Rai, meno uffici a Roma: l’ombra del trasferimento delle produzioni al Nord

Oggi il piano in Cda, dopo che Meloni aveva visionato il progetto per Milano. Non è stato chiarito dove andranno i dipendenti delle sedi che saranno chiuse

Rai, meno uffici a Roma: l’ombra del trasferimento delle produzioni al Nord
Rai, meno uffici a Roma: l’ombra del trasferimento delle produzioni al Nord
di Francesco Bechis e Rosario Dimito
Giovedì 20 Aprile 2023, 00:08 - Ultimo agg. 15:59
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In Rai scatta l’ora dei grandi traslochi. Atterra oggi in Cda il nuovo piano immobiliare della tv pubblica. E cresce la preoccupazione per l’impatto che avrà su dipendenti, produzioni e uffici nella Capitale. Cifre monstre: 450 milioni di euro da qui al 2050. Sui dettagli alla vigilia del voto, però, si sa ancora poco e nulla. Vale per le risorse, da trovare mentre sul groppo della tv pubblica pesa un debito da 650 milioni di euro. E vale soprattutto per le ripercussioni occupazionali per il personale romano. Oggi l’ad della Rai Carlo Fuortes chiederà di approvare il progetto. Dal tesoretto stanziato, 300 milioni serviranno a finanziare le ristrutturazioni delle sedi Rai a Roma. Viale Mazzini, ma anche Saxa Rubra e Via Teulada. Mentre venti appartamenti in affitto in zona Prati, Roma centro, saranno dismessi. Con relativi uffici e studi tv. Il resto dei fondi andrà a un nuovo polo produttivo a Milano nella zona Portello: oggi la firma con la Fondazione Fiera di Milano per una locazione di 27 anni. La nuova Saxa Rubra in salsa meneghina avrà un costo non proprio modesto: circa 150 milioni. 

Rai, il piano

Andiamo con ordine: nella Capitale circa cento milioni di euro serviranno a ridare un nuovo volto al quartier generale a viale Mazzini.

Da un lato per bonificare l’edificio degli anni ‘60 dall’amianto, dall’altro per riorganizzare gli spazi e dare il via a un nuovo piano di smart working. Di pari passo venti strutture oggi in affitto torneranno sul mercato. Il personale, spiega l’azienda, sarà riorganizzato tra viale Mazzini (ma i lavori non finiranno prima del 2028) e le altri sedi rimaste. Come, non è ancora chiaro. La dismissione degli uffici nella zona Nord della Capitale ridurrà inevitabilmente la superficie a disposizione per le produzioni Rai a Roma. Tagliati gli studi, sarà tagliato anche il personale? Il dubbio resta anche alla luce della revisione dello smart working per i dipendenti. Difficile infatti immaginare come la produzione di programmi e talk show nelle strutture che la Rai vuole abbandonare possa proseguire lavorando da casa. Insomma, senza dati alla mano difficile fare chiarezza sul maxi-riordino romano. Lo stesso vale per il polo di Milano. Fuortes conta di farsi approvare il progetto in modo che diventi subito operativo. Il trasloco nel capoluogo lombardo è stato discusso già nel Cda di gennaio, è noto da mesi e dunque certamente ne è informata la premier Giorgia Meloni così come il resto dell’esecutivo. Partirà nel 2027 e a cambiare residenza saranno le sedi di Corso Sempione e di via Mecenate. Per la prima l’ipotesi è una locazione di sei anni più sei. Al dossier hanno lavorato gli studi legali Chiomenti, Pollice e Napolitano. La regia va da sé è però di Fuortes che in queste settimane si è adoperato per dimostrare di essere ancora un Ad pienamente in sella alla tv pubblica e non, come si mormora ormai da mesi, a un passo dall’abbandonare il settimo piano di viale Mazzini. 

Gli equilibri

Di certo il progetto di una “Saxa Rubra” padana sarà accolto con entusiasmo dalla Lega che in questi anni ha più volte proposto di includere nel trasloco degli studi milanesi una parte della produzione a Roma. E chissà che il grande piano immobiliare al via non abbia ripercussioni sul futuro dell’Ad, a un anno dalla scadenza del mandato. 
Se una parte di Fratelli d’Italia scalpita da tempo per un cambio ai vertici di viale Mazzini, nelle ultime settimane si è rafforzato il filo tra Fuortes e il partito di Matteo Salvini. L’Ad è disposto a lasciare solo in cambio di «un’offerta congrua». Tramontata la direzione del Teatro della Scala, potrebbero aprirsi le porte del Teatro San Carlo di Napoli. Fuortes nel frattempo non si muove. Ma l’ultima parola, su questo come sul doppio piano immobiliare all’esame del Cda che promette di ridisegnare l’intera ossatura della tv pubblica, l’ultima parola spetterà alla premier che segue con attenzione il dossier Rai.

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