Pd contro Visco, lo sconcerto del Quirinale: regole istituzionali violate

Pd contro Visco, lo sconcerto del Quirinale: regole istituzionali violate
di Alberto Gentili
Mercoledì 18 Ottobre 2017, 07:44 - Ultimo agg. 13:43
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Quando, poco dopo pranzo, da Montecitorio rimbalza il testo della mozione ammazza-Visco targata Pd, un terremoto istituzionale scuote dalle fondamenta Palazzo Chigi e il Quirinale. Un sisma di intensità senza precedenti in questa legislatura.
Sergio Mattarella chiama al telefono Paolo Gentiloni. Il capo dello Stato vuole sapere se il premier era stato informato della zampata di Matteo Renzi. Fa presente che quella mozione, con cui il segretario dem entra a gamba tesa nel processo di nomina del governatore della Banca d'Italia, è «inappropriata e inopportuna». Un vero e proprio atto di eversione istituzionale.

Per due ragioni. La prima: i principi di indipendenza e autonomia di palazzo Koch dalla politica sono stati calpestati. La seconda: con la mozione il Pd ha violato le prerogative del governo e del capo dello Stato, cui spetta la nomina del governatore, compiendo una grave interferenza. Irritazione e concetti illustrati in serata da fonti vicine al Presidente: «Mattarella ritiene che le prese di posizione riguardanti Bankitalia debbano essere ispirate a esclusivi criteri di salvaguardia dell'autonomia e indipendenza dell'Istituto, nell'interesse della situazione economica dell'Italia e della tutela del risparmio degli italiani». A tali principi «deve attenersi l'azione di tutti gli organi della Repubblica, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo». Un vero e proprio altolà. Un solenne richiamo all'ordine.

LO SCONCERTO DEL PREMIER
Gentiloni, che con Renzi ha un legame di lealtà e amicizia, non può far altro che allargare le braccia. No, il segretario del suo partito non l'ha avvertito della mossa volta a stoppare la riconferma di Ignazio Visco in Bankitalia. E come il capo dello Stato, anche il premier è sconcertato e irritato. Tanto più che appena la settimana prima aveva dovuto ingoiare (e avallare) la decisione di Renzi di mettere una tripla fiducia sulla legge elettorale. «Il presidente è furibondo», riferisce il premier ai suoi.
La prima mossa di Gentiloni è chiamare Renzi. Chiedere spiegazioni. La successiva è una telefonata al ministro per i rapporti con il Parlamento, Anna Finocchiaro, e al sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta, spediti a presidiare Montecitorio. «Già ho fatto cassare dalla mozione la parola discontinuità. Ho detto che è fuorilegge: non è la Camera a decidere se riconfermare o meno il governatore», riferisce la Finocchiaro. E Baretta, in Aula, chiede e ottiene di stralciare dal testo anche la frase che attribuisce alla scarsa vigilanza di Bankitalia la responsabilità delle crisi bancarie. Non basta però. Per il Quirinale pure la versione edulcorata è eversiva sotto il profilo istituzionale.

LE SCELTE PER BANKITALIA
A palazzo Chigi l'imbarazzo è palpabile. Mattarella già da tempo aveva fatto trapelare di essere favorevole alla riconferma di Visco. Scelta apprezzata dal presidente della Bce, Mario Draghi, che nella primavera scorsa aveva voluto presenziare (per la prima volta) alle considerazioni finali del governatore uscente.
Così, di fronte all'altolà di Renzi, Gentiloni compie un passo di lato. Si schiera a fianco del capo dello Stato e attende che il dossier sulla nomina in Bankitalia venga approfondito tra il Colle e il Nazareno: il Pd è infatti l'azionista di maggioranza del governo. «Ma una cosa è certa», prevedono varie fonti autorevoli, «questo affondo rafforzerà Visco. Invece di dare il colpo di grazia al governatore, Renzi ne favorirà la riconferma gradita a Draghi. Per il Presidente a questo punto è anche una questione di principio difendere l'autonomia della Banca d'Italia dalla politica». Nel Pd il nome che si fa per un'eventuale successione è quello del direttore generale Salvatore Rossi, ma c'è chi sostiene che in realtà il prescelto dal Nazareno sia il vice Fabio Panetta.
Nel tam tam che rimbalza tra i palazzi una domanda è più pressante delle altre: perché Renzi è voluto andare allo scontro con il Quirinale e mettere in imbarazzo Gentiloni? Molti indizi, secondo i protagonisti della vicenda e secondo Bankitalia, portano a Banca Etruria: l'istituto di credito fallito di cui il padre della sottosegretaria Maria Elena Boschi era vicepresidente.

IL NODO BANCA ETRURIA
La linea di Visco è sempre stata una sola: la responsabilità è dei vertici, la vigilanza di Bankitalia ha funzionato. Parole che il governatore uscente (scade a fine mese) ripeterà davanti alla commissione parlamentare d'inchiesta: «Sono pronto a essere udito», ha fatto sapere in serata.
Commento di un esponente dem che ha in mano il dossier: «Per Renzi è un boomerang. E se l'obiettivo era indebolire Gentiloni, ha ottenuto il risultato di far imbufalire Mattarella, incattivire Visco e ritrovarselo per altri sei anni a palazzo Koch».

 

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