Reddito di cittadinanza, dati personali a rischio. Il Garante: «Possibili frodi»

Reddito di cittadinanza, dati personali a rischio. Il Garante: «Possibili frodi»
Reddito di cittadinanza, dati personali a rischio. Il Garante: «Possibili frodi»
Venerdì 8 Febbraio 2019, 20:37 - Ultimo agg. 12 Febbraio, 16:18
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I dati personali di milioni di cittadini sono messi a rischio con l'introduzione del reddito di cittadinanza. A lanciare l'allarme è il Garante della privacy che, in una memoria consegnata alla commissione Lavoro del Senato, avverte delle «rilevanti criticità» del meccanismo di «riconoscimento, erogazione e gestione» del nuovo sussidio. Frodi e abusi - avverte il Garante - attendono dietro l'angolo informazioni 'sensibilì che vanno da quelle sulla salute a quelle patrimoniali e finanziarie. Il tutto non escludendo «fraudolente sostituzioni di identità presso i Caf» e attacchi informatici.

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Un quadro a tinte fosche che spinge il Garante a chiedere con forza di prevedere una serie di correttivi che si potrebbero facilmente inserire - è il suggerimento - attraverso decreti attuativi ad hoc, che al momento però non sono previsti. Quella del Garante è solo l'ultima delle critiche piovute su una delle misure simbolo del governo gialloverde, già oggetto dei dubbi di sindacati, imprese, associazioni del terzo settore, ma anche degli stessi tecnici della Camera, della Corte dei Conti e dell'Ufficio Parlamentare di Bilancio. Si muove compatta l'opposizione pronta ad attaccare l'ennesima certificazione dell'incapacità del Governo (Giorgio Mulè, Fi), o il «colabrodo» normativo di «frettolose» distribuzioni di mance elettorali (Ubaldo Pagano, Pd). Non si fa attendere la replica dei 5 Stelle che stizziti pubblicano sul blog una lista dei «signorotti che ogni giorno in Tv attaccano» e che «lo fanno dall'alto dei loro lauti compensi».

Puntualmente pubblicati. Una 'webgognà - che Di Maio rilancia facendola propria - e che coinvolge, tra gli altri, l'ex uomo della spending review Carlo Cottarelli, il presidente dell'Inps Tito Boeri, l'ex ministra Valeria Fedeli, Mario Monti e Carlo Calenda. Se su questo fronte il decretone sembra essere inciso nel granito, qualcosa invece si sta muovendo sulla «seconda gamba» del provvedimento, ovvero quella delle pensioni. Tra le modifiche allo studio, come conferma il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, c'è quella per «bloccare» le pensioni dei latitanti, almeno fino a quando rimangono irreperibili. Si tratterebbe di un 'congelamentò dell'assegno visto che togliere proprio la pensione rischierebbe di essere incostituzionale. Di Maio va oltre e promette che «la settimana prossima presenteremo un emendamento per tagliare la pensione agli ex sindacalisti», dice in piena campagna elettorale a Pescara. Intanto gli ultimi dati dell'Inps registrano, in soli 5 giorni, 32mila domande per l'uscita anticipata con le nuove regole (un terzo da dipendenti pubblici). In testa ci sono al momento la Sicilia con 3.827 istanze e il Lazio (3.775).

Terza la Lombardia, con 3.391 domande, di cui oltre 1.200 solo a Milano.
Alla fila di chi sta chiedendo di uscire raggiunti i 62 anni di età e i 38 anni di contributi si potrebbero aggiungere anche gli ultimi 'esodatì: l'esecutivo sta infatti valutando una sorta di 'pace contributivà ad hoc per chi si è ritrovato senza lavoro e senza pensione dopo l'entrata in vigore della riforma Fornero e non è rientrato nelle otto salvaguardie previste negli ultimi anni. A questi soggetti potrebbe essere consentito di sanare eventuali buchi pagando al massimo 1.000 euro l'anno, a rate da quando si inizierà a incassare la pensione, per uscire però non con i requisiti ante-Fornero, come nel caso delle salvaguardie, ma con i nuovi strumenti per l'uscita anticipata.
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