C'è un pericoloso e preoccupante pregiudizio dietro il fuorionda catturato da LaPresse tra il sindaco di Milano, Beppe Sala, e il governatore della Lombardia Attilio Fontana a proposito dei fondi Pnrr destinati al Mezzogiorno. Il sospetto del Nord che le risorse assegnate soprattutto ai Comuni del Sud non potranno essere spese per incapacità progettuali e scarse competenze della Pubblica amministrazione locale. Che cioè quei soldi andranno sprecati e restituiti all'Europa mentre il Nord è pronto a usarli bene in forza di una consolidata e valida progettualità. «Il mio non è egoismo campanilistico», dice Sala ma chi ha buona memoria ricorderà che già a dicembre, intervenendo alla tappa milanese del tour nazionale di presentazione del Pnrr, si era espresso allo stesso modo sull'argomento: se altri non spendono, Milano si candida per utilizzare quelle risorse, aveva detto, parola più parola meno. E anche allora, come ieri, era dovuto intervenire il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, per rispondergli a stretto giro che il Sud «li userà tutti e bene» i soldi del Pnrr, ricordando che se l'Italia ne ha avuti tanti è solo perché la priorità del Recovery Fund è la riduzione del divario tra chi sta indietro (il Sud) e chi davanti (il Nord), un caso ormai unico in tutta Europa.
Evidentemente il tema è talmente caldo da far pensare allo scambio di battute tra Sala e Fontana, intercettato a loro insaputa, come alla punta di un iceberg. E la cosa appare a dir poco paradossale se si considera, al contrario, che nella scrittura dei bandi è proprio il Mezzogiorno a rischiare di rimetterci, come ha documentato il Mattino, anche quando dovrebbe essere automatica l'applicazione della ripartizione del 40% delle risorse sancita dalla legge. Sala e Fontana, di sicuro, non usano mezze parole: «Caro Beppe, è un casino il Pnrr e noi mettiamo a terra un c...», dice il governatore. E il sindaco risponde: «È questo, adesso va bene tutto. Noi dobbiamo farci un po' più furbi su questa cosa e fare un po' più di sistema obiettivamente tra tutti. Io sono preoccupato del fatto che Sud, Sud, Sud... Ho capito, ma l'innovazione (testo incomprensibile, ndr). Però io non ho veramente niente da contestare. Voglio chiarezza, perché è evidente che noi abbiamo una progettualità». Ancora Fontana: «Voi siete in grado, perché il Comune di Busto Arsizio che c... fa? Che non è un Comune piccolo quello di Busto Arsizio...». Immediata e inevitabile la risposta on line della Carfagna: «Caro Beppe Sala, il Pnrr al Sud-Sud-Sud è un'opportunità anche per il Nord. L'innovazione facciamola insieme. Parliamone». Per il sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, «le parole di Sala non sono anti-meridionali, abbiamo bisogno di cooperazione e unità, uno degli obiettivi del Pnrr è colmare il divario».
Difficile non ripensare, rileggendo queste parole, ai tanto e giustamente criticati criteri della cosiddetta spesa storica, una delle principali cause dei ritardi del Mezzogiorno, a partire dai servizi sociali: se hai poco, devi continuare ad avere poco, si sosteneva fino a quando su spinta della Carfagna si è iniziato a parlare seriamente dei Lep. Ma Sala su un punto non sbaglia ed è la preoccupazione dei sindaci (anche del Sud) di avere norme chiare, a cominciare dai bandi, per poter concorrere all'assegnazione delle risorse del Pnrr, superando dubbi non solo interpretativi che rischiano di frenare la macchina. C'è anche la sua firma oltre a quelle dei sindaci di Napoli, Roma e Torino in calce alla lettera inviata nei giorni scorsi al ministro dell'Economia, Daniele Franco, in cui, ad esempio, si osserva che per la riqualificazione energetica si prevede di finanziare solo una scuola per Comune, grande o piccolo non importa; o si contesta la sparizione del criterio demografico su mense e palestre nuove. Il rischio che piccoli enti, privi di adeguate strutture, siano chiamati a gestire risorse importanti e che i grandi centri restino a secco è reale: ma cosa c'entra il Sud-Sud-Sud si fa davvero fatica a comprenderlo.