Napoli, il ministro della Ricerca Messa: «Premi alle studentesse nelle lauree tecniche»

Napoli, il ministro della Ricerca Messa: «Premi alle studentesse nelle lauree tecniche»
di Maria Pirro
Venerdì 18 Giugno 2021, 08:26
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Ministro o ministra Maria Cristina Messa, come vuole essere chiamata? La sua collega per le pari opportunità Elena Bonetti vuole regolamentare la dizione, rendendo obbligatorio il femminile.
«Mi adeguo se c'è qualcosa che aiuta l'identificazione, ma non lo trovo un punto fondamentale. Forse sbaglio io. Lascio la dicitura ministro, anche se gioisco perché siamo due donne al museo».

«La parità - aggiunge Messa - resta da raggiungere». Ma questa è la sua prima uscita con il presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, per ammirare Raffaello a Capodimonte. L'officina dell'artista: l'esposizione fa vedere i dipinti ai raggi X, i disegni e le correzioni sotto la pittura. E le indagini hi-tech continuano sui dipinti di Tiziano, un convegno scientifico è in programma a luglio, l'attività fa scuola, un'altra mostra è prevista con il Prado. E, al termine del percorso nelle sale, il ministro dell'Università e della ricerca sorride al direttore del museo, Sylvain Bellenger, e afferma: «Qui si ha la sensazione di una grandezza che di solito non dimostriamo abbastanza e non rendiamo abbastanza pubblica: la vicinanza tra il mondo della ricerca e il mondo dell'arte viene portata al massimo sistema».

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Il Sud è avanti nell'innovazione, ma indietro nella ricerca. Come pensa di colmare le distanze?
«Il Sud ha aree di ricerca molto importanti e sparse, che vanno alimentate e rafforzate. Per questo, abbiamo introdotto il fondo italiano per la scienza: 50 milioni quest'anno, 150 dal prossimo. Unito al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), dà un grande rilancio alla ricerca italiana di base, che
dobbiamo finanziare in modo specifico, come si fa all'estero.

E il Sud deve prepararsi a competere in questi progetti: a volte ha idee non descritte in modo corretto».


Il campus di San Giovanni a Teduccio (Apple-Federico II) è un modello da seguire. Quali altre iniziative vanno messe in campo per Napoli?
«Sì, è un modello di come tenere insieme Università, impresa, enti di ricerca, ed è importante riuscire a individuare tante di queste iniziative e creare un fil rouge».


Pensa al progetto che coinvolge museo di Capodimonte, Cnr e Università Vanvitelli e ad altri?
«Qui ho trovato una grande disponibilità a mischiare, ad avere un continuo confronto tra chi si occupa di arte e chi di tecnologie. Non conosco tutte le realtà, ma sono disponibile ad ascoltare per avere una mappa di quello che esiste. Si può creare un rapporto forte anche con impresa».


L'Università ha una funzione strategica, ma i cervelli fuggono dal Mezzogiorno. Come rendere gli Atenei competitivi?
«Con il precedente ministro, si è avuto un aumento di iscrizioni al Sud. Studenti e giovani devono trovare motivazioni e non scappare. Da un lato, servizi e welfare che siamo cercando di promuovere anche attraverso Pnrr. Un altro aspetto su cui lavorare, ma non solo al Sud, perché la situazione è a macchia di leopardo, consiste nel rilanciare e scegliere i punti forza dei singoli Atenei, non più in grado di essere bravi su tutto. In ognuno l'offerta formativa e la composizione dell'attività accademica deve essere diversa dalle altre. Con i fondi messi a bando per partecipare alle attività e gli obiettivi dati, le Università del Sud se la possono giocare, cercando di attrarre scienziati, ricercatori, professori, umanisti. È un'occasione d'oro».


Da dove vuole cominciare e come pensa di integrare un approccio scientifico e umanistico?
«Con i dottorati in Beni culturali, per esempio: nel Pnrr è prevista una dotazione consistente. E, in questo ambito, la formazione e la ricerca sono per forza miste perché spaziano dalle tecnologie alla storia dell'arte alle tecniche pittoriche. In altri corsi classici di Ingegneria vengono inseriti crediti di filosofia».


Ma come punta a superare gli stereotipi di genere?
«Con il ministro Patrizio Bianchi siamo al lavoro per iniziare dalle scuole, addirittura dall'asilo. Gli stereotipi fanno quasi parte del nostro patrimonio genetico».


Intanto, come si può spingere le ragazze a studiare discipline ritenute maschili?
«L'industria lo fa attraverso le borse di studio, noi dobbiamo premiare le ragazze che hanno voti buoni nei percorsi laurea più seguiti e agire anche sul post-laurea, avere cioè una parità salariale».


Le donne sono quelle che probabilmente hanno più subito gli effetti della pandemia, anche sulle carriere: possono recuperare le posizioni perdute?
«Ne parliamo molto anche in Consiglio dei ministri. Con Bonetti, lavoriamo anche a questo. Per quel che possiamo fare, dando un valore e che sia riconosciuto ai titoli di laurea e dottorato. Senza distinzioni tra uomo e donne».


Concorsi in vista?
«Dottorati sì, piani straordinari per le assunzioni al momento no: ne abbiamo appena fatti due. Ora dobbiamo lavorare molto sui più giovani e cercare di costruire percorsi che facciano intravedere una carriera all'Università che non sia appena al non si sa cosa sarà di me. Anche alla Camera è stato appena approvato un disegno di legge sul preruolo».


Meglio figure più manageriali o professori alla vecchia maniera alla guida degli Atenei?
«Non possiamo più permetterci professori alla vecchia maniera. Senza perdere l'identità, abbiamo una missione da compiere».


Il prossimo anno accademico, si torna tutti in aula: quali misure ha previsto per questo? Lei è stata anche Rettore.
«Stiamo agendo per riaprire l'intero sistema senza penalizzare, però, gli studenti che hanno ancora troppo timore ad andare in Ateneo. Siamo cercando di portali verso questa decisione in modo dolce, e restando sempre in allerta, prevedendo presidi random e tamponi».

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