Congresso Pd Campania, linea dura su Caserta: ​cancellate tremila tessere

Commissioni al lavoro: possibili altri tagli sulle posizioni sospette

Pd, riesplode il caso delle tessere gonfiate
Pd, riesplode il caso delle tessere gonfiate
di Valerio Esca
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 23:53 - Ultimo agg. 10 Febbraio, 16:22
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Arriva la scure della commissione nazionale per il congresso Pd sul tesseramento di Caserta. Tremila le tessere annullate nella prima scrematura, ma potrebbero essere di più. È partita ieri sera da Roma una comunicazione a firma della presidente nazionale Silvia Roggiani attraverso la quale sono state investite le due commissioni, la provinciale di Caserta e la regionale campana, guidate rispettivamente da Francesco Gatto e Franco Roberti, a provvedere ad «ulteriori approfondimenti» entro 24 ore. Cosa significa? Che è affidato alle due commissioni locali il compito di scovare, al massimo entro stasera, eventuali «infiltrati» di centrodestra nell’anagrafe dei nuovi iscritti.

«Sono stati effettuati i controlli e cancellati d’imperio i tesseramenti irregolari, ovvero i casi più palesi di violazione delle norme - questo il ragionamento della commissione congressuale nazionale -. Adesso tocca a Caserta fare ulteriori controlli rispetto a dinamiche territoriali che sfuggono al nostro controllo». Poi spetta a Roma l’ultima parola: andranno verificate le condizioni per l’approvazione o meno dell’anagrafe, in modo da consentire ai tesserati della provincia di Caserta di votare nel fine settimana, oppure concedere una proroga. Sul giallo del tesseramento gonfiato in Terra di lavoro è intervenuto ieri uno dei candidati alla guida del partito nazionale, Stefano Bonaccini: «Ci sono commissioni apposite che hanno il diritto e il dovere di fare chiarezza» ha dichiarato a Repubblica.it. Poi «se c’è qualcuno - ha aggiunto - che non rispetta le regole va messo da parte, questo è nell’interesse di tutti». La necessità di rimandare il pallone nella metà campo della commissione casertana nasce a seguito del dispositivo redatto dal presidente Gatto (approvato con 11 voti a favore e due contrari), attraverso il quale si sono accesi i riflettori sulle motivazioni che hanno portato alla mancata validazione delle nuove iscrizioni. Tra queste il rischio infiltrazioni di altri schieramenti politici: «Si segnalano casi diversi di iscrizione contemporanea al Pd e ad altri partiti anche di destra - ha scritto Gatto due giorni fa -. In Comuni dove ci sono amministrazioni guidate dal Pd, le opposizioni di destra sono intervenute nel tesseramento per alterarne la tenuta e viceversa in Comuni in cui il Pd è all’opposizione, sindaci e giunte hanno fatto altrettanto per indebolire i loro oppositori». «Chi meglio dei dem del territorio - si chiedono dalla commissione nazionale - può assumersi la responsabilità di individuare queste figure tra i neo tesserati?». «È un lavoro che faremo insieme perché da Roma hanno investito anche noi del regionale» ha spiegato Roberti.

Al momento dunque manca all’appello soltanto Caserta, dopo il via libera al voto della commissione regionale per le altre province. Semaforo verde anche a Salerno dopo la bocciatura del regionale al ricorso presentato dalla mozione Schlein. Difficile immaginare che da Roma ribaltino il verdetto in caso di ricorso al terzo grado di giudizio dei dem salernitani. A Napoli invece, dopo il taglio di 960 tessere, già ratificato nei giorni scorsi, la situazione sembra sotto controllo. Ieri il voto nelle prime due sezioni all’ombra del Vesuvio: Barra e Capri. Restano però gli strascichi delle accuse al veleno del commissario uscente Francesco Boccia contro i consiglieri regionali dem. 

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Duro l’attacco di Boccia durante la sua ultima conferenza: «Ho verificato che la maggior parte degli eletti, circa il 70-80% non versano contributi al partito».

Dopo il j’accuse trapela qualche dettaglio. A fine giugno il partito ha indirizzato ai consiglieri campani un sollecito di pagamento «per il versamento e il rientro dell’esposizione debitoria». Con tanto di somme arretrate, che andrebbero dai 20 mila ai 40mila euro. Al tesoriere del Pd, gli eletti in Consiglio regionale hanno replicato con una missiva sottolineando che si tratterebbe di una cifra richiesta indebitamente. Successivamente allo scambio di carte bollate i consiglieri hanno deciso - ad agosto scorso - di interrompere i pagamenti in attesa di far luce sul caso. Sono state poi avviate nei mesi delle transazioni sottoscritte tra tesoreria del Pd e consiglieri, ma che non sarebbero state mai ratificate dal commissario Boccia.

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