Reddito, un quarto dei beneficiari avrà meno di 1000 euro l'anno

Reddito, un quarto dei beneficiari avrà meno di 1000 euro l'anno
di Luca Cifoni
Giovedì 7 Marzo 2019, 07:36 - Ultimo agg. 14:50
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Un reddito di cittadinanza che premia il Mezzogiorno, riuscendo sulla carta a intercettare il fenomeno della povertà in quell'area del Paese. Ma che - per come è stato progettato - rischia di disincentivare il lavoro. Nel giorno in cui i cittadini possono iniziare a richiedere il sussidio voluto dal governo l'Ufficio parlamentare di bilancio lo ha radiografato nell'audizione alla Camera del Consigliere Alberto Zanardi.
L'entità media del beneficio è di circa 6 mila euro l'anno per famiglia che si traducono in 2.170 euro in termini pro capite, con circa il 5 per cento dei singoli interessati al di sopra dei 6 mila euro e quasi un quarto sotto la soglia dei 1.000. La platea identificata è di 1,3 milioni di nuclei familiari, corrispondenti secondo Upb a 3,6 milioni di individui. Dunque poco più di due terzi dei circa 5 milioni di persone in povertà assoluta a cui fa riferimento il governo.

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Proprio rispetto alla povertà assoluta, risultano tutelate soprattutto le famiglie con un solo componente, mentre quelle relativamente più numerose risentono negativamente dell'impostazione della cosiddetta scala di equivalenza, la formula che distribuisce i benefici in base al numero dei componenti: una scelta che dipende a sua volta dalla necessità di contenere i costi complessivi di questa misura. Sul piano geografico, il 56 per cento dei nuclei beneficiari è residente al Sud e nelle isole, il 28 per cento al Nord e la parte restante al Centro. La capacità del reddito di coprire le situazioni di difficoltà è differenziata. Nel Mezzogiorno la platea di coloro che percepiscono il reddito tende a coincidere con quella dei poveri assoluti, mentre al Centro e al Nord la copertura è più limitata (poco più della metà nel caso delle Regioni settentrionali). Una differenza che si spiega da una parte con il fatto che i requisiti di reddito sono uniformi (mentre in alcuni territori le soglie di povertà sono molto eterogenee) dall'altra con l'esclusione di una quota rilevante di stranieri, che sono presenti in particolare al Nord. Tra le singole Regioni, l'incidenza più alta di percettori è in Sicilia e in Campania.
 



GLI IMPEGNI
Gli impegni richiesti in corrispondenza del beneficio finanziario risultano differenziati in base alla composizione delle famiglie: il 37 per cento si ritroverebbe senza obblighi di alcun genere, il 26 per cento dovrebbe inserirsi nel percorso lavorativo gestito dai centri per l'impiego, mentre il restante 37 dovrebbe entrare nel percorso di inclusione gestito dai Comuni. L'Upb segnala tuttavia come questa stima potrebbe oscillare a causa dell'ambiguità della nozione di occupato nel testo del decreto.
Zanardi ha poi analizzato l'impatto del reddito sulle scelte dei singoli e il rischio che possa fungere da disincentivo al lavoro. Rischio insito già nel fatto che, per come è costruito lo strumento, il reddito da lavoro dichiarato va a ridurre automaticamente sull'importo corrisposto. E il disincentivo - nota il consigliere Upg è aggravato dal fatto che «la misura potrebbe spiazzare segmenti del mercato del lavoro soprattutto al Sud caratterizzati da retribuzioni particolarmente modeste eventualmente dovute a rapporti part-time o di collaborazione, per i quali l'attività lavorativa non risulterebbe economicamente conveniente». Quanto agli effetti macroeconomici, l'analisi dell'Ufficio di Bilancio riconosce un incremento del Pil di 0,2 punti quest'anno e 0,4 nel 2020, grazie all'aumento dei consumi e a quello dell'occupazione. Ma sebbene il reddito possa produrre un aumento del potenziale di crescita, non ci sarebbe una variazione significativa dell'output gap (la differenza tra crescita potenziale ed effettiva) e quindi nemmeno un allargamento dello spazio fiscale rispetto alle regole europee, ovvero la possibilità di fare più deficit.
 

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