Recovery Fund, i punti dello storico accordo da 750 miliardi: che cosa è stato accordato all'Italia

Recovery Fund, i punti dello storico accordo da 750 miliardi: che cosa è stato accordato all'Italia
Recovery Fund, i punti dello storico accordo da 750 miliardi: che cosa è stato accordato all'Italia
Martedì 21 Luglio 2020, 11:35 - Ultimo agg. 19:09
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Intesa raggiunta al vertice europeo sul Recovery Fund ed il Bilancio Ue 2021-2027. Sintomo che «l'Europa è solida, è unita» ha esultato il presidente del Consiglio europeo Charles Michel dopo una maratona negoziale di oltre 90 ore che ha fatto del summit il più lungo della storia dell'Unione.

All'Italia l'intesa porta una dote di 209 miliardi. Il premier Giuseppe Conte è riuscito infatti a strappare un piatto ancora più ricco (82 miliardi di sussidi e 127 di prestiti) rispetto alla proposta della Commissione di maggio, che destinava al nostro Paese 173 miliardi (82 di aiuti e 91 di prestiti). «Avremo una grande responsabilità: con 209 miliardi abbiamo la possibilità di far ripartire l'Italia con forza e cambiare volto al Paese. Ora dobbiamo correre», ha commentato molto soddisfatto il presidente del Consiglio, rimarcando di aver conseguito questo risultato «tutelando la dignità del nostro Paese».

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LA SCHEDA
Un piano di risanamento da 750 miliardi di euro, ovvero 858 miliardi di dollari, con una riduzione dei sussidi dai 500 miliardi di euro ai 390 miliardi di euro da destinare ai Paesi colpiti dalla pandemia da coonavirus. È quanto prevede l'accordo raggiunto dai 27 capi di Stato e di governo dell'Europa a Bruxelles dopo un negoziato durato 90 ore. Di fatto si tratta di un impegno di spesa di 1.074 miliardi di euro per sette anni a partire dal 2021. Un risultato che la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito «storico», aggiungendo che «questa volta l'Europa non può essere accusata di aver fatto troppo poco e troppo tardi». È stata «una giornata storica» secondo il presidente francese Emmanuel Macron. L'accordo prevede di ricorrere al freno di emergenza solo in casi eccezionali.

Per quanto riguarda l'Italia, il piano prevede quasi 209 miliardi. Si tratterebbe di oltre 30 miliardi in più rispetto alla prima proposta (173,8 miliardi). Dei 208,8 miliardi, 81,4 miliardi sono sussidi a fondo perduto, in lieve calo rispetto a quanto previsto nella precedente bozza, mentre 127,4 miliardi sono prestiti, con un aumento di 36 miliardi rispetto alla previsione della Commissione. Aumentano dunque, di molto, i prestiti che vanno restituiti, ma che sarebbero a tassi molto bassi e a condizioni agevolate. In merito ai Paesi frugali, i rimborsi previsti per la Danimarca ammontano a 322 milioni di euro l'anno, all'Olanda 1,931 miliardi, all'Austria 565 milioni e alla Svezia 1,069.


LE REAZIONI
Il presidente francese Emmanuel Macron ha parlato di «giornata storica per l'Ue», che per la prima volta mette in comune il suo debito per rafforzarsi e reagire alla crisi seminata dal Covid-19. Un «buon segnale» per Angela Merkel, mentre per il commissario Paolo Gentiloni il Next Generation Eu «è la più importante decisione economica dall'introduzione dell'euro».



L'annuncio dell'intesa è arrivato intorno alle 5.30 del mattino, dopo che i leader hanno trascorso ore e ore a ricontrollare tutti i documenti concordati. L'ultimo tema più controverso - il rispetto della condizionalità sullo stato di diritto - invece, è stato risolto per acclamazione contraddicendo le più fosche previsioni.

La soluzione è stata individuata dopo un meticoloso lavoro di cucitura, a piccoli gruppi, svoltosi nella giornata di lunedì, per modificare la proposta presentata sabato. Un testo in cui la condizionalità è stata così tanto diluita che lo stesso leader ungherese, Viktor Orban (pronto alla guerra totale assieme al polacco Mateusz Morawiecki) ne ha addirittura applaudito con entusiasmo l'adozione, arrivando a congratularsi con Macron per gli input risolutivi. Un punto fermo sulla madre di tutte le battaglie, il Recovery Fund, era già stato messo nel pomeriggio di ieri.

La dotazione complessiva del piano per sostenere i Paesi più colpiti dal passaggio del Covid-19 è rimasto fissato a 750 miliardi. E dopo varie oscillazioni (da 500 a 450, a 400) l'asticella della quota di sussidi si è fermata a 390 miliardi di euro, con la Resilience e Recovery Facility, il cuore del Fondo per il rilancio economico, allocato direttamente ai Paesi secondo una precisa chiave di ripartizione, a 312,5 miliardi.

La sforbiciata ha ridotto invece i trasferimenti spacchettati tra i programmi, 77,5 miliardi (rispetto ai 190 mld pensati dalla Commissione). In particolare, è stata azzerata la dotazione di Eu4Healt, il nuovo programma europeo per la sanità. A farne pesantemente le spese, anche il Just Transition Fund e il Fondo agricolo per lo sviluppo rurale. Il bilancio europeo 2021-2027 è rimasto a 1.074 miliardi di impegni.

Ma sono stati accontentati i Frugali con succulenti rebate, i rimborsi introdotti per la prima volta su richiesta del Regno Unito ai tempi di Margaret Thatcher, che con la Brexit molti leader Ue avrebbero voluto cancellare. In alcuni casi sono stati raddoppiati. Alla Danimarca sono andati 322 milioni annui di rimborsi (rispetto ai 222 milioni della proposta di sabato); all'Olanda 1,921 miliardi (da 1,576 miliardi); all'Austria 565 milioni (da 287), e alla Svezia 1,069 miliardi (da 823 milioni). Risolta anche la spinosa questione della governance sull'attuazione delle riforme dei piani nazionali che dovranno essere presentati dai Paesi per avvalersi delle risorse. La chiave di volta è stato un super-freno di emergenza emendato, oggetto di un negoziato durissimo tra Giuseppe Conte e Mark Rutte durato fino all'ultimo minuto, del quale il coriaceo olandese alla fine si dice soddisfatto.

In sostanza, i piani presentati dagli Stati membri saranno approvati dal Consiglio a maggioranza qualificata, in base alle proposte presentate dalla Commissione.

La valutazione sul rispetto delle tabelle di marcia e degli obiettivi fissati per l'attuazione dei piani nazionali sarà affidata al Comitato economico e finanziario (Cef), gli sherpa dei ministri delle Finanze. Se in questa sede, «in via eccezionale», qualche Paese riterrà che ci siano problemi, potrà chiedere che la questione finisca sul tavolo del Consiglio Europeo prima che venga presa qualsiasi decisione.

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