Quirinale, elezioni e candidati: Cartabia, Draghi, Bersani e Berlusconi i preferiti dei social

Quirinale, elezioni e candidati: Cartabia, Draghi, Bersani e Berlusconi i preferiti dei social
di Domenico Giordano
Venerdì 24 Dicembre 2021, 14:00 - Ultimo agg. 26 Dicembre, 17:02
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Come ha scritto l’altrieri Claudio Velardi a margine della conferenza stampa di Mario Draghi «nessuno dei 12 Presidenti eletti ha mai pronunciato parola nei mesi precedenti il voto», e soprattutto «la partita della Presidenza della Repubblica – per storia, tradizione, modalità di votazione, caratteristiche del ruolo – si risolve all’ultimo secondo e con esiti mai previsti anzitempo».

Una sacrosanta verità che, questa volta, rischia di essere risucchiata nel vortice dell’assoluta incertezza, della navigazione a vista che stiamo sperimentando da ventuno mesi nelle nostre quotidianità e che per prima ha inevitabilmente travolto la politica. In particolare, i politici che per mandato o incarico sono chiamati a prendere decisioni e, possibilmente, a farle rispettare, ma questa è un’altra storia. 

Domenico Giordano, Arcadia

La corsa per il Quirinale quindi si appresta a diventare una partita mai vissuta in precedenza, senza paragoni – anche l’elezione di Oscar Luigi Scalfaro, ad esempio, determinata da un evento tanto tragico quanto improvviso come l’attentato di Capaci, non può essere utilizzata come valido precedente – una battaglia asimmetrica tra l’avanzata della variante Omicron, l’estensione delle nuove restrizioni e il ritorno della paura come compost per l’azione di governo.

A ciò si aggiunga, per completare il quadro dell’instabilità, che per questa diciottesima legislatura è stato già issato lo striscione dell’ultimo chilometro e i parlamentari, peones e non, sono alla ricerca di un porto sicuro che possa metterli al riparo dalla ghigliottina della riduzione numerica: ogni singolo voto dei 1009 grandi elettori sarà un voto che si porta dietro una doppia e, in alcuni casi, una tripla valenza, difficile da incasellare, impossibile da cristallizzare.

In questo scenario nebuloso arriva un primo soccorso dai sondaggi sul gradimento degli italiani nei confronti dei potenziali successori di Sergio Mattarella. Quello realizzato da Bidimedia (dal 13 al 16 dicembre su un campione online di 2.391 intervistati) premia un quartetto capeggiato da Marta Cartabia, attuale titolare del dicastero della Giustizia, con un potenziale consenso del 34%, rincorsa da Mario Draghi che si ferma al 32%, poi da Pier Luigi Bersani con il 25% e Silvio Berlusconi con il 24%.

Per quanto non sia possibile confrontare i dati della rilevazione campionaria con quelli liberi raccolti “a strascico” - pescando nel mare magnum della rete mediante l’utilizzo delle keyword dei singoli nomi – può essere interessante ascoltare e capire l’umore degli utenti nei confronti dell’uno o dell’altro dei presunti candidati in questa successione incerta e imprevedibile.

Nella settimana dal 13 al 20 dicembre, il mood, cioè la percentuale di documenti che contengono un'opinione positiva, negativa e mista espressa dagli utenti, abbinato al numero delle menzioni raccolte dai nostri protagonisti, che hanno ruoli e visibilità differenti, ci confermano alcune tendenze. 

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Innanzi tutto il sentiment: il terzetto Draghi, Berlusconi, Cartabia riesce a prendersi comunque più di un terzo delle interazioni positive ed è sostanzialmente uniforme e coerente, infatti, si va dal 42% raccolto da Marta Cartabia, al 36% che si coagula attorno al nome di Silvio Berlusconi.

Inoltre, il censimento del mood non può essere opportunamente sganciato dal dato sulle menzioni. Quindi, è pur vero che sul nome della presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati in rete si registra un mood positivo al 78% o, nel caso di Pier Luigi Bersani, si raggiunge la soglia del 43%, però in entrambi i casi il numero delle menzioni è assai contenuto tanto da neutralizzare la polarizzazione a favore o contro.

Mario Draghi e Silvio Berlusconi sono i due soli protagonisti del dibattito quirinalizio che superano la barriera delle mille menzioni – circa 1.500 per il fondatore di Forza Italia e di poco oltre le 5.000 per il presidente del Consiglio – mentre la Cartabia è distante con “sole” 315 incassate nell’ultima settimana. 

Sia ben chiaro il dato delle menzioni e del mood è comunque relativo in una competizione di secondo livello come quella per l’elezione del Presidente della Repubblica, ma conserva intatta una sua efficacia perché diventa la cartina di tornasole per misurare la capacità dei singoli leader di dettare o condizionare l’agenda del dibattito pubblico e, a modo loro, prima Draghi ma soprattutto Silvio Berlusconi al momento si sono presi tutto il palcoscenico.

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