Recovery plan al Sud, Carfagna: «Più verifiche sui bandi e un piano per le strade»

Pnrr, Carfagna: «Più verifiche sui bandi e un piano per le strade del Centro-Sud»
Pnrr, Carfagna: «Più verifiche sui bandi e un piano per le strade del Centro-Sud»
di Andrea Bassi
Martedì 4 Gennaio 2022, 08:00 - Ultimo agg. 5 Gennaio, 09:13
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Sulla quota Sud nessun arretramento. Mara Carfagna, ministro per il Mezzogiorno, assicura che il vincolo del 40% delle risorse sarà rispettato. E intanto annuncia un maxi piano di investimenti sulle strade del Centro-Sud, un capitolo che la Commissione europea aveva tenuto fuori dal Recovery Plan, e che sarà rifinanziato con i fondi per la Coesione, ovvero 73 miliardi di cui 23,5 miliardi appena rifinanziati dalla manovra. 

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Ministra Carfagna nel governo o nelle burocrazie ministeriali c’è un tentativo di boicottare la riserva del 40% dei fondi, 80 miliardi di euro, al Mezzogiorno?
«Che ci sia un complotto contro il Sud è una leggenda smentita dai fatti». 

Quali sono i fatti?
«Negli ultimi 30 anni il Mezzogiorno ha subito criteri iniqui di riparto della spesa sociale e la mancanza di investimenti infrastrutturali adeguati.

Ma il governo Draghi ha impresso oggettivamente una svolta. Nessuno obbligava l’esecutivo a vincolare al Sud una quota del 40% delle risorse del Pnrr. È una operazione di trasparenza che abbiamo deciso noi e che in alcuni casi ci ha consentito di incrementare la quota destinata al Sud». 

Cosa è successo allora nei primi bandi per gli asili nido, in quelli per gli impianti dei rifiuti, e nella prima relazione del Pnrr che sembra aver messo l’Alta velocità fuori dalla quota per il Centro-Sud?
«Andiamo con ordine. Noi abbiamo ottenuto di poter effettuare dei controlli non solo ex post dei bandi, ma anche ex ante. Nell’ultima cabina di regia sul Pnrr è stata messa nero su bianco la creazione di un meccanismo di monitoraggio preventivo di tutti i bandi e i decreti di riparto delle risorse, che sarà portato avanti dal ministero per il Sud in collaborazione con quello dell’Economia». 

Quando partirà questo monitoraggio?
«È partito dal primo gennaio. Renderà ancora più vincolante il rispetto della quota Sud». 

Se avete deciso questo monitoraggio preventivo, vuol dire che qualche esigenza di controllo ci fosse. Il primo bando degli asili nido assegnava le risorse a chi “offriva di più” come cofinanziamento. Ossia i Comuni più ricchi.
«Quando abbiamo osservato delle distorsioni le abbiamo corrette. Quel bando, i cui criteri erano stati stabiliti dal precedente governo, aveva dei principi iniqui che hanno portato a casi clamorosi, come quello di Comuni della città metropolitana di Milano che ha sorpassato Comuni del Sud più bisognosi. Nei nuovi bandi per gli asili, le mense scolastiche, le palestre, quindi tutto quello che serve a garantire il tempo pieno, abbiamo completamente cambiato i criteri, basandoci sugli effettivi fabbisogni. Quasi il 50% delle risorse è stato assegnato alle Regioni del Sud, con picchi in alcuni casi del 57%. Poi ci sono i bandi per il trattamento dei rifiuti». 

Lì la clausola è stata scritta al contrario: 40% al Nord e 60% al Centro-Sud?
«Si tratta di criteri stabiliti prima dell’introduzione della quota Sud a seguito di una precisa indicazione della Commissione europea. Sa perché?».

Lo dica.
«Perché la Commissione ha voluto la certezza che la maggior parte delle risorse andassero ai territori più bisognosi di impianti di trattamento dei rifiuti, tra cui le regioni del Sud e la città di Roma. È una quota maggiore alla popolazione residente e sufficiente a garantire la copertura dei reali fabbisogni». 

Veniamo alla prima relazione sul Pnrr. C’è scritto che l’alta velocità non è un investimento territorializzabile. Termine, quest’ultimo, usato per indicare gli investimenti che rientrano nella riserva del 40% per il Mezzogiorno.
«C’è stato sicuramente un difetto di comunicazione. Il ministero delle infrastrutture ha già chiarito che la relazione sarà corretta». 

Qual è allora la realtà delle cose?
«Nelle infrastrutture, come in tutto il resto, il calcolo della quota del 40% riservata al Sud va fatto sommando le risorse del Pnrr a quelle del fondo complementare». 

Se si somma tutto che cosa si ottiene?
«Se includiamo anche l’Alta velocità Salerno-Reggio, che da sola vale 9,4 miliardi, la quota Sud è del 55%». 

Questi “difetti” di comunicazione non la preoccupano?
«Guardi, io sono la prima ad essere preoccupata che la quota Sud possa rimanere solo sulla carta e non passa giorno che non solleciti le altre amministrazioni a rispettarla rigorosamente. È un obiettivo ambizioso, e come tutti gli obiettivi ambiziosi richiede uno sforzo enorme e costante. Per questo con i miei uffici siamo costantemente al lavoro per assicurare che gli obiettivi siano rispettati. Non mi preoccupano le singole smagliature di comunicazione o del singolo bando».

Cosa la preoccupa allora?
«Credo che il problema sia assicurare questo approccio nel tempo. Il governo che verrà, tra un mese o tra un anno, dovrà garantire la continuità nel recupero dei divari territoriali con un’azione di vigilanza costante sulla quota Sud».  

C’è scetticismo sul fatto che il Sud riesca a spendere, e bene, tutte le risorse. Il sindaco di Milano Beppe Sala si è candidato a ottenere quelle che le regioni meridionali non saranno in grado di usare. C’è questo rischio?
«Abbiamo creato le condizioni per scongiurare questo rischio. Non un euro del Pnrr andrà sprecato, anche perché è stato costruito un sistema di governance che funziona e che useremo anche per gli altri fondi europei e nazionali per la Coesione. Anzi, su questo le anticipo una notizia». 

Di cosa si tratta?
«Nei prossimi giorni metteremo in campo un programma importante di investimenti prevalentemente per le strade, capitolo che come sa è escluso dal Pnrr. Ci saranno alcuni miliardi di euro che andranno per l’80% al Sud. Ci sarà il via libera al collegamento tra la A1 e la A14, tra San Vittore e Termoli, la progettazione degli interventi esterni al sito di Bagnoli, e la Potenza-Melfi».  

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