Quirinale, Salvini fa infuriare Berlusconi: «Ho un altro nome, piacerà a tanti se non a tutti»

Quirinale, Salvini fa infuriare il Cav: ho un nome convincente
Quirinale, Salvini fa infuriare il Cav: ho un nome convincente
di Marco Conti
Lunedì 17 Gennaio 2022, 23:59 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 22:20
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«La settimana prossima, quando si comincia a votare, la Lega, come forza responsabile e di governo, adesso e nei prossimi anni, farà una proposta che penso potrà essere convincente per tanti, se non per tutti». Matteo Salvini svela tutta la sua impazienza parlando al Senato dopo una riunione al gruppo della Lega. Per pressare Silvio Berlusconi, affinchè sciolga la riserva e decida di candidarsi o meno al Quirinale, Salvini convoca di fatto una nuova riunione del centrodestra. «Ci vedremo mercoledì o giovedì», sostiene il leader leghista che dice di non avere «piani B, C e D e non commento i “se” (Berlusconi si ritira ndr). Stiamo lavorando per una scelta veloce e di alto livello».

IL SUMMIT

«Prima che si cominci a votare la settimana prossima», è la dead line che indica il leader del Carroccio riferendosi a lunedì prossimo quando nel pomeriggio a Montecitorio inizierà la prima chiama. Il leader della Lega vede franare il contatore del Cavaliere e cerca di approfittarne, ma a stretto giro di posta viene chiamato al telefono dal leader azzurro al quale ribadisce che attenderà le sue decisioni «così come abbiamo stabilito nell’ultimo vertice». Anche se una scelta definitiva non l’ha ancora fatta e non è da escludere un suo passo indietro, Berlusconi è ancora al lavoro sui numeri mentre le telefonate da Arcore arrivano anche a parlamentari del M5S. Difficilmente però il Cavaliere scoprirà le carte in settimana e certamente non per il pressing degli alleati.

False, quindi, le voci circolate nella serata di ieri di un imminente passo indietro del Cavaliere. La riflessione è comunque in corso e, in caso di rifiuto, potrebbero concludersi però non come auspica Salvini ma con la proposta di Berlusconi di avviare una trattativa con il centrosinistra sul nome di Draghi.

 


Ma se la Meloni sembra poco interessata allo scorrere del tempo che alla fine “gioca” a favore di Mario Draghi, Salvini ha fretta e insiste anche sulla necessità che l’ex banchiere centrale resti dov’è «perché sarebbe una garanzia per tutti» se restasse a Palazzo Chigi senza spostarsi al Quirinale. «Poi - aggiunge - in un anno difficile, tutti ci mettano le energie migliori» riferendosi alla necessità di cambiare l’attuale squadra di governo.
«Le dichiarazioni di Matteo Salvini sono in linea con gli impegni presi e l’accordo raggiunto alla riunione dei leader del centrodestra di venerdì scorso», si affrettano a precisare da Forza Italia nel tentativo di arginare lo scontro in atto. «Come ripetuto in più occasioni - si legge nella nota - il centrodestra affronterà l’elezione del presidente della Repubblica - come tutti i prossimi appuntamenti elettorali - unito e saprà esprimere un candidato all’altezza». Infine la conferma che Berlusconi, per ora, non pensa al passo indietro: «Non c’è dubbio che il profilo del presidente Silvio Berlusconi sia quello più autorevole».

LO SPOGLIO

Resta il fatto che, come sostiene un altrettanto autorevole esponente azzurro, «stiamo andando sparati e diritti contro un iceberg». La previsione infausta deriva dalla convinzione che Berlusconi non avrà i numeri per succedere a Mattarella e che se la certificazione dovesse arrivare in Parlamento, sarebbe la fine del centrodestra per l’inevitabile scambio di accuse tra FI, Lega e FdI su chi ha tradito. I meccanismi di controllo dei voti rischiano infatti di non funzionare, visto che il presidente della Camera Roberto Fico intende annunciare i voti pronunciando solo il cognome, senza quindi il nome o altra qualifica.
Se così andrà il voto la pattuglia dei franchi tiratori è destinata ad aumentare e, dopo la sortita di Salvini di ieri, inizia a prendere quota anche ad Arcore il sospetto sulla tenuta dei gruppi della Lega. Una doccia fredda è arrivata anche da Coraggio Italia che conta una trentina di grandi elettori e che, a conti fatti, potrebbero sostenere in poco più della metà la candidatura di Berlusconi. Senza contare che, fuori dal recinto del centrodestra, ne mancano almeno una sessantina.

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