Pd, sfida alle primare: in campo Schlein e il ticket Bonaccini-Nardella

Domani la deputata scioglierà la riserva, ma Gori: «Se vince potrei andarmene»

Pd, sfida alle primare: in campo Schlein e il ticket Bonaccini-Nardella
Pd, sfida alle primare: in campo Schlein e il ticket Bonaccini-Nardella
di Andrea Bulleri
Sabato 3 Dicembre 2022, 08:00 - Ultimo agg. 13:01
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Due aspiranti segretari che già si scaldano ai nastri di partenza, altri due pronti a ufficializzare la corsa a stretto giro. A poco più di due mesi dalle primarie che incoroneranno il nuovo leader, la nebbia sul congresso del Pd comincia a diradarsi. E mentre il partito si arrovella sul nodo del nuovo manifesto politico (da una parte chi invoca di mantenere in vita lo statuto veltroniano del 2007, dall'altra chi vorrebbe buttarlo nel cestino e riscriverlo daccapo), si va completando il puzzle delle candidature. In campo già da qualche giorno c'è Stefano Bonaccini, che questo pomeriggio sarà a Firenze per annunciare il tandem con Dario Nardella. Correranno insieme, i due amministratori dem, col primo cittadino toscano che alla fine rinuncia alla candidatura da protagonista che gli era stata sollecitata, tra gli altri, anche da Dario Franceschini per appoggiare il governatore dell'Emilia. Nardella, dicono i rumors, potrebbe essere il «coordinatore nazionale» della mozione Bonaccini (che per il ruolo di presidente del partito però pensa a una donna). 

Studia, per ora, le mosse dei rivali la prima aspirante leader a gettare il cuore oltre l'ostacolo, Paola De Micheli, («non temo nessuno», ostenta sicurezza l'ex ministra delle Infrastrutture). Mentre fa un passo avanti in direzione largo del Nazareno Elly Schlein, che di Bonaccini è stata fino all'elezione alla Camera il 25 settembre la vice in Regione. «Darò la mia disponibilità ad andare avanti nel Congresso del Pd», rompe gli indugi la giovane (37 anni) deputata dem dagli studi di Otto e mezzo.

Con una formula al sapore di prima Repubblica che, nei fatti, prelude all'annuncio che avverrà domani, al Monk di Roma, dove Schlein (che in studio ha parlato anche dell'attentato a colpi di molotov rivolto alla sorella: «È stata lei a darmi la forza di venire stasera») ha dato appuntamento ai suoi sostenitori. 

Una quasi-discesa in campo che, per quanto ancora non formalizzata, già rischia di far perdere pezzi ai democratici. Con il sindaco di Bergamo Giorgio Gori che, senza mezzi termini, sbatte la porta in faccia alla paladina di #OccupyPD: «Se vincesse, potrei lasciare il partito. E temo che anche molti elettori si allontanerebbero». Tanto che lei è subito costretta a rassicurare: «Non penso esista un rischio scissione se dovessi diventare segretaria, è un messaggio sbagliato». Con l'ex compagno di strada Bonaccini, «abbiamo un ottimo rapporto, gli faccio gli auguri», aggiunge, mentre con Meloni «siamo agli antipodi». 

Di pari passo con le candidature, intanto, tra i dem si definiscono i riposizionamenti interni. Se l'ala riformista del partito già da un pezzo si è schierata compatta con il governatore emiliano mentre Schlein potrebbe contare sul sostegno pesante di Dario Franceschini, che dopo il no di Nardella avrebbe deciso di puntare sulla neodeputata bolognese, resta l'incertezza sulle mosse della sinistra. Un pezzo di partito che va da Orlando a Provenzano, ostile a Schlein perché vissuta come «estranea» al Pd (a cui si è iscritta solo pochi giorni fa). E che alla fine potrebbe puntare sul sindaco di Pesaro Matteo Ricci. Il quale, senza anticipare le sue intenzioni anche se molti giurano che si candiderà ha dato appuntamento ai suoi per il 16 dicembre, a Roma. 

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Nel frattempo, mentre prosegue la crisi di nervi interna sul manifesto (tanto che un ex deputato come Stefano Ceccanti ha minacciato di lasciare il comitato dei saggi incaricato di redigere il testo), i dem rilanciano sull'opposizione al governo. E annunciano per oggi una mobilitazione «per l'Italia» per illustrare la «contromanovra» dem, in risposta a una legge di Bilancio che il segretario Enrico Letta bolla come «iniqua, inefficace e inadeguata».

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