Recovery, Conte risponde alla scossa Pd: «Subito il vertice»

Recovery, Conte risponde alla scossa Pd: «Subito il vertice»
Recovery, Conte risponde alla scossa Pd: «Subito il vertice»
di Marco Conti
Lunedì 21 Dicembre 2020, 07:30 - Ultimo agg. 13:57
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Qualcosa inizia a muoversi nella verifica di maggioranza anche se la partenza è un po’ anomala e scatena subito l’irritazione renziana. Si inizia discutendo il piano del Recovery oggi pomeriggio. A ricevere, prima la delegazione del M5S e poi quella del Pd, non sarà però solo il premier Conte ma anche i ministri del Pd Gualtieri e Amendola che siederanno dalla parte opposta del tavolo che ospiterà Zingaretti e la delegazione dem. Per martedì pomeriggio è stata convocata la delegazione di Iv e a seguire quella di Leu. Conte cerca di uscire dallo stallo dividendo i tavoli e tentando di sottrarre il Recovery, dal quale tutto è iniziato, dal resto delle questioni. In ballo ci sono i 209 miliardi del Next Generation Ue, ma è proprio sulla governance del Fondo, e sulla stesura del piano, che i renziani vorrebbero dire la loro, anche se Conte ha già fatto capire di essere pronto a rivedere la cabina di regia, i sei manager e i 300 burocrati. 

L’iniziativa scatena però la a reazione di Iv. «A noi nessuno ha detto niente.

Se il cambio di metodo che chiedevamo è che dobbiamo apprendere la convocazione delle riunioni dagli sms di Casalino alle agenzie significa che a Chigi non hanno capito cosa stanno rischiando» scrivono in una nota i renziani. Se è vero che è mancata telefonata di Conte a Renzi per avvisarlo della convocazione è la conferma di come siano logorati i rapporti nella maggioranza e di come sia appesa ad un filo la vita del governo dove emerge l’assoluta mancanza di un regista che eviti anche ai dem di ritrovarsi nell’imbarazzante confronto a palazzo Chigi tra l’ala governativa e la segreteria.

L’obiettivo dei ministri Gualtieri e Amendola resta quello di un via libera del Consiglio dei ministri entro l’anno, ma Iv vuole prima discutere del metodo, contesta i tavoli separati e la convocazione via sms gli dà nuova occasione per riproporre il problema del metodo. 

La tentazione di forzare e di portare - dopo gli incontri di oggi e domani - il piano in Consiglio dei ministri, anche contro la volontà di Iv, che potrebbe o votare conto o disertare la riunione, è però forte. Il premier può contare sul pieno sostegno dei 5S e sulla fretta che ha il Pd di far arrivare a Bruxelles il piano, ma rischia di certificare la fine della maggioranza su un tema sul quale l’Italia è osservata speciale a Bruxelles. Il problema è che, Recovery a parte, non è ancora chiaro come il presidente del Consiglio intenda uscire dalle sabbie mobili. Nel frattempo si moltiplicano i segnali di disponibilità nei confronti di Italia Viva che ieri si è sentita proporre un paio di sottosegretari in più, uno al Mef e uno al Mise. Segnali scomposti. Iniziative per ricucire che rischiano di complicare ancor più la soluzione aprendo le porte ad una crisi al buio dove lo sbocco elettorale, malgrado le minacce, sembra molto difficile anche per l’emergenza sanitaria. Nel frattempo le voci di un rimpasto irritano il M5S che verga una nota nella quale ribadisce «l’indisponibilità» del Movimento al rimpasto.

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Ma a non usare giri di parole è stato ieri il presidente di Italia Viva Ettore Rosato che, intervistato da Sky, ha detto che «ad oggi non c’è più la fiducia tra la maggioranza e il premier. Il premier l’ha sciupata». Poi l’aggiunta che ha fatto infuriare il Pd: «La fiducia non c’è più non solo con noi, noi diciamo cose che dicono tanti altri partner di maggioranza». I dem, che sino al giorno prima non hanno risparmiato critiche a Conte in tema di collegialità, non ci stanno però a unirsi in questo momento al coro. «Rosato parli a nome di Iv, che rappresenta il 2% degli italiani», sostiene il vicecapogruppo alla Camera Michele Bordo. La soluzione, per i dem, è «un patto di legislatura ma Conte sembra non trovare il bandolo della matassa e anche Zingaretti soffre l’ala governativa dem.
 

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