Attacco al reddito di cittadinanza, nel Napoletano le prime mosse dei clan

Attacco al reddito di cittadinanza, nel Napoletano le prime mosse dei clan
di Mary Liguori
Venerdì 8 Marzo 2019, 08:00 - Ultimo agg. 16:57
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Se i sinti del clan Spada di Ostia si sono ordinatamente messi in fila per chiedere il reddito di cittadinanza, tanto da scatenare la reazione del vicepremier Di Maio che ha annunciato che, a loro, il sussidio non sarà erogato, i camorristi campani hanno avuto, per il momento, qualche remora in più. Casi analoghi, nella giornata di ieri, a dire il vero ce ne sono stati. A Ercolano, dove parenti di affiliati agli Ascione della Moquette si sono presentati a chiedere informazioni al Caf, e a Ponticelli, dove in fila alle Poste si è messo il figlio di un narcotrafficante legato in passato al clan Sarno. Hanno chiesto il modello, spiegazioni varie, annunciando che nei prossimi giorni presenteranno istanza. Non si è registrato, al momento, l'assalto ai forni del governo né da parte di cittadini comuni, né da parte dei familiari di condannati per reati di mafia. Ché, comunque, hanno diritto di accedere al contributo come tutti gli altri. E lo si evince dal modello che impiegati di Caf e Poste stanno consegnando ai richiedenti: i carichi penali pendenti, i pregiudizi penali, le condanne, così come i processi in corso sembrano non essere un ostacolo per l'accesso al reddito di cittadinanza.
 
È il quadro «F» del modulo da due giorni in distribuzione a contenere un passaggio sulla eventuale presenza di persone detenute nella famiglia del richiedente. «Ma non rappresenta un paletto» spiega l'impiegato di un Caf di Napoli. Sotto la voce «Condizioni necessarie per godere del beneficio e impegni per mantenere la misura» si chiede all'utente di indicare l'eventuale presenza di familiari detenuti, sia maggiorenni sia minorenni, nello stesso spazio riservato a chi ha parenti ricoverati in strutture sanitarie di lunga degenza di proprietà dello Stato. Insomma, bisogna dichiarare se lo Stato già provvede a quelle persone ospitandole in carcere o in centri sanitari, ma il crimine non sembra essere un ostacolo per l'accesso al reddito. Il quadro «F» non fa riferimento a eventuali condanne del richiedente o dei familiari a carico. Ma obbliga l'utente a comunicare, dopo l'accesso al reddito, l'eventuale detenzione, così come l'eventuale ricovero in strutture di lunga degenza, e quindi a carico dello Stato, dei parenti. Alla luce di ciò vien da sé che, in zone ad alto tasso criminale, come l'Agro-aversano di Caserta e i quartieri delle periferie napoletane, la maggior parte delle domande potrebbe venire proprio da quella sacca di popolazione che ha avuto, o ha, in famiglia parenti pregiudicati. Anche per camorra. Ma c'è di più. Pure i condannati che hanno scontato pene detentive possono in teoria fare richiesta, a patto di dirsi disposti, per iscritto, ad andare a lavorare. D'altronde, alla base del progetto del governo, non c'è solo la volontà di dare una risposta economica alle persone che vivono sotto la soglia di povertà, ma anche conseguirne l'inclusione lavorativa e sociale.

Il discrimine per l'accesso al reddito di cittadinanza è, dunque, esclusivamente di natura economica. Ciononostante, le richieste sono state poche anche in aree notoriamente depresse della Campania. Cosa ferma i bisognosi? A quanto pare l'obbligo di sottoscrivere il patto per il lavoro. Entro 30 giorni dal riconoscimento del reddito bisogna, infatti, presentare una dichiarazione di immediata disponibilità a un impiego. E qui casca l'asino. «Quando diciamo loro che dovranno impegnarsi a trovare un lavoro - dicono dai numerosi Caf contattati - molti fanno spallucce e se ne vanno. Il patto deve essere sottoscritto non solo dal richiedente, ma anche da tutti i componenti maggiorenni del nucleo familiare». «C'è stato un incremento del 15 per cento di richieste Isee rispetto all'anno scorso, il modello d'altronde è la base per l'istanza di accesso al reddito, tuttavia al momento le domande non sono tantissime», dicono dalla Cisl. Il trend basso è nazionale, ma c'è ancora tempo: le richieste possono essere presentate fino al 31 marzo. E il reddito sarà erogato non prima di maggio. La scommessa, a questo punto, è capire quante vedove di camorra, quanti ex camorristi, quanti spacciatori, quanti figli, mogli, insomma parenti di rapinatori, ladri, truffatori o loro stessi, saranno disposti ad affidarsi ai navigator che dovranno poi guidarli, dopo l'accesso al reddito, nel mondo del lavoro onesto. Lo scopo del decreto è aiutare gli indigenti, poi spingerli a trovare un lavoro. Magari strapperà anche braccia alla criminalità. Se la missione riuscirà, ai parenti dei carcerati non dovranno più provvedere i clan.
 

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