Il 10 agosto, 45 giorni prima del voto, scatta la par condicio. Il che, per una campagna elettorale senza soldi e brevissima, è questione importante perché sarà tutta o quasi giocata in tivvù, specie da fine agosto in poi perché adesso si sta più sotto l’ombrellone che davanti allo schermo. In Rai il clima è naturalmente di grande preoccupazione sia per la gestione della fase pre-elettorale sia, soprattutto, per ciò che avverrà dopo: ovvero il ribaltone tra Mazzini e Saxa se dovesse vincere o addirittura stravincere il centrodestra.
«Io sono amico di Giorgia», è il refrain che si sente nelle cittadelle Rai, tra dirigenti e giornalisti, propedeutico ad andare in soccorso della eventuale vincitrice. Intanto, oltre all’ad Fuortes, che resta il simbolo della stagione draghiana, a maneggiare politicamente questa delicata fase elettorale sono due figure di provata esperienza: Monica Maggioni, direttrice del Tg1, con buoni rapporti con tutti anche con il centrodestra (nel 2015 eletta presidente Rai con i voti di Forza Italia) e Antonio Di Bella che da titolare degli Approfondimenti informativi sovrintende ai talk show ed è un tipo non contundente, anzi trasversale e accomodante.
Il tipo giusto per una fase così confusa. La sua decisione di affidare alcuni speciali elettorali a Bruno Vespa sta provocando a Saxa Rubra qualche gelosia e c’è chi teme di cedere quota di visibilità, in una fase di alta esposizione mediatica come la campagna elettorale, al titolare di Porta a Porta.
Ma è soprattutto quello che accadrà dopo il 25 settembre che appassiona il piccolo grande mondo Rai.
Ora dalle parti di FdI si parla chiaro: o Fuortes dopo il voto riequilibra tutto, capisce che la situazione è cambiata e che la sinistra va ridimensionata e assai, oppure è Fuortes che verrà cambiato. C’è chi telefona a Gianpaolo Rossi, ex rappresentante FdI in cda, professionista che sa tutto di tivvù, uomo forte dell’azienda quando la guidava Salini e figura vicinissima alla Meloni, e lo saluta così: «Parlo con il nuovo ad della Rai?». Lui sorride e non abbocca. La stessa scenetta capita con Gennaro Sangiuliano: dal direttore del Tg2 (domani intervista Salvini alla festa della Lega a Cervia) a nuovo numero uno del Settimo Piano? O magari andrà a dirigere il Tg1, potendo contare su estimatori anche fuori dalla cultura politica da cui proviene. Intanto il Tg1 è già in fase di riequilibrio a destra.
Dal Tg2 è arrivato Francesco Primozich, vicino alla Lega, come vicedirettore. E da settembre Iman Sabbah sarà caporedattrice con delega al politico. È specializzata sul Medio Oriente e dicono che non dispiaccia alla destra. E comunque, dal direttore di Rainews, Paolo Petrecca, a tanti altri, la futura Rai non di sinistra ha già buone basi su cui poggiare. Il resto lo farà il gran riciclo - «Mio nonno? Era monarchico!», «Mia suocera? Era amica di Almirante!» - che va in scena quando cambiano i padroni del vapore.