Quirinale, Salvini fa pace con Conte: «Serve un nome condiviso»

Quirinale, Salvini fa pace con Conte: «Serve un nome condiviso»
Quirinale, Salvini fa pace con Conte: «Serve un nome condiviso»
di Alberto Gentili
Venerdì 21 Gennaio 2022, 00:00 - Ultimo agg. 13:24
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Nelle ore in cui il centrodestra è lacerato, in stallo, e Mario Draghi appare più vicino al Quirinale, Matteo Salvini e Giuseppe Conte si incontrano per più di un’ora per provare a stoppare l’ascesa del premier al Colle. Non solo, il leader leghista nonostante che Silvio Berlusconi continui a rinviare il vertice del centrodestra in cui dovrà sciogliere la riserva, si muove come se la candidatura del Cavaliere fosse morta e sepolta. Tant’è che fa sapere di lavorare all’individuazione di un nome «condiviso» almeno da una parte del fronte progressista. 

Dopo l’incontro con Salvini definito «cordiale» da entrambe le parti in barba alle frizioni degli ultimi anni, Conte fa filtrare di essere «preoccupato».

Di temere che l’elezione di Draghi al Quirinale - gradita a Enrico Letta, a Luigi Di Maio e riservatamente a Berlusconi - «possa innescare la crisi di governo». Dunque, per il capo 5Stelle, va fatto almeno il tentativo, che sa bene essere tutt’altro che facile in quanto sull’opzione-Draghi c’è un’ampia convergenza, «di evitare la crisi trovando un nome di prestigio, condiviso, di alto profilo, non troppo marcato politicamente, che possa mettere d’accordo tutti». Salvini? Per Conte avrebbe detto di sì. «Nei prossimi giorni, dopo il passo indietro di Berlusconi, verificheremo fino in fondo questa possibilità».

Il leader M5S fa anche sapere di non riconoscere al centrodestra, al pari di Enrico Letta, un diritto di prelazione. Dall’entourage di Conte fanno inoltre sapere che il segretario del Pd «è stato avvertito dell’incontro». E che era «d’accordo». Al Nazareno confermano: «Il faccia a faccia tra i due era previsto e concordato. Tutto ciò che va nella direzione di un dialogo costruttivo tra i due schieramenti è utile». Segue avvertimento: «Non voteremo mai un candidato di centrodestra, voteremo un presidente super partes come i numeri di un Parlamento senza maggioranza impongono».

 

Nell’incontro con Conte, dicono fonti vicine a Salvini, il leader della Lega ha ribadito che la sua coalizione «è e resterà compatta in tutte le votazioni». E liscia il pelo al Cavaliere nella speranza che rinunci a indicare Draghi o un altro nome orticante per la Lega: «Il ruolo di Berlusconi è e sarà fondamentale». L’obiettivo di Salvini - che ha visto anche il centrista Maurizio Lupi - è provare a tenere unito il centrodestra. E a dispetto della rassicurazioni di Conte e dell’altolà di Letta, il leader leghista resta determinato a far ingoiare al fronte progressista un nome per il Quirinale «di alto profilo» indicato da lui: la presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati, Letizia Moratti e il presidente del Consiglio di Stato Franco Frattini nonostante le perplessità grilline.

Insomma, per Salvini, la candidatura di Berlusconi non è più sul tavolo. E non lo è non solo per una questione di numeri, ma anche perché è irritato e non poco dall’attendismo del Cavaliere che continua a rinviare (forse fino a domenica se non più in là) il vertice della verità. Sulla stessa linea Giorgia Meloni che ha scandito un ultimatum al capo di Forza Italia. 

Nel frattempo il “centralinista” Vittorio Sgarbi certifica il fallimento dell’”operazione scoiattolo”: «Ormai Berlusconi non fa più telefonate, la sua candidatura non c’è più. Ma può però tenere il boccino in mano, indicando Draghi al suo posto. Così avrebbe risolto tutto, visto che il Pd non potrebbe dire di no e verrebbe lasciata fuori solo una parte dei 5Stelle. Oppure potrebbe indicare Gianni Letta». 

Si vedrà. Matteo Renzi intanto azzarda le date del calendario quirinalizio: «Giovedì 27 gennaio o al massimo venerdì 28 l’Italia avrà un nuovo presidente della Repubblica». E archivia anche lui Berlusconi: «Ci sono zero possibilità che diventi presidente della Repubblica. Ha invece possibilità Mario Draghi, ma questa è una scelta difficile perché è stato ed è un grande premier e potrebbe essere un ottimo capo dello Stato».

Già, il bivio su cui finora si è impantanata la partita del Colle.

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