Pd, sindaci Forza Italia per Minniti:
ora il colpevole chiede scusa

Pd, sindaci Forza Italia per Minniti: ora il colpevole chiede scusa
di Adolfo Pappalardo
Venerdì 23 Novembre 2018, 11:30 - Ultimo agg. 16:22
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«I dirigenti politici campani dovrebbero assumersi le proprie responsabilità e scusarsi pubblicamente», attacca Matteo Ricci, sindaco di Pesaro e tra i promotori dell'appello dei primi cittadini alla corsa per la segreteria nazionale Pd dell'ex ministro Marco Minniti. Perché a Ricci non è piaciuto affatto cosa è accaduto nel Casertano dove primi cittadini di centodestra o dimessisi e fatti passare ancora in carica, si ritrovano tra i sostenitori della candidatura dell'ex ministro.

A Roma, nella sede del Pd, il pasticcio in Terra di Lavoro raccontato da Il Mattino ha agitato ancora di più vertici alle prese con il congresso.
 
«I 4 sindaci di forza Italia che hanno firmato l'appello per Minniti sono stati ovviamente depennati. Il dirigente politico campano che ha raccolto firme di appartenenti ad altre forze politiche dovrebbe assumersi le proprie responsabilità e scusarsi pubblicamente», incalza Ricci infastidito da ciò che è accaduto in Campania.

Nel mirino dell'arruolamento di sindaci non democratici finiscono i deluchiani (il governatore De Luca è pesantemente in campo tanto da fare della Campania la maggiore roccaforte italiana per Minniti) e a Caserta l'europarlamentare Nicola Capito.

Ma quest'ultimo rivendica lo scouting e parla di «una tempesta in un bicchiere d'acqua».

«Facendo mia una sollecitazione giusta, ho cercato di coinvolgere - chiarisce l'europarlamentare - quegli amministratori che ritenevo potessero contribuire ad allargare il perimetro del Partito democratico, amministratori civici che non hanno tessere di partito, che guidano comunità medio piccole dove, chiaramente, coabitano sensibilità di centrodestra e di centrosinistra». Prova a chiudere il capitolo Ricci che dopo la dichiarazione del colpevole dice: «Abbiamo apprezzato molto la parole di Caputo che si prende la responsabilità dell'errore. Per noi la questione è chiusa».

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