«Pnrr, per vincere la sfida servono dirigenti preparati»

Gli ospiti alla reggia di Caserta
Gli ospiti alla reggia di Caserta
di Nando Santonastaso
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 09:02 - Ultimo agg. 11:50
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Affollano la Cappella Palatina della Reggia di Caserta avvolti nei cappotti per proteggersi dal freddo intenso e per tutti imprevisto. Ma sui volti dei futuri dirigenti della Pubblica amministrazione, che al termine del Corso organizzato dalla Scuola nazionale dell'amministrazione lavoreranno sui progetti del Pnrr, è impossibile non leggere la consapevolezza della sfida. Perché di una sfida a tutti gli effetti si tratta visto che, come ricorda il ministro Paolo Zangrillo, «il 70 delle opere del Piano di ripresa e resilienza è affidato agli enti territoriali», gli stessi che da 15 anni soprattutto al Sud - sono stati costretti a rinunciare al turn over per rispettare i vincoli del Patto di stabilità, con enormi conseguenze sul piano della progettualità e dell'efficienza. Ma sfida vuol dire anche fare i conti con un dato all'opposto: e cioè che «solo il 16% dei laureandi italiani pensa alla Pubblica amministrazione come possibilità di impiego», dice ancora il ministro citando una recente ricerca dell'Università cattolica di Milano.

Entrare nella Pubblica amministrazione (3,2 milioni di dipendenti) non sembra dunque in cima agli obiettivi dei giovani laureati, ma il Corso-concorso presentato ieri a Caserta e intitolato alla memoria del compianto Franco Frattini (in prima fila la moglie) dimostra che la svolta è possibile oltre che necessaria, partendo da valori riscoperti come la competenza e il merito. Lo riconoscono tutti i partecipanti alla tavola rotonda voluta dalla presidente della Sna, Paola Severino, per aggregare intorno al futuro polo regionale della formazione di Caserta gli stakeholders nazionali e del territorio. Una sorta di chiamata alle armi per rilanciare il ruolo e la qualità dei futuri dirigenti pubblici in un Paese, ricorda il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che è costretto a fare ancora i conti con opposizioni pregiudiziali e spesso paradossali a troppi piani di sviluppo del Paese: «Se per l'Autostrada del Sole ci sono voluti 7 anni, oggi ne occorrerebbero 70 per un progetto analogo», dice con la consueta franchezza Sangiuliano. Dal quale arriva però anche la conferma che attraverso la PA passa il rafforzamento del ruolo della cultura, «da considerare ormai sempre più un fattore di crescita economica».



Certo, i futuri dirigenti pubblici arriveranno in un contesto condizionato da ritardi, disimpegno, sprechi. Non a caso il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi sottolinea che ricostruire la reputazione della PA è uno dei passaggi fondamentali, al pari della necessità di una formazione multidisciplinare, non più basata su profili verticali. Bisogna sapere di digitale e di diritto amministrativo, esemplifica l'ex ministro, costretto dal suo arrivo a Palazzo San Giacomo a prendere atto che dei 200 dirigenti di ruolo previsti in pianta organica ce n'erano solo 30 e degli 11mila dipendenti poteva contare solo su circa 4mila). È il suo successore alla guida della Federico II, Matteo Lorito, a confermare che questa strada va percorsa senza incertezze.

Ma intanto, osserva il Rettore, il pericolo di non riuscire a spendere neanche le risorse assegnate dal Pnrr alla ricerca per mancanza di personale e limiti della PA è reale.

Sono temi condivisi dal governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Che si dice preoccupato per il fatto che l'Italia dovrà restituire i tanti miliardi presi a prestito con il Pnrr; per i nodi irrisolti sull'abuso di ufficio, la pletora dei controlli sugli atti pubblici, «il populismo giudiziario». E anche per il rischio di una spaccatura del Paese legata alla riforma dell'autonomia delle Regioni. «Ripartiamo con la fiducia ai dirigenti pubblici, ripristiniamo l'importanza assoluta dei risultati e non della necessità imperante di mettere a posto le carte per non incorrere nell'abuso di ufficio», dice De Luca.

C'è bisogno, allora, di garantire migliori retribuzioni ai dipendenti pubblici per attrarre i giovani, osserva il sindaco di Caserta Carlo Marino. Ma non si può sempre scaricare le inefficienze del sistema Italia sulla Pubblica amministrazione, osserva il presidente di Seda Group Antonio D'Amato, con riferimento specifico ai ritardi del Sud: «Se con le stesse leggi altre parti del Paese funzionano di più e attraggono investimenti, vuol dire che lì è maggiore la capacità della politica di assumersi le proprie responsabilità», dice. E aggiunge: «Negli anni del regionalismo, così come finora lo abbiamo conosciuto, la spesa pubblica è cresciuta a dismisura ma il Sud è rimasto ancora più indietro». Serve allora che pubblico e privato collaborino a tutto tondo perché senza il privato il Pnrr non si potrà attuare, insiste l'ex presidente di Confindustria, amareggiato di fronte ai ritardi nella spesa delle risorse e ad atteggiamenti negativi che rischiano di impedire al Sud di diventare il motore della ripresa del Paese, l'unico possibile per risalire la china in Europa.
 

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