», ma sopratutto «quelle politiche vanno aggiornate». Un compito che Parisi ha intenzione di svolgere in prima persona consapevole però che senza un'alternativa credibile e l'unità della coalizione non si può andare lontani. Sotterrata l'ascia di guerra, l'ex ad di Fastweb tende la mano agli alleati: «Noi - spiega - non vogliamo essere una setta, solo uniti possiamo vincere rappresentando tutte le diversità».

Certo, l'ex manager è consapevole che per poter trattare con la Lega e per mettere a tacere gli avversari dentro Forza Italia, il suo progetto politico deve iniziare a prendere corpo e radicarsi sul territorio tanto che dal palco della convention, Parisi fa sapere di essere pronto a «dare una mano» a quanti intendano replicare, anche a livello locale, la due giorni milanese.
Chi resta alla finestra in attesa di capire gli sviluppi è Silvio Berlusconi. La strategia dell'ex premier rimane quella di proseguire con un low profile prima di esprimere il suo giudizio definitivo: lasciamolo fare - è il ragionamento fatto con i suoi - vediamo che tipo di cosa riesce a costruire.
© RIPRODUZIONE RISERVATA