Qualcosa inizia a muoversi nella verifica di maggioranza anche se la partenza è un po’ anomala e scatena subito l’irritazione renziana. Si inizia discutendo il piano del Recovery oggi pomeriggio. A ricevere, prima la delegazione del M5S e poi quella del Pd, non sarà però solo il premier Conte ma anche i ministri del Pd Gualtieri e Amendola che siederanno dalla parte opposta del tavolo che ospiterà Zingaretti e la delegazione dem. Per martedì pomeriggio è stata convocata la delegazione di Iv e a seguire quella di Leu. Conte cerca di uscire dallo stallo dividendo i tavoli e tentando di sottrarre il Recovery, dal quale tutto è iniziato, dal resto delle questioni. In ballo ci sono i 209 miliardi del Next Generation Ue, ma è proprio sulla governance del Fondo, e sulla stesura del piano, che i renziani vorrebbero dire la loro, anche se Conte ha già fatto capire di essere pronto a rivedere la cabina di regia, i sei manager e i 300 burocrati.
L’iniziativa scatena però la a reazione di Iv. «A noi nessuno ha detto niente.
L’obiettivo dei ministri Gualtieri e Amendola resta quello di un via libera del Consiglio dei ministri entro l’anno, ma Iv vuole prima discutere del metodo, contesta i tavoli separati e la convocazione via sms gli dà nuova occasione per riproporre il problema del metodo.
Ma a non usare giri di parole è stato ieri il presidente di Italia Viva Ettore Rosato che, intervistato da Sky, ha detto che «ad oggi non c’è più la fiducia tra la maggioranza e il premier. Il premier l’ha sciupata». Poi l’aggiunta che ha fatto infuriare il Pd: «La fiducia non c’è più non solo con noi, noi diciamo cose che dicono tanti altri partner di maggioranza». I dem, che sino al giorno prima non hanno risparmiato critiche a Conte in tema di collegialità, non ci stanno però a unirsi in questo momento al coro. «Rosato parli a nome di Iv, che rappresenta il 2% degli italiani», sostiene il vicecapogruppo alla Camera Michele Bordo. La soluzione, per i dem, è «un patto di legislatura ma Conte sembra non trovare il bandolo della matassa e anche Zingaretti soffre l’ala governativa dem.