Pensioni, rivalutazione tagliata per due anni: l’assegno minimo arriva a 572 euro. Sale la tassa sul fumo, +20 centesimi a pacchetto

Nel testo della legge di Bilancio l’assegno minimo arriva a 572 euro

Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, durante la commemorazione dell'ex ministro Roberto Maroni
Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, durante la commemorazione dell'ex ministro Roberto Maroni
di Luca Cifoni
Mercoledì 23 Novembre 2022, 19:46 - Ultimo agg. 25 Novembre, 11:24
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Tutte le pensioni saranno rivalutate nel 2023, ma quelle al di sopra dei 2.100 euro lordi mensili avranno un adeguamento all’inflazione meno generoso e decrescente via via che aumenta il reddito. Per i trattamenti più alti la percentuale di aumento si ridurrà dal 7,3 per cento fissato dall’Istat al 2,2 per cento. La legge di Bilancio si avvia a prendere la sua forma definitiva: approvata lunedì dal Consiglio dei ministri arriverà nei prossimi giorni in Parlamento. Il testo non è definitivo e contiene alcuni articoli che sono ancora in sospeso. Le principali misure illustrate da Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti naturalmente non cambiano, ma emergono dettagli di sicuro interesse per i cittadini coinvolti. Ad esempio i fumatori, che vedono aumentare le accise sui tabacchi, con un effetto variabile che dovrebbe aggirarsi sui 20 centesimi a pacchetto e rialzi per gli altri prodotti tra cui le sigarette elettroniche. Ma anche e soprattutto i pensionati: per il prossimo anno e per il 2024 viene infatti rivisto il meccanismo di perequazione che serve a recuperare l’incremento del costo della vita. Una scelta che modifica all’ultimo momento la procedura ordinaria già avviata.

Pensioni, cosa cambia

Non cambia nulla per i trattamenti fino a quattro volte il minimo Inps, ovvero poco più di 2.100 euro lordi mensili: avranno una rivalutazione pari al 100 per cento della misura già fissata (in via provvisoria) dall’Istat, ovvero del 7,3 per cento.

Come già annunciato, gli assegni che non superano il minimo (525,38 euro mensili) riceveranno un ulteriore aumento, ma solo «in via eccezionale»: 1,5 per cento nel 2023 e 2,7 per cento nel 2024. Quindi dal prossimo gennaio l’importo-soglia salirà a quasi 572 euro, circa 8 in più di quelli che sarebbero scattati con la rivalutazione ordinaria. Questo miglioramento però è destinato a essere riassorbito dopo due anni.

Cosa succederà alle pensioni di importo superiore alle quattro volte il minimo? La percentuale di rivalutazione verrà ridotta, ma soprattutto sarà in vigore per il prossimo biennio una formula meno favorevole, che applica l’incremento (parziale) sull’intero importo dell’assegno e non per scaglioni. Così ad esempio per gli importi tra quattro e cinque volte il minimo, quindi fino circa a 2.630 euro lordi mensili, la rivalutazione è pari all’80 per cento del 7,3 per cento, cioè del 5,84, da applicare su tutta la somma. Con la norma finora in vigore sarebbe stato invece garantito il recupero pieno sulla quota di pensione fino ai 2.100 euro e la decurtazione sarebbe scattata solo sulla parte eccedente. La “scaletta” definita dal governo prosegue: tra cinque e sei volte il minimo la rivalutazione spetta per il 55 per cento, tra sei e otto per il 50, tra otto e dieci per il 40 e oltre dieci per il 35 per cento: in quest’ultimo caso la percentuale effettiva si riduce al 2,56 per cento. Va ricordato che gli incrementi netti effettivi sono inferiori per via della progressività dell’Irpef. Ad esempio una pensione di 2 mila euro lordi mensili sarà aumentata di 146 euro sempre lordi, che diventano 100 netti, mentre per una da 3 mila i 120 lordi si riducono a 74 dopo l’imposta.

I dubbi

Restano ancora alcune incertezze nel testo. Ad esempio, sempre in tema di previdenza, è ancora in bianco l’articolo relativo a Opzione donna: potrebbe esserci un ripensamento sulla scelta di legare l’età di uscita al numero di figli della lavoratrice interessate (58 anni con due, 59 con uno e 60 in assenza di prole). Questa modalità di uscita richiede comunque 35 anni di contribuzione e prevede il calcolo dell’assegno con il meno favorevole sistema contributivo, che comporta una riduzione dell’importo. Ugualmente sono da definire i dettagli della prevista revisione dell’assegno unico universale a beneficio delle famiglie con figli.
Tra le variazioni ai diversi fondi di bilancio c’è invece quella relativa all’editoria, la cui dotazione sale di 75,8 milioni per il 2023 e di 55 a partire dal 2024.

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