Nel Pd nasce la corrente degli under 40, Benifei: «Via tutti i dirigenti o il congresso sarà una farsa»

Nel Pd nasce la corrente degli under 40, Benifei: «Via tutti i dirigenti o il congresso sarà una farsa»
Nel Pd nasce la corrente degli under 40, Benifei: «Via tutti i dirigenti o il congresso sarà una farsa»
di Andrea Bulleri
Sabato 29 Ottobre 2022, 20:29 - Ultimo agg. 30 Ottobre, 07:24
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Sono giovani, e parecchio (per dare un’idea, quando il muro di Berlino crollava molti di loro non erano ancora nati, qualcuno aveva appena cominciato le elementari). Arrivano da mezza Italia, in più di 500. E in un caldo pomeriggio romano si chiudono in un auditorium - l’Antonianum di viale Manzoni - per dare una strigliata al loro partito, il Pd. A cominciare dai vertici che, per loro, sono da azzerare. Anche, perché no, sfidandoli al congresso. 

«Bisogna dire le cose come stanno», va giù duro dal palco Brando Benifei, 36enne capodelegazione dem a Bruxelles e organizzatore della convention “Coraggio Pd”: «Abbiamo una classe dirigente che si ripropone incessantemente.

E che dopo dieci anni di governo pretende ancora di dettare l’agenda della discussione», sferza il giovane eurodeputato spezzino. Convinto che al Nazareno sia giunta l’ora di un «nuovo gruppo dirigente»: «Serve un cambiamento di tutta prima fila del nostro partito, non solo segretario – scandisce tra gli applausi scroscianti di una platea tutta under 40 – Altrimenti questo congresso costituente sarà una farsa». 

I giovani ci sono, è il messaggio che arriva dall’Antonianum, e vogliono dettare l’agenda. «Pensavano di utilizzarci come bandierine in campagna elettorale – affonda Paolo Romano, 26 anni, assessore all’ottavo municipio di Milano, candidato in un collegio “impossibile” alle Politiche e dunque non eletto – Gli abbiamo fatto vedere com’è che si sta in mezzo alla gente».

Poi la stoccata a Enrico Letta: «Altro che occhi di tigre, occhi di triglia...».Gli interventi si susseguono uno dietro l'altro per quasi cinque ore. Sul palco sale Rachele Scarpa, che con i suoi 25 anni è la più giovane parlamentare dem a Montecitorio: «Questa sala piena dimostra come per fortuna nel Pd esistono ancora migliaia di giovani attivi in tutto il paese. Energie forti, competenti e prontissime a dare battaglia nei territori come nelle Istituzioni». In platea siedono il segretario regionale del Pd umbro Tommaso Bori («Non voglio più avere imbarazzo, voglio raccontare quanto sia figo il Pd»), i consiglieri capitolini Lorenzo Marinone e Giovanni Zannola, diversi consiglieri regionali come Domenico Rossi dal Piemonte e Jacopo Scandella da Bergamo. E poi consiglieri comunali, assessori e segretari di federazioni provinciali. 

 

C'è pure Caterina Cerroni, la segretaria nazionale dei Giovani Democratici: «L'immagine che abbiamo qui oggi è molto differente da quella della Direzione nazionale di ieri - punge -  capelli bianchi e quasi tutti uomini. E c'è anche un problema di metodo e di rispetto. Qui è da un pò che si susseguono interventi e noi ascoltiamo. Cosa rara quando ci sono assemblee del Pd...». Ma il più agguerrito è proprio Benifei. Che non esclude di potersi candidare al congresso. Anche se, sottolinea, non sono i nomi la priorità del gruppo che chiede "coraggio" al Pd. 

«Non abbiamo bisogno di convegni o di un comitato di saggi per discutere di aria - avverte l'eurodeputato -  Se non c'è un processo politico è meglio andare subito alle primarie, alle candidature: sceglieremo se dovremo metterne in campo una, se ci convince qualcuno che si proporrà, ma crediamo in questa fase costituente». Anche perché per raccogliere le firme per schierare una candidatura alla segreteria, fa notare alla platea che lo applaude,  «ci mettiamo dieci minuti». «Ma noi - aggiunge - oggi siamo qui perché vogliamo dare un senso alla fase costituente che abbiamo davanti, vogliamo discutere e partecipare: i nomi verranno dopo». 

E mentre i giovani scalpitano per scendere in campo, dal congresso del Partito Socialista Svizzero a Basilea Enrico Letta tratteggia invece uno scenario a tinte fosche, per i dem: «La nostra campagna elettorale è stata dura, difficile, molto difficile - osserva il segretario uscente - Alla fine abbiamo ottenuto un risultato che non era quello che speravamo». Ora, aggiunge, «ci troviamo un uno spazio di opposizione, di minoranza, e comincia una traversata nel deserto, che io spero sia la più corta possibile grazie alla nostra azione di opposizione». Quel che sembra certo però è che gli under 40, nel Pd, non hanno alcuna intenzione di attraversarlo da spettatori, il deserto. 

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