Sanremo 2023, le polemiche al centro del cda Rai: l'ad Fuortes nel mirino. «È in bilico»

L'amministratore delegato al centro delle critiche della maggioranza per i passaggi giudicati "eccessivi" delle cinque serate di Sanremo

Sanremo 2023, le polemiche al centro del cda Rai: l'ad Fuortes nel mirino. «È in bilico»
Sanremo 2023, le polemiche al centro del cda Rai: l'ad Fuortes nel mirino. «È in bilico»
di Andrea Bulleri
Mercoledì 15 Febbraio 2023, 12:40 - Ultimo agg. 21:42
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Il Festival di Sanremo è finito ormai da giorni, ma l'onda lunga delle polemiche che hanno investito la manifestazione canora dei record è tutt'altro che archiviata. Tanto che oggi, al cda Rai convocato per questa mattina, l'argomento Festival finirà inevitabilmente al centro del dibattito. Con il centrodestra che da giorni è su tutte le furie per alcuni passaggi giudicati eccessivi delle cinque serate: dalla performace di Fedez contro il viceministro Galeazzo Bignami (di cui il rapper ha strappato una foto in diretta), passando per il contestato duetto del cantante con Rosa Chemical e la lettera di Zelensky letta solo a tarda notte da Amadeus. Fino alla scelta di affidare la co-conduzione di due serate a Chiara Ferragni: «Una persona che non ha mai nascosto le sue antipatie verso Giorgia Meloni», è tornato alla carica intervistato dal Foglio il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giovanbattista Fazzolari. 

I temi all'ordine del giorno

Ufficialmente il tema sanremese non è all'ordine del giorno: il menù degli altri argomenti in agenda prevede che si discuta del piano editoriale del Tg2 approntato dal nuovo direttore Nicola Rao, dell'audizione dell'Ad di Rai pubblicità e di un aggiornamento sul piano industriale e sul contratto di servizio. Ma è improbabile che il nodo Festival resti ai margini, visto che la polemica investe direttamente l'amministratore delegato della tv pubblica Carlo Fuortes

Voci dalla maggioranza raccontano che l'ad sarebbe sempre più in bilico, dal momento che sia Fratelli d'Italia che la Lega ritengono sia arrivato il momento di una «discontinuità» dei vertici Rai (espressione del governo di larga coalizione di Mario Draghi).

Il nodo da sciogliere, semmai, sembra più quello relativo al come mettere in atto il passaggio di consegne: secondo voci di Palazzo Chigi, Giorgia Meloni preferirebbe una transizione "morbida", possibilmente consensuale. E dunque, inevitabilmente, in tempi più dilatati. 

Polemiche sull'ad Fuortes

L'ad Rai, da parte sua, porterà in cda i numeri record del Festival, che in termini di audience ha fatto segnare i migliori risultati da decenni. Con un incasso più che lusinghiero sul fronte della raccolta pubblicitaria. Probabile poi che a prendere la parola sia Riccardo Laganà, consigliere del cda eletto in quota dipendenti Rai. «I grandi numeri di Sanremo che producono doverosi e sentiti ringraziamenti a tutte le maestranze impegnate - era intervenuto nelle scorse ore Laganà - non riescono a nascondere gli svarioni editoriali che hanno danneggiato l'immagine della Rai, anche a livello internazionale, che non ha dunque potuto godere appieno del successo indubbio», è l'affondo. «L'autonomia editoriale - per il consigliere - va esercitata all'interno della linea editoriale di cui è custode e responsabile solo ed esclusivamente Rai concessionaria per legge del pubblico servizio. Non deve mai essere appaltata fuori. Occorre una gestione dell'azienda capace di evitare di fornire alibi a chi vuole solo sottrarre risorse, il festival, le sedi regionali, i centri di produzione per arrivare infine alla concessione di servizio pubblico. Su questo e molto altro - conclude - occorre fare chiarezza». 

Intanto, torna sull'argomento anche Matteo Salvini. Bocciando senza appello il Festival e la linea della  tv pubblica: «Le televisioni locali hanno fatto più servizio pubblico che certe tv nazionali, che manco hanno ricordato che si votava in Lazio e Lombardia. Se uno avesse dovuto decidere in base alla Rai, in base a quello che ha visto all’ultimo Sanremo, cosa avrebbe dovuto fare? Evidentemente - ha chiuso Salvini - i cittadini sono molto più concreti e pragmatici».

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